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Cosa fare se il tuo bambino non vuole lavarsi i denti

Una delle fatiche che sfiancano più i genitori, già di prima mattina, è sicuramente cercare di convincere i propri figli a lavarsi i denti.

Bambini che corrono per casa, che rispondono in modo categorico “NO”, che ripetono a pappagallo “Lavati i denti” e poi cominciano a ridere, che chiedono se prima gli si legge una storia…

Insomma, tutto fuorché lavarsi i denti!

Forse anche tu stai vivendo una situazione simile, caro genitore.

Sei affaticato tantissimo dal fatto di doverglielo ripetere mille volte ogni mattina… e ogni sera. 

Le hai provate tutte, le hai inventate tutte, fino a ricorrere ai ricatti: “Se ti lavi i denti, domani potrai guardare due cartoni invece che uno solo!”.

Finché, di fronte al suo ennesimo rifiuto, cacci l’urlo. 

“Non so più come fare con te!”

“Adesso fili in bagno e non esci fino a quando non avrai fatto quello che dico io!”. 

Sai benissimo che reagire in questo modo lo mortifica e ti procura un enorme dispiacere e tanti, tanti sensi di colpa.

Forse pensi che stai sbagliando tutto, e vorresti un metodo, una tecnica, un manuale da seguire che ti aiutino a uscire da questo circolo vizioso che non riesci più ad interrompere e in cui tu e tuo figlio non fate altro che buttarvi addosso tutta la vostra frustrazione.

Ti sei sempre ritenuto un genitore abbastanza “zen”, ma in questo ultimo periodo il tuo bambino ti fa perdere facilmente la pazienza, fino a farti urlare e strepitare come non vorresti.

Cara mamma, caro papà, innanzitutto sappi che tuo figlio non lo sta facendo apposta per provocarti e farti arrabbiare, e soprattutto non è colpa tua se si comporta in questo modo.

I motivi che stanno dietro a questo comportamento, “apparentemente” scorretto e snervante di tuo figlio, possono essere davvero tanti e non hanno a che fare con l’essere testardo o capriccioso. 

Spesso, quando un bambino rifiuta di lavarsi i denti, soprattutto se è ancora piccolo, il motivo può essere ricercato in quella tipica e “normale” fase di crescita in cui realizza di essere altro e distinto dal resto del mondo, soprattutto da mamma e papà. 

Ogni esperienza che vive nel quotidiano gli offre l’opportunità di affermare la propria individualità ed esprimere la volontà di decidere personalmente cosa fare. 

Ti dirò di più. 

Spesso, in questa fase il “no” dei bambini è del tutto slegato dalle circostanze e pronunciato per il puro piacere di opporsi e decidere in autonomia.

Ma è anche possibile che il suo rifiuto abbia a che vedere con il fatto che non ha voglia di interrompere quello che sta facendo.

Per esempio, quando la sera bisogna prepararsi per andare a dormire e lavarsi i denti significa smettere di giocare per impegnarsi in un’altra attività (meno gratificante!). 

D’altronde dover interrompere qualcosa di divertente non è piacevole per nessuno. 

Neanche per noi adulti! 

Come fare a superare il problema, allora? 

Innanzitutto, devi sapere che più insisti con tuo figlio nel fargli fare qualcosa, più lui si ostinerà nel rifiuto e in un attimo casa vostra si trasformerà in un campo di battaglia senza vincitori!

Trasformare, invece, questi momenti in un gioco rappresenta una strategia sempre vincente. 

Per esempio, potresti caricare un timer e dire a tuo figlio: “Dai, vediamo se riusciamo a finire prima che suoni!”.

In questo modo, oltre al divertimento assicurato, con l’utilizzo del timer hai spostato sul tuo bambino il controllo della situazione. 

E hai soddisfatto i bisogni di entrambi. 

Quello di tuo figlio che ha necessità di “controllare” il suo mondo, ma anche il tuo bisogno di aiutarlo ad acquisire buone abitudini.

Sappi, inoltre, che i bambini sono grandi conservatori.

Per molto tempo oppongono un’incrollabile resistenza ai cambiamenti.

Anche a quelli che a uno sguardo adulto potrebbero sembrare insignificanti, come il momento che precede la messa a nanna e che richiede ai bambini di “traghettare” da una situazione di “piacere” a una di “dovere”.

Diventa, perciò, estremamente importante facilitare al massimo le transizioni da un momento all’altro della giornata perché la quotidianità non diventi sfiancante, non solo per i bambini, ma anche per mamma e papà. 

Ecco che entra in gioco l’empatia. 

Mi spiego.

Se tuo figlio non vuole lasciare la sua stanza, dove sta giocando, per andare a lavarsi i denti a nulla serviranno gli spiegoni “Se non te li lavi ti verranno le carie!”.

È importante invece agganciarlo, cercando di sintonizzarsi con il suo stato d’animo.

Se comincia a urlare dicendo che lui i denti non se li lava, non lo convincerai sgridandolo perché urla e ricordandogli che in questo modo gli verranno le carie.

Per aiutarlo ad “abbandonare” il suo gioco e andare in bagno potresti dirgli: “Ti stai proprio divertendo a giocare e ti dispiace dover interrompere, vero? Sai cosa possiamo fare? Lasciamo questa bella costruzione così com’è e domani potrai riprendere a giocare dal punto in cui ti sei fermato! Adesso dammi la tua mano e andiamo insieme in bagno a lavarci i denti!”.

La migliore strategia per aiutare un bambino sopraffatto dalle emozioni, a “ragionare”, è la risposta empatica, la capacità, cioè, di mettersi nei suoi panni, provare a “sentire ciò che sente”, resistendo all’impulso di arrabbiarci o fare la cosa più facile e veloce.

Solo in questo modo riusciremo a catturare la sua attenzione, riducendo in modo significativo il suo nervosismo. 

Di fronte alle resistenze dei nostri figli diventa importante ammorbidirle con un atteggiamento di collaborazione.

I loro dinieghi, le loro oppositività non devo in nessun modo intaccare il nostro compito genitoriale che è quello di essere gli adulti della relazione, mantenendo un buon autocontrollo anche nel mezzo delle loro tempeste emotive.

Forzare la mano, pretendere la collaborazione non fa altro che incoraggiare maggiore resistenza.

Il tuo obiettivo, cara mamma, caro papà, non è tanto fare in modo che tuo figlio si lavi assolutamente i denti, quanto costruire una relazione di fiducia con lui, fargli capire che nonostante la sua opposizione, rimani comunque interessato a lui, a ciò che è meglio per lui.

Ovviamente questa è solo una strategia che può aiutarti nell’immediato, ma che deve far parte di un piano più grande.  

Un vero e proprio sistema di miglioramento genitoriale molto più complesso e necessario per ottenere i risultati che desideri e diventare sempre di più il genitore di cui hanno bisogno i tuoi figli.

Ovviamente, non è sempre facile mantenere un atteggiamento empatico. Soprattutto quando i comportamenti oppositivi e di rifiuto dei nostri figli fanno risuonare dentro di noi emozioni intense. 

Perciò, non dobbiamo sentirci in colpa se a volte non riusciamo a sintonizzarsi con i loro stati emotivi e tantomeno se abbiamo bisogno di “imparare” ad essere genitori. 

Non si nasce genitori.

Diventare madri e padri non ci rende automaticamente empatici, in grado di capire sempre e in modo adeguato cosa provano i nostri figli. 

Essere genitori significa continuare ad affinare la capacità di agire con saggezza. 

Questo è il lavoro nel quale i genitori che si rivolgono a me diventano competenti nel tempo.

Non ci si può affidare all’improvvisazione o al “si è sempre fatto così!” e rischiare di educare i nostri figli senza nessuna guida e preparazione e non ci deve essere vergogna o imbarazzo perché tutti l’hanno sempre fatto senza l’aiuto di nessuno. 

Sono anni che, proprio per quei genitori che vogliono migliorare il loro rapporto con il bimbo e non vogliono ricorrere a rimproveri e urla, ho ideato un percorso che li aiuti a capire cosa stanno comunicando i loro figli quando sono continuamente oppositivi, piangono per un nonnulla, si lamentano, si rifiutano di ascoltare qualunque cosa gli si chieda, esplodono in crisi di rabbia, per rispondere in modo efficace ai loro veri bisogni senza dover ricorrere a urla, ultimatum e altri stratagemmi assolutamente inutili di cui sentirsi in colpa e diventare la mamma e il papà che hanno sempre desiderato essere. 

Grazie a uno nuovo sguardo, i genitori che si rivolgono a me cominciano a vedere i loro figli nella giusta prospettiva, evitando di lottarci quotidianamente e riuscendo, invece, a costruire, nel tempo una relazione basata sulla fiducia e il rispetto reciproco.

È un viaggio che hanno già intrapreso in molti in questi anni e che parte sempre con una videocall conoscitiva gratuita durante la quale potrai espormi i tuoi dubbi e io ti aiuterò a capire se sono la professionista adatta a te.

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Daniela Scandurra – Pedagogista Montessoriana

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