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COME EVITARE CHE TUO FIGLIO FACCIA I CAPRICCI CON IL METODO MONTESSORI

In tutti i miei anni di consulenze alle famiglie (più di 20!) non ho ancora incontrato genitori che non si siano trovati ad affrontare i capricci dei propri figli.

Bambini che

  • urlano
  • si buttano per terra
  • sbattono la testa intenzionalmente
  • assumono atteggiamenti oppositivi, di sfida
  • rispondono in malo modo.


Insomma, situazioni in cui tutto viene portato all’esasperazione e nelle quali, molto spesso, i genitori si chiedono in cosa abbiano sbagliato.

E’ così anche per te? Se si, allora c’è una cosa che devi sapere: il comportamento di tuo figlio, tua figlia non riflette la tua capacità genitoriale, ma la sua natura.

Montessori lo aveva capito ancora più di 100 anni fa!

Il suo metodo può insegnarti molto sulla gestione di questi momenti faticosi, ma soprattutto può aiutarti a prevenirli.

In questo articolo scoprirai che i capricci, spesso considerati come una forma di manipolazione degli adulti da parte dei bambini, possono invece rappresentare occasioni di crescita e di connessione tra te e tuo figlio, tua figlia.

Cosa sono i capricci?

Per Maria Montessori, i capricci derivano dall’”incapacità” dei bambini di comunicare i propri bisogni o di gestire emozioni forti da cui si sentono sopraffatti.

Lei ne nega addirittura l’esistenza!

Per la Dottoressa i capricci non esistono.

O perlomeno, nel modo in cui li intendiamo noi adulti, ovvero come provocazioni e sfide nei nostri confronti.

Si tratta, piuttosto, di bisogni insoddisfatti che determinano inevitabilmente una grande frustrazione, “mal gestita” da un bambino ancora fortemente immaturo.

A conferma delle intuizioni montessoriane oggi le Neuroscienze sostengono che «il capriccio», è una risposta del cervello del bambino a situazioni troppo complesse che fatica a gestire.

Proprio per questo a volte, basta solo un po’ di stanchezza, di fame o di noia perché vada in escandescenze. Altre volte succede che perda il controllo perché non può avere qualcosa che desidera: un gioco che possiede un altro bambino, un biscotto prima di cena, l’attenzione immediata di un genitore che è impegnato a fare altro.

Di qualsiasi cosa si tratti, voglio che tu sappia che c’è sempre una ragione dietro ai comportamenti infantili, anche i più irragionevoli e incomprensibili.

E nessuna di esse include il fatto che tu sia un cattivo genitore, ma ha a che fare con l’immaturità neurofisiologica di tuo figlio, tua figlia.

Gran parte di quel comportamento che consideri intenzionalmente “capriccioso” o manipolativo è molto meno volontario di quanto tu creda.

I capricci non sono in alcun modo motivati dal desiderio di tuo figlio, tua figlia di causarti stress, mostrarti mancanza di rispetto o sminuire il tuo ruolo di genitore.

“Semplicemente”, la parte del suo cervello in grado di controllare gli impulsi non entra in funzione prima dei 5/6 anni, e una volta attiva rimane per molto tempo ancora immatura.

Ti dirò di più!

A un certo punto ti sembrerà che tuo figlio, tua figlia, abbia imparato a gestire la sua emotività. E in effetti sarà così. Poi intorno alla pubertà il suo cervello attraverserà un altro importante cambiamento, perciò, durante l’adolescenza la sua capacità di controllare gli impulsi sarà nuovamente barcollante!

Insomma, ti ritroverai più volte durante la sua crescita alle prese con i capricci.

In ogni caso, che tuo figlio, tua figlia sia piccolo/a, in età prescolare, preadolescente o un adolescente, quando ti troverai ad affrontare questi momenti faticosi, il modo in cui reagirai giocherà un ruolo decisivo nell’aiutarlo/a a calmarsi e ad imparare a gestire ed esprimere adeguatamente le proprie emozioni.

Ecco il motivo per cui ho scritto questo articolo. Voglio metterti a disposizione la mia competenza e fornirti alcune conoscenze di base che ti permetteranno di ridurre al minimo la frequenza, l’intensità e la durata dei suoi capricci.

Cominciamo!

Metti in conto che tuo figlio, tua figlia si comporterà male

Dai per scontato che tuo figlio, tua figlia

  • piangerà per un nonnulla
  • alzerà le mani al fratellino
  • si metterà nei guai
  • riderà quando gli/le dirai che non può fare quello che vuole
  • ti risponderà male anche se gli/le avrai insegnato le buone maniere
  • farà la lagna e ogni tanto non ne potrai più di lui/lei.

I bambini sono fatti così.

Gli studi sullo sviluppo del cervello infantile ci confermano che quando un bambino va in escandescenze, qualunque sia il motivo, lo fa perché la parte superiore del suo cervello, quella che lo dovrebbe aiutare a riflettere e prendere decisioni sensate e che dovremmo immaginare come una casa in costruzione, si “scoperchia”. Per molto tempo si tratterà di “lavori in corso” – almeno fino all’adolescenza! – pertanto ogni volta che sopraggiungerà il “vento” forte della frustrazione, della stanchezza, della fame, della rabbia, il tetto della casa volerà via!

E il tuo bambino farà i capricci!

Lo aveva già intuito Maria Montessori che, parlando di uno sviluppo naturale dell’ubbidienza, sosteneva che il bambino riesce a comportarsi adeguatamente nella misura in cui è sviluppata la sua personalità, la sua volontà, la sua capacità di essere padrone delle proprie azioni e dei propri impulsi.

“Certi progressi sono il risultato di una formazione interiore che passa attraverso vari stadi” Maria Montessori.

Quando tuo figlio va fuori dai gangheri, non devi prendertela sul personale, né tantomeno sentirti un cattivo genitore.

È tuo compito, invece, sforzarti di andare oltre il suo comportamento sbagliato. Ricorda che dietro quel capriccio c’è una mente ancora in formazione. Fagli capire piuttosto che sei lì per aiutarlo a calmarsi e a comportarsi in modo accettabile.

Osserva

I capricci assomigliano un po’ alla febbre: possono essere scatenati da così tanti motivi, diversi tra loro, che non possiamo farli passare finché non comprenderemo cosa li provochi.

Perciò, il primo passo da fare è cercare di capire cosa si “nasconde” dietro a un comportamento irragionevole. Osserva tuo figlio, tua figlia con maggiore attenzione per scoprire cosa succede realmente nel momento in cui non si comporta bene.

“Come fanno gli scienziati, si deve acquisire la pazienza nell’osservare per vedere le cose accadere. Si tratta di fare uno sforzo per guardare le cose che non si vedono facilmente. La pazienza va di pari passo con l’abilità ad osservare”. Maria Montessori

Prendi nota.

  • Quando perde il controllo e va in escandescenze?
  • Prima di cena?
  • All’uscita dal nido o dalla scuola?
  • Quando gioca con suo fratello, sua sorella?
  • Al momento del distacco?
  • C’è qualcosa nell’ambiente che potrebbe scatenare i capricci?
  • Una temperatura troppo alta, eccessivi rumori?

Ovviamente valuta sempre se tuo figlio, tua figlia potrebbe essere affamato/a, stanco/a, annoiato/a.

Il cosa, il dove e il quando possono aiutarti a trovare le giuste strategie per gestire i suoi comportamenti faticosi e anche prevenirli.

Se per esempio il tuo bambino, la tua bambina va spesso in crisi quando è ora di fare il bagno, uno sguardo attento potrebbe farti capire che il capriccio sopraggiunge perché deve lasciare un’attività che lo interessa particolarmente.
S è così, per le volte dopo potresti avvisarlo/a qualche minuto prima e utilizzare una piccola campanella per “formalizzare” la transizione da un’attività piacevole a una di minor interesse.

In questo modo sarà più facile per lui/lei gestire il cambiamento, perchè non gli/le è stato imposto all’improvviso.

È fondamentale facilitare al massimo i passaggi da un momento all’altro della giornata, perché la quotidianità non diventi stressante per i nostri figli e per noi adulti.

Sai, quando un bambino, una bambina piccolo/a viene interrotto/a mentre è concentrato/a in un’attività, è facile che vada in frustrazione. Ha bisogno di tempo per sviluppare la capacità di passare da una situazione a un’altra, da una routine a un’altra.
Ciò non significa che devi fare di tutto per evitare le transizioni. Sarebbe impossibile! La quotidianità è un susseguirsi di momenti di passaggio di ambienti, persone, situazioni.

Il tuo compito consiste, invece, nell’aiutare tuo figlio, tua figlia a imparare a gestire questi cambiamenti, per renderglieli/le più tollerabili.
Ho scritto di più su questo argomento in un altro articolo che ti segnalo qui https://danielascandurra.com/cosa-fare-se-il-tuo-bambino-non-vuole-lavarsi-i-denti/

Aiutalo/a a calmarsi, ma non aspettarti che il capriccio passi in fretta

Quando tuo figlio, tua figlia, si trova nel bel mezzo di una crisi, tentare di farlo/a ragionare o fare lunghi spiegoni non serve a niente, se non ad amplificare il suo malessere.

Ciò di cui invece ha bisogno è sentirsi legittimato/a nell’esprimere i suoi sentimenti e vedere che rimani in ascolto del suo stato d’animo, cercando di comprendere ciò che lo/la fa soffrire così tanto.

Puoi offrirgli/le una carezza, un abbraccio o un massaggio sulla schiena. Senza aspettarti che lo accetti. Alcuni bambini cercano conforto per calmarsi, altri allontanano chiunque provi ad avvicinarsi. Se questo è il tuo caso, assicurati prima che non faccia male a se stesso/a o ad altri. Rimani comunque nelle vicinanze. Puoi offrirgli/le le tue coccole quando si sarà calmato/a. L’importante è che senta di avere tutto il tempo che gli/le serve per tranquillizzarsi.

Non devi accelerare il processo.

Il tuo obiettivo non è quello di fare in modo che il capriccio passi in fretta, ma far sapere a tuo figlio, tua figlia che anche se si sente frustrato/a, arrabbiato/a, deluso/a il tuo amore nei suoi confronti rimane immutato.

Col tempo imparerà a esprimere i suoi stati d’animo in modi più adeguati e soprattutto non avrà timore nel condividere con te le sue emozioni, anche quelle più intense, perché saprà di poter contare sulla tua comprensione.

Lascialo/a decidere, non diventerà un/una tiranno/a

“Il primo istinto del bambino è di agire da solo, senza l’aiuto altrui, ed il suo primo atto cosciente di indipendenza è di difendersi da coloro che cercano dei aiutarlo”. Maria Montessori

Tanti capricci e atteggiamenti oppositivi da parte dei nostri figli nascono nel momento in cui non riconosciamo le loro autonomie ovvero non li mettiamo nelle condizioni di poter fare da soli.

Certo, quando si tratta di dare loro capacità decisionale, non è semplice trovare il giusto equilibrio. Tanti genitori alle prese con questo dilemma mi chiedono: “Se lascio scegliere a mio figlio, non perderò autorevolezza?”.

Sai, l’istinto all’indipendenza e al regolarsi da sé è insito nella natura di ogni bambino/a. Se lo/a soffochiamo sistematicamente con i nostri ritornelli: “Stai fermo/a!”, “Non toccare!”, “Non puoi farlo!”, “Non sei capace!”, “Sei ancora piccolo/a!”, la relazione diventerà inevitabilmente conflittuale.

E’ davvero un grosso problema se invece di indossare gli stivali da pioggia quando fuori piove, tuo figlio, tua figlia, vuole mettere le scarpe da ginnastica? Se si bagnerà i piedi, la volta dopo sceglierà sicuramente gli stivali. Piuttosto lascia che sperimenti le conseguenze di decisioni sbagliate e impari dagli errori. È così che aiuterai tuo figlio, tua figlia a diventare adulto.

Non voglio essere fraintesa, non sto affermando che devi concedergli/le carta bianca su tutto.

Definisci il perimetro entro cui lasciare che si muova liberamente e dagli/lle la possibilità di decidere entro quel limite. Ad esempio, può scegliere che tipo di frutta vorrebbe come spuntino, ma non può decidere di mangiare caramelle tutto il giorno.

E poi, fai attenzione a come formuli le tue richieste.

Molti “comandi” possono essere trasformati in frasi affermative che offriranno al/lla tuo/a bambino/a l’opportunità di esercitare le proprie capacità decisionali. Inoltre, penserà che se gli/le viene data la possibilità di scelta, significa che è capace di fare quella determinata cosa e soprattutto sentirà che hai fiducia in lui/lei e questo contribuirà ad aumentare la sua autostima.

Ecco alcuni esempi:

invece di “Fai colazione!” prova con “Preferisci il latte o lo yogurt oggi?”


al posto di “Sbrigati e vestiti!” prova a dire “Vuoi vestirti prima o dopo colazione?”

“Metti in ordine la tua stanza!” sostituiscilo con “Riordinerai la tua stanza prima di fare la doccia o dopo?“.

Aiutalo a farsi perdonare

Chiedere scusa per un bambino, una bambina, significa sentirsi responsabile per le proprie azioni, di come ci si è comportati. Un passo molto importante nel suo processo di crescita, che non va, però, forzato. Potremmo ottenere l’effetto contrario!
I nostri figli, costretti a scusarsi, potrebbero farlo in modo superficiale, senza comprendere di aver commesso degli errori e provare empatia per l’altro. O essere spinti a scusarsi solo dalla paura di essere puniti.
Cosa fare, allora, per assicurarsi che le loro scuse siano vere e sincere?

Ti faccio un esempio.
Se tuo figlio, tua figlia ha dato uno spintone a un compagno di giochi, aiutalo innanzitutto a calmarsi. Prenditi del tempo per sentire e capire quali emozioni l’hanno spinto/a a comportarsi in quel determinato modo. Forse era arrabbiato/a per qualcosa che è accaduto prima. O forse era solo affamato/a.

Ciò che è importante è fargli/le sapere che sei sinceramente interessata/o ai suoi sentimenti, anche quelli più sgradevoli.

Una volta che si è calmato/a sarà più ricettivo e allora potrai aiutarlo ad ascoltarti e riflettere sul suo comportamento. Il passo successivo sarà quello di fare un brainstorming su come fare ammenda per quel comportamento. Potrebbe essere utile invitarlo/a a vedere se il suo compagno sta bene. E successivamente cercare di aiutarlo a ripristinare la relazione.

Fermarsi e aiutare i nostri figli a imparare e mettere in pratica la capacità di chiedere scusa è una parte importante del nostro compito educativo. Aiutarli ad assumersi le responsabilità dei loro errori gli permette di fare un grande balzo in avanti nel regolare la propria emotività e diventare più premurosi, compassionevoli e responsabili.

Se il tuo bambino, la tua bambina è ancora molto piccolo/a potrai fargli/le vedere come si fa a scusarsi.

D’altronde, come possono i nostri figli apprendere questa grande abilità se non siamo noi a dare loro l’esempio?

Mostragli/le come chiedere scusa ogni qualvolta ti rendi conto di aver sbagliato, non solo nei suoi confronti.
Se sente che sei sinceramente dispiaciuta/o, è molto più probabile che segua il tuo esempio la prossima volta che commetterà un errore. I bambini modellano il loro comportamento su ciò che vedono.

Se non siamo pronti a scusarci quando feriamo qualcuno, perché dovrebbero esserlo loro?

Un altro modo di interpretare il comportamento capriccioso è possibile

La prossima volta che tuo figlio, tua figlia farà i capricci prova a mettere in pratica questi miei suggerimenti.

E ricorda che è irrealistico aspettarti che in ogni occasione riesca a comportarsi bene, a controllare le proprie emozioni, a riflettere prima di agire…

Si, a volte ci riuscirà, ma tante altre volte no, semplicemente perché non possiede la maturità neurofisiologica per farlo sempre.


Pensaci, cosa succerebbe se invece di leggere il suo comportamento come una mancanza di rispetto nei tuoi confronti, ci vedessi una sua difficoltà nel gestire forti emozioni? Se invece di pensare che ti stia sfidando, percepissi il suo bisogno di indipendenza?

Non fraintendermi, non si tratta di negare ciò che accade, ma piuttosto di capire che potrebbe esserci un altro modo di interpretare quel comportamento.

Riconoscerlo ti consente di regolare le tue aspettative, comprendendo che tuo figlio, tua figlia sta facendo del suo meglio in base al grado di sviluppo del suo cervello. Questa consapevolezza ti aiuterà a rispondere con empatia e comprensione, anziché reagire impulsivamente in base al tuo giudizio iniziale.

Per esempio, se tuo figlio, tua figlia si rifiuta categoricamente di fare i compiti, invece di pensare che sia uno/a svogliato/a, potresti prendere in considerazione il fatto che si senta in difficoltà nell’approcciarsi a un compito particolarmente impegnativo e difficile o semplicemente che abbia bisogno di una pausa dopo una lunga giornata trascorsa a scuola. Guardare quel comportamento da un’altra angolatura ti permette di offrirgli/le gli strumenti di cui ha bisogno per gestire in modo appropriato le sue fatiche, anziché aggravare la situazione lasciando spazio alla frustrazione e alla rabbia.

Essere genitori non è una passeggiata, soprattutto quando tuo figlio, tua figlia sembra esprimere un atteggiamento di provocazione costante. Ma ricorda,

quel comportamento non è un riflesso delle tue capacità genitoriali, quanto del suo scarso controllo emotivo.

Se ti senti sopraffatta/o dalle sfide del tuo ruolo genitoriale e vuoi padroneggiare con più agilità il modo in cui rispondi ai comportamenti irragionevoli di tuo figlio, tua figlia sappi che non devi farlo da sola/o.
Sono qui per aiutarti come ho fatto con le centinaia di genitori con cui ho lavorato fino ad oggi.

In qualità di pedagogista specializzata nel comportamento infantile e nella consulenza genitoriale, offro supporto personalizzato e soluzioni pratiche per aiutare le mamme e i papà a uscire dal circolo vizioso delle lotte quotidiane con i propri figli e trasformare positivamente le dinamiche familiari.

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Daniela Scandurra – Pedagogista Montessoriana

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