“Simone ha 7 anni e mezzo ed è sempre stato un perfezionista” mi racconta la sua mamma in consulenza. “Se un gioco non va come vuole lui o non riesce a fare qualsiasi altra cosa come si aspetterebbe, oppure gli capita di sbagliare, comincia a disperarsi, urla, lancia oggetti e si lascia andare a un pianto ininterrotto. Avrei bisogno di qualche strategia che mi aiuti ad affrontare questa situazione ricorrente…”
Quella che hai appena letto è la richiesta di aiuto che mi ha rivolto qualche giorno fa una mamma, durante una consulenza. Come lei sono tanti i genitori che mi contattano perché non sanno come fare a gestire la frustrazione dei loro figli di fronte agli errori, che vengono vissuti come fallimenti.
Bambini che strappano i fogli se il disegno non riesce come avevano immaginato, che continuano a dirsi di non essere capaci, che vogliono “vincere” a tutti i costi altrimenti esplodono in crisi di pianto e di rabbia incontenibili, che si lasciano andare facilmente allo sconforto o al panico di fronte ai piccoli e inevitabili insuccessi che fanno parte del loro percorso di crescita.
Come aiutarli ad essere più fiduciosi nelle loro capacità?
Quali strumenti possiamo offrirgli?
Di quali strategie è meglio attrezzarci per accogliere e contenere, in modo efficace, le loro emozioni, anche quelle più esplosive?
Purtroppo, la cultura in cui siamo immersi non ci aiuta. Viviamo, infatti, in una società altamente competitiva che non accetta l’insuccesso, la sconfitta. Tutto, dallo studio, al lavoro, ai figli, alle relazioni in generale, deve essere efficiente, al massimo della performance. L’errore non è messo in conto. Ciò che conta è sbalordire con i propri risultati.
Eppure esiste un altro modo di considerare l’errore e Maria Montessori ci offre a questo proposito un’altra prospettiva, in linea con i veri bisogni dei nostri figli.
Innanzitutto ci ricorda che “è necessario ammettere che tutti possiamo sbagliare; è una realtà della vita, cosicchè l’ammetterlo è un gran passo verso il progresso. (…) meglio sarà avere verso l’errore un atteggiamento amichevole e considerarlo come un compagno che vive con noi ed ha un suo scopo, perché veramente ne ha uno”. Maria Montessori
Fare errori fa parte della vita di tutti i giorni.
Si tratta di una modalità di “apprendimento” tipica del nostro vivere quotidiano. Attraverso gli errori, abbiamo l’opportunità preziosa di imparare, di diventare persone migliori. Proprio per questo, come suggerisce Maria Montessori, sarà opportuno che l’errore diventi un amico. L’unico modo per trarne vantaggio.
Perciò, a lungo termine, commettere errori e imparare da essi consentirà ai nostri figli di acquisire molta più fiducia in se stessi e resilienza rispetto a quando non vogliono più saperne di provarci o a quando interveniamo per evitargli la frustrazione di un possibile insuccesso.
Oggi, ricerche molto interessanti nel campo degli studi sulla personalità ci confermano che nasciamo tutti con una forte spinta a imparare cose nuove. Di fronte a qualsiasi abilità da apprendere, da quelle più semplici a quelle più impegnative, come camminare, per i bambini non esiste un compito troppo difficile o che non valga la pena di essere affrontato. Non si preoccupano di commettere errori o di fallire. Camminano, cadono, si rialzano.
Per alcuni di loro, però, è come se a un certo punto qualcosa mettesse fine a questa grande voglia di apprendere attraverso gli errori.
Come fare, allora, per aiutare i nostri figli a fare esperienza positiva dei loro errori, arrivando addirittura a considerarli preziosi compagni di vita?
Ho selezionato alcuni suggerimenti che ti possono essere utili
INVECE DI INTERVENIRE PROVA A…
Se di fronte a un tentativo mal riuscito tuo figlio si lascia andare allo sconforto fino a esplodere di rabbia, anche se ti sembra davvero esagerato, fai meglio a non intervenire.
Sappi che, a meno che il tuo bambino non rischi di farsi veramente male o di fare male a qualcun altro, il tuo intervento per provare a calmarlo, in quel frangente, sarebbe inutile. Preso dalla sua collera non sentirebbe ragioni. Chiedergli di parlare o pensare a come si sta comportando potrebbe rivelarsi una richiesta eccessiva.
Più che del comportamento in sé, devi preoccuparti e occuparti del vissuto emotivo che ha provocato quel comportamento. È infatti sul piano emotivo che il tuo bambino va tranquillizzato, perché è emotivamente che tuo figlio si sente minacciato dal suo “insuccesso”. Si tratta di quello che gli studiosi identificano come un comportamento che è sollecitato dalla parte inferiore del nostro cervello, laddove sono radicati le nostre emozioni e i nostri bisogni più profondi.
Pertanto, è solo quando la rabbia avrà lasciato il posto al dispiacere che potrai rassicurarlo, consapevole che più delle parole e delle spiegazioni razionali sarà importante il modo in cui gli offrirai conforto. A volte basta un tono di voce calmo e un abbraccio accogliente e gentile per aiutare un bambino a sentirsi compreso.
Successivamente, a seconda della situazione che ha scatenato la sua rabbia potrai fare ancora qualcosa di più. Passata la tempesta emotiva sarà sicuramente più ricettivo e maggiormente disponibile a parlare e ad ascoltare ciò che vorrai dirgli.
Per esempio, se è esploso perché dopo tanti tentativi non è riuscito a disegnare come avrebbe voluto, potresti chiedergli se ha voglia di colorare insieme a te un mandala. Solitamente i bambini sono affascinati da questo tipo di disegno in quanto favorisce la calma, la concentrazione, allenta la tensione e contribuisce a fare fluire la creatività.
Oppure, come raccontava una mamma in uno dei miei gruppi durante un percorso di Scuola Genitori, potresti proporgli di utilizzare il disegno che non gli è riuscito come desiderava per colorarlo e arricchirlo ulteriormente, trasformandolo in qualcosa di nuovo e divertente. Una strategia interessante per trasformare l’errore e trarne un insegnamento.
Altre volte può essere importante non intervenire per concedere ai nostri figli il tempo necessario per completare quello che stanno provando a fare, senza stargli troppo “addosso” o sostituirci a loro e mettendo da parte quei timori che ci porterebbero a correggerli senza che abbiano la possibilità di provare, sbagliare e riprovare ancora.
Se la tua bambina ti sembra tentennante mentre prova la sua nuova bicicletta senza rotelle, lascia che faccia i suoi “maldestri” tentativi (in fondo chi nasce sapendo già fare tutto?), permettile di “correggersi” da sola, di perdere l’equilibrio e di ritrovarlo. Rimani accanto a lei per sostenerla nel caso avesse un reale bisogno di aiuto. Sappi che il tuo intervento potrebbe essere vissuto come una mancanza di fiducia nelle sue possibilità, se non addirittura come un’offesa.
Certo, non è facile osservare senza aiutare, senza sostituirsi. Tutto questo presuppone un grande lavoro su di sé. Devi sapere però che il nostro sostegno è opportuno solo nel momento in cui i nostri figli non possono fare da soli ed è proprio nella fatica di tentare e ritentare che emerge e si fa strada la loro vera personalità. “Correzione e perfezionamento vengono soltanto quando il bambino può esercitarsi a volontà per lungo tempo”. Maria Montessori
EVITA SIA LE CRITICHE CHE GLI ELOGI
È importante che i nostri figli imparino a tollerare la frustrazione di non riuscire a fare qualcosa senza sentirsi mortificati e senza che il loro valore venga messo in discussione.
“Dire: «Sei stupido», è umiliante: è insulto e offesa, ma non correzione, perché il bambino per correggersi deve migliorare, e come può migliorare se (…) viene umiliato?”. Maria Montessori
Cresciamo maturando l’errata convinzione che facendo notare ai nostri figli sempre e solo quello che non va bene li stimoliamo a migliorarsi. Di fatto, un bambino che continua a subire questo atteggiamento moralistico da parte dell’adulto crescerà nutrendo un enorme pregiudizio su di sé: quello di non essere mai all’altezza della situazione. Non proverà il piacere di fare e di mettersi alla prova, anzi, si adeguerà all’immagine negativa che gli adulti hanno di lui. È facile, perciò, che diventi una persona insicura che ha costruito un’immagine di sé basata su “Non so fare”, “Non sono capace”, “Non ci riesco”, “Non sono abbastanza intelligente”, “Non ce la farò mai!”.
Spesso, la causa di un atteggiamento che tende a sottovalutarsi, presente in tanti bambini e ragazzi, è da ricercarsi proprio in un approccio educativo che aveva tutte le buone intenzioni di stimolare il miglioramento, ma che nella realtà ha prodotto in loro una costante sensazione di inadeguatezza.
“La questione di fondo è se si ha o no fiducia nelle forze originarie e autoformative di ciascun bambino, se ci preme che nulla distrugga in lui il piacere di fare, se vogliamo sostenere dall’esterno questa formidabile «autoscuola»: io so correggermi da solo”. Grazia Honegger Fresco
Altrettanto pericolosi, come le critiche, sono gli elogi, i complimenti, le lodi. Per Maria Montessori, sono addirittura considerati uno “strumento di schiavitù”.
Esperimenti condotti da autorità mondiali nel campo della psicologia dello sviluppo, con centinaia di bambini, hanno portato a una serie di risultati sorprendenti e molto chiari: lodare i propri figli dicendo loro che sono intelligenti, talentuosi e sperando di renderli in questo modo sicuri di sé, danneggia la loro motivazione e le loro prestazioni.
I bambini dovrebbero trovare la loro ricompensa nella soddisfazione di compiere al meglio un’azione. Devono sentirsi apprezzati per aver lavorato sodo, per essersi impegnati e aver fatto tutto quello che serviva per riuscire in qualcosa. Anziché lodare e dire alla tua bambina “Come sei brava!”, puoi apprezzare lo sforzo fatto “Hai fatto proprio un buon lavoro, devi esserne molto contenta!”.
Ma come è possibile, penserai! I bambini amano essere lodati, sentirsi dire che sono intelligenti, bravi!
Si, è vero. A loro piace ricevere complimenti, li fa sentire elettrizzati.
Ma si tratta di un effetto temporaneo, perché alla minima difficoltà la fiducia in sé e la motivazione svaniscono.
In fondo se essere intelligenti significa avere successo, sbagliare vorrà dire essere incapaci.
CONDIVIDI CON I TUOI FIGLI LE STORIE DI QUANTI CE L’HANNO FATTA
Racconta ai tuoi bambini la storia di chi nella vita è riuscito a realizzare i propri sogni e raggiungere gli obiettivi prefissati, superando grandi ostacoli. Basti pensare a Marie Curie, Michael Jordan, Serena e Venus Williams, Maria Montessori, J. K. Rowling e tanti altri.
Condividi queste storie e arricchisci il dialogo con storie personali, per esempio, raccontando come hai utilizzato le difficoltà della tua vita per diventare una persona migliore.
Non solo.
Spiega loro quante cose non riuscivano a fare quando erano più piccoli e adesso ne sono capaci.
“Sai quante volte sei caduta e ti sei rialzata prima di imparare a camminare? Provando e riprovando alla fine ce l’hai fatta e adesso, addirittura, quando corri non ti prende più nessuno!”
FAI IN MODO CHE L’ERRORE SIA SEMPRE IL BENVENUTO
Nell’educazione montessoriana l’errore è sempre il benvenuto.
“Da qualunque parti si guardi” scrive Maria Montessori “troviamo sempre il Signor Errore!”. E’ importante, perciò, accettare che si può sbagliare perché gli errori “esistono come esiste la vita stessa” e possono insegnarci sempre qualcosa: cosa funziona e cosa no, cosa non fare, cosa migliorare. Perciò non è importante “la correzione, ma il controllo individuale dell’errore, che ci dice se abbiamo ragione o no”.
Cerchiamo di fare di tutto per mettere i nostri figli nelle condizioni favorevoli affinchè l’errore possa diventare un vero amico, un’opportunità per correggere e migliorare le proprie prestazioni. Se ogni volta che il tuo bambino prova ad allacciarsi le scarpe lo scoraggi nei suoi tentativi di riuscire a portare a termine l’azione – “Ma quanto sei lento!”, “Adesso sei piccolo, ti aiuto io, quando sarai più grande ti lascerò fare!”, non lamentarti quando a 9 anni non sarà ancora in grado di farlo da solo!
Sappi che il “Ti aiuto io, faccio io al posto tuo” intorpidisce lo sviluppo motorio e cognitivo dei nostri bambini, mortifica la loro individualità. In questo modo, vivranno nell’impossibilità di misurare le proprie forze e credere nella capacità di superare gli ostacoli; non impareranno mai a fare, e poi, a pensare da soli. Rinunceranno ad agire, perché agire da soli significa anche sbagliare, saranno pertanto spaventati dall’errore.
“Quanto è più importante invece capire gli sbagli che si fanno e sapersi controllare. Una delle più grandi conquiste della libertà psichica, è il rendersi conto che noi possiamo fare un errore e possiamo riconoscere e controllare l’errore senza aiuto. Se vi è cosa che rende il carattere indeciso, è il non saper controllare qualcosa senza dover ricorrere all’aiuto di altri. Nasce un senso di inferiorità scoraggiante e una mancanza di confidenza in noi stessi. Il controllo dell’errore diventa una guida che dice se siamo sulla giusta via”. Maria Montessori
La vera fiducia in se stessi nasce dal praticare il coraggio di provare, sbagliare e accettare se stessi sia quando le cose ci riescono sia nel momento in cui sperimentiamo la sconfitta.
Se i bambini sono messi raramente nelle condizioni di provare a fare e fare da soli – mettersi i calzini, versare l’acqua nel bicchiere, comporre un puzzle, eseguire un esercizio di matematica – di cimentarsi in esperienze nuove, col tempo piuttosto che correre il rischio di sbagliare potrebbero rinunciare in partenza, oppure coltivare un desiderio eccessivo di fare le cose bene, senza sbagliare e senza fare “brutta figura”. Un’esperienza che può risultare davvero limitante.
Per Maria Montessori è solo il continuo esercizio che permette al bambino di “diventare sicuro di se stesso. Ciò non significa perfezione, ma conoscenza delle proprie possibilità, e quindi divenire capaci di fare qualcosa. Egli (il bambino) potrebbe dire: «Non sono perfetto, non sono onnipotente, ma so fare questa cosa e conosco la mia forza, e so pure che posso sbagliare e correggermi…» (…) il bambino deve rendersi conto da sé di quello che fa, e occorre dargli insieme con la possibilità di svilupparsi quella di controllare i propri errori”.
OSSERVA COME TI PONI TU DI FRONTE AGLI ERRORI
La paura di sbagliare dei tuoi figli, la loro ricerca di perfezionismo, la fatica ad accettare gli errori, raramente sono situazioni che si presentano per caso.
Insomma, non piovono dal cielo!
“Sono invece spesso preparate nella quotidianità del giorno dopo giorno nell’ambiente in cui un bambino cresce: c’è chi ne risente di meno, c’è chi ne risente tanto da condizionarne tutta la vita. Si tratta frequentemente di situazioni e ambienti familiari in cui anche noi adulti facciamo spesso fatica a riconoscere l’utilità dell’errore e quindi a tollerarlo, dimenticando che invece si tratta del prerequisito fondamentale per imparare”. Alba Marcoli
Prima di occuparti di aiutare tua/o figlio a comprendere l’utilità dell’errore, chiediti in che modo ti poni di fronte ad esso, di quale significato lo carichi.
Non dimenticare che i nostri figli apprendono da noi il modo in cui valutare le esperienze.
Ogni singolo giorno, con i nostri comportamenti insegniamo loro se gli sbagli, gli ostacoli, le battute d’arresto sono da considerarsi come opportunità di crescita o problemi da evitare.
Cerca, perciò, di dare l’esempio tollerando e accettando i tuoi piccoli o grandi errori. Solo in questo modo sarai più tollerante verso le “pecche” dei tuoi bambini e gli alti e bassi del loro percorso di crescita.
Le imperfezioni fanno parte del nostro essere genitori.
Non dobbiamo avere timore: i nostri figli cresceranno bene anche guardando ai nostri difetti, alle nostre mancanze!
“Gli errori commessi dagli adulti hanno un che di interessante, e i bimbi simpatizzano con essi. Diventa per loro un aspetto della natura, ed il fatto che tutti possiamo sbagliare provoca nel loro cuore un grande affetto; è una nuova ragione di unione fra madre e bambino”. Maria Montessori
PENSIERI FINALI
Per quanto lo desideriamo profondamente, non possiamo proteggere sempre i nostri figli dagli insuccessi con cui inevitabilmente si confrontano mentre crescono. Ciò che invece possiamo fare è offrire loro gli strumenti per vivere gli errori come possibilità da accogliere positivamente, considerandoli occasioni di apprendimento.
Se vuoi imparare strategie più efficaci per crescere bambini fiduciosi e sicuri di sé, contattami scrivendo a info@danielascandurra.com oppure compila il modulo che trovi qui sotto