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Temi che la timidezza di tuo figlio sia un difetto? Ecco 4 suggerimenti per non viverla come un problema

Ti preoccupa il pensiero di avere un figlio timido perchè rimane in disparte alle feste di compleanno, ha solo due amici e anche i suoi insegnanti ti raccontano che in classe è spesso da solo?

Forse pensi che ci sia in lui qualcosa che non va e che nella vita tutti gli metteranno i piedi in testa. 

Voglio tranquillizzarti.

La timidezza non sempre è un problema contro cui combattere o un difetto da correggere.

Perciò, se ti rivedi in una di queste situazioni…

“Mio figlio non sa difendersi, è sempre accondiscendente. Se gli prendono un gioco dalle mani, invece di arrabbiarsi, si mette a piangere. Se gli passano davanti, mentre aspetta il suo turno davanti allo scivolo, non si ribella”.

“A differenza dei suoi compagni, quando arriva a una festa di compleanno mia figlia rimane per un po’ di tempo in disparte prima di interagire.  In generale, non ha molti amici e cerca sempre gli stessi. Vorrei fosse un po’ più spavalda e sicura di sè”…

Allora stai leggendo l’articolo giusto.  

Spesso nelle mie consulenze incontro genitori preoccupati per il carattere troppo arrendevole dei loro figli. Temono che da grandi saranno adulti fragili e poco sicuri di sé, facile bersaglio di ingiustizie e soprusi.

Forse anche tu hai fatto questi pensieri a causa della timidezza di tuo figlio. 

Magari credi di aver esagerato nell’incoraggiarlo a essere gentile con gli altri e ti chiedi se la sua passività sia colpa tua. Non sai bene che pesci prendere e rimani spesso indecisa/o su cosa fare in tante situazioni:

“Devo spronarlo a reagire?” 

“Meglio lasciarlo tranquillo nella speranza che con l’esperienza si “sveglierà” e imparerà a essere più intraprendente?”.

“E se insistessi di più perché frequenti altri compagni, invece di rimanere sempre a casa?

 La timidezza di per sé non è una patologia

Un concetto fondamentale che vorrei tu interiorizzassi è che la timidezza non è una patologia, quindi non allarmarti.

È un tratto caratteriale che si manifesta, il più delle volte, con la tendenza ad essere molto riservati, poco reattivi, particolarmente osservatori e raramente propensi a far prevalere le proprie ragioni. 

Comportamenti che, se ci pensi bene, in diversi casi sono molto apprezzati in un adulto. 

Molto dipende dai significati che gli attribuisci.  

Mi spiego.

Non è detto che se tuo figlio non si butta subito nella “mischia” (che sia una festa di compleanno o una prova di basket), significa che non abbia voglia di partecipare o provi disagio. Probabilmente ha bisogno di osservare, analizzare e familiarizzare con quella nuova esperienza, prima di passare all’azione. 

Come si suol dire… ha bisogno dei suoi tempi!

Il bambino timido, o introverso, ci mette più tempo ad agire perché ha un modo diverso di processare le informazioni che gli arrivano da ciò che lo circonda.  

Quindi, in tante situazioni, è più probabile che sia tu a vedere una difficoltà e non tuo figlio a viverla veramente. 

Questo concetto magari ti confonde, ti faccio un esempio. 

A volte, nel passaggio dalla scuola dell’infanzia alla primaria, i bambini assumono un comportamento tendenzialmente remissivo con i nuovi compagni. Sono sempre molto disponibili e quindi accettano qualsiasi situazione senza esprimere i loro desideri – “per me è lo stesso”-, si comportano in modo eccessivamente “buono”, sempre pronti a compiacere gli altri e se viene fatto loro un torto non reagiscono.

Con grande sofferenza di mamma e papà che pensano che il loro bambino sia vittima di prepotenze e soprusi! 

In realtà, in questo caso l’evitamento dei conflitti rappresenta una strategia che i bambini utilizzano per farsi accettare nel nuovo ambiente. Ma anche una modalità che adottano per gestire meglio le loro energie e affrontare, in modo più rilassato, la fatica che comporta un cambiamento così importante come il passaggio da un ciclo scolastico all’altro.

Una regola fondamentale da tenere sempre in mente per non andare nel panico, come a noi genitori spesso succede, è che un comportamento diventa problematico solo quando si ripete con frequenza e crea disagio e infelicità nel bambino.

Cosa puoi fare, allora, per aiutare tuo figlio a vivere bene la sua timidezza?

  1. Evita le etichette

Etichettare tuo figlio come “timido” potrebbe portarlo a credere che ci sia qualcosa di sbagliato in lui, che gli manchi qualcosa, che non sia abbastanza sicuro, intraprendente, entusiasta. 

Evita di definirlo tale, soprattutto in presenza di estranei –“Non essere così timido!”.  

Rischieresti di “cucirgli” addosso una caratteristica che tu fatichi a gestire, ma che di fatto non gli appartiene. In fondo è solo il suo modo di approcciarsi alla vita, che potrebbe risultare più “vincente” di quanto tu creda.

Chi osserva molto prima di agire, ponderando bene le sue mosse, ha sicuramente più probabilità di prendere le giuste decisioni.

2. Non sostituirti a lui

Non intervenire per prendere le difese di tuo figlio nei confronti dei suoi compagni.

A meno che non sia in serio pericolo, questo tuo comportamento risulterebbe solo controproducente.

Potrebbe convincersi, infatti, di non sapercela fare da solo e questo lo farebbe sentire inadeguato.

Piuttosto, osserva le sue reazioni e incoraggialo a trovare modi più efficaci per gestire autonomamente le relazioni, senza lasciarsi prevaricare.

3. Non costringerlo a lanciarsi in nuove esperienze

Obbligare tuo figlio a comportarsi in un modo a cui non è abituato lo spinge a chiudersi ancora di più. Non serve insistere perché interagisca con più bambini. Meglio esporlo gradualmente alle occasioni di gruppo (una festa di compleanno, uno sport di squadra…).

Come?

Potresti programmare alcune semplici attività, una merenda o una visita alla biblioteca. Inizialmente solo con il suo amico preferito e via via invitando qualche compagno in più.   

4. Aiutalo a diventare consapevole del suo temperamento

La timidezza è una caratteristica di alcune persone, così come l’avere i capelli biondi piuttosto che neri. Non c’è un colore migliore di un altro.

Lo stesso vale per il temperamento. Ogni bambino nasce con le sue specifiche caratteristiche fisiche e di personalità che lo rendono originale e unico, differenziandolo da qualsiasi altro bambino.

Fai in modo che tuo figlio ne sia pienamente consapevole.

Prova ad elencargli tutti gli aspetti positivi legati alla timidezza: la calma, la capacità di ascoltare con grande attenzione e di mettersi nei panni degli altri, la sensibilità, la riservatezza.

Si sentirà compreso, accolto e soprattutto questa consapevolezza, nel tempo, lo renderà sempre più sicuro di sé.

La timidezza nei bambini (ma anche negli adulti) non è un difetto

Per quanto tu possa ritenere utili questi suggerimenti, è anche vero che potresti ritrovarti ancora a considerare la timidezza di tuo figlio un “difetto” da correggere o sentirti infastidita/o dal suo “pessimo” carattere. 

So quanto è difficile nella vita di tutti i giorni, fra i tuoi mille impegni e la costante pressione ad essere “un bravo genitore”, riuscire a tirare il fiato e ricordarsi di queste regole.  

Non preoccuparti se quel mercoledì che torni a casa stanca/o dal lavoro e tuo figlio piangendo ti racconta che i suoi compagni l’hanno escluso e lui se n’è rimasto in disparte, tu ti senta agitata/o, preoccupata/o e pensi “Non potrebbe essere un po’ più deciso come suo fratello, suo cugino, il suo amico Marco?”.

È assolutamente normale! 

Non sentirti mai in colpa per questi pensieri. 

La cultura in cui viviamo ritiene più simpatici i bambini e i ragazzi spigliati, disinvolti, che non hanno paura di niente e che accolgono subito e sempre con entusiasmo ogni nuova proposta, ed è perfettamente naturale che tu voglia questo per tuo figlio. 

La timidezza però non è problematica come ce la dipingono o come puoi pensare.  

L’importante è non far nascere una reazione a catena, che funziona più o meno così: 

  • quando valuti un comportamento di tuo figlio attraverso la lente del giudizio altrui ti senti frustrata/o.  
  • Allora pensi di non averlo educato bene o di aver sbagliato qualcosa. 
  • Così facendo ti focalizzi sulla sua “presunta” inadeguatezza.
  • Ignori dunque i suoi punti di forza e non riesci ad aiutarlo ad avere sempre più fiducia nelle sue capacità.
  • Quindi pensi ancora di aver sbagliato qualcosa e la catena ricomincia da capo in un loop che non fa bene a nessuno dei due. 

Non sei un cattivo genitore, sei un genitore che vive in una società in cui il suo ruolo non è valorizzato quanto dovrebbe e a cui nessuno ha insegnato a fare il mestiere più importante di tutti: crescere le generazioni che verranno. 

Proprio per questo da più di 20 anni aiuto le mamme e i papà a interpretare correttamente i comportamenti dei loro figli, senza lasciarsi confondere dai luoghi comuni e tanta psicologia spicciola di cui è impregnata la nostra società.

Se anche tu sei stanca/o di sentirti sempre sotto accusa e non all’altezza del tuo compito educativo e vuoi impegnarti in un percorso che ti aiuti a diventare la mamma o il papà di cui tuo figlio ha bisogno per esprimere al meglio le potenzialità del suo temperamento,

allora non esitare a contattarmi compilando il form qui sotto.

Fisseremo subito una videocall gratuita durante la quale potrai condividere i tuoi bisogni e io ti spiegherò in che modo posso aiutarti a diventare un genitore migliore

Daniela Scandurra – Pedagogista Montessoriana

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