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UN APPROCCIO D’AMORE ALLA DISCIPLINA

Durante il mio lavoro di consulenza con i genitori mi si chiede frequentemente se esiste un modo efficace di educare i bambini alla disciplina.

Forse come mamma o papà, anche tu ti rendi conto che né la permissività, a volte assurda, né le punizioni incoerenti servono a rafforzare il legame con i tuoi figli e a farli crescere sereni.

E allora come fare per disinnescare tutte quelle situazioni che ci portano all’esasperazione? Fratelli che litigano, bambini che urlano, che si buttano per terra mentre siamo in fila al supermercato, che la sera non vogliono andare a dormire a un’ora decente, che battono i pugni perché non vogliono che si spenga la TV, che ci assalgono con le loro pressanti richieste mentre siamo al telefono, ecc…

Credo sia opportuno fare chiarezza su cosa significhi veramente esercitare la disciplina.

Prendo in mano il vocabolario e leggo che disciplina deriva dal latino e letteralmente significa:

insegnare, educare, istruire.

Scavando ancora a fondo nell’etimologia della parola scopro interessanti significati, legati a una derivazione dall’ebraico, che attingono a un ricco vocabolario pedagogico:

con il termine disciplina ci si riferisce alla disciplina morale, all’ammaestramento, alla coltivazione diligente della giustizia nella propria vita. Ma anche all’intelligenza, alla prudenza, all’autocontrollo, all’arte di governare una barca, a tutta una serie di verbi che hanno a che fare con l’ascoltare, inclinare l’orecchio, apprendere.

Né rimproverare, né castigare!

Attraverso la disciplina, perciò, dovremmo offrire ai nostri bambini gli strumenti per costruire il carattere e delineare al meglio la loro personalità.

 “Esistono mezzi più efficaci delle frustate”, sosteneva alcuni secoli fa Comenio, fondatore della moderna teoria educativa.

“Facile a dirsi” obietta solitamente qualche genitore, “ma se non alzo la voce, se non minaccio di non fargli guardare più i cartoni, non mi ascolta, è finita! E poi i legni storti bisogna raddrizzarli per tempo!”.

Eppure per essere efficace, la disciplina, intesa nel suo più profondo significato etimologico, non deve mirare solo a fermare comportamenti scorretti.

Deve, soprattutto, aiutare i nostri figli a sviluppare abilità e capacità, come l’autocontrollo, che permettano loro di affrontare le tempeste emotive a cui vanno incontro durante la crescita.

Con consapevolezza, con grande forza, anche in assenza di noi genitori.

Con grande anticipo sulle moderne scoperte che sostengono l’efficacia di una disciplina volta a favorire l’acquisizione di abilità che aiutino il bambino a comportarsi bene, Maria Montessori parla già ai suoi tempi di una disciplina che lei definisce attiva. Una disciplina, cioè, che coinvolge attivamente il bambino, che lo responsabilizza rispetto al proprio comportamento.

“ (…) nel nostro sistema abbiamo un concetto diverso della disciplina; la disciplina, anch’essa, deve essere attiva. Non è detto che sia disciplinato solo un individuo allorchè si è reso artificialmente silenzioso come un muto e immobile come un paralitico. Quello è un individuo annientato, non disciplinato. Noi chiamiamo disciplinato un individuo che è padrone di se stesso e quindi può disporre di sé ove occorra seguire una regola di vita”. (Maria Montessori)

Le Neuroscienze, che negli ultimi 20 anni hanno compiuto enormi progressi nella conoscenza del funzionamento del cervello, confermando queste strepitose intuizioni di Maria Montessori, sostengono che per una crescita ottimale dei nostri bambini si devono favorire, a livello cerebrale, quelle connessioni che consentono l’acquisizione di abilità che durano tutta la vita e che permettono ai bambini di vivere una vita non solo fisica, ma anche mentale, soddisfacente e significativa.

I bambini possiedono un cervello con enormi potenzialità che non vanno sprecate, ma valorizzate e soprattutto messe a frutto.

“Si tratta di scoperte straordinariamente confortanti: significa, infatti, che non siamo destinati a restare prigionieri per il resto della nostra vita del modo di funzionare del nostro cervello in un dato momento: possiamo effettivamente «ricablarlo», ossia modificare le connessioni fra i neuroni, per poter raggiungere un grado più elevato di felicità e stare meglio. E ciò vale non soltanto per i bambini e gli adolescenti, ma per tutti noi, lungo l’intero arco della nostra vita” (Daniel J. Siegel – Tina Payne Bryson)

Perciò, con la disciplina come aiuto allo sviluppo di abilità, i nostri figli possono avere l’opportunità di imparare a controllare i loro impulsi, a gestire le loro emozioni, a mettersi nei panni degli altri, a comprendere che ad ogni loro azione corrisponde una conseguenza.

Non dimentichiamo che per tutto il corso dell’infanzia (e anche dell’adolescenza!) il cervello del bambino si trova in una situazione di continuo cambiamento e trasformazione. Non è ancora completamente sviluppato.

Questo richiede che il nostro approccio nei suoi confronti sia condito da molta pazienza.

Non possiamo aspettarci che si comporti sempre e comunque con impeccabile self-control come fosse un adulto (a volte neanche l’adulto ne è in grado!).

Per il bambino “quanto è più importante invece capire gli sbagli che si fanno e sapersi controllare. Una delle più grandi conquiste della libertà psichica è il rendersi conto che noi possiamo fare un errore e possiamo riconoscere e controllare l’errore senza aiuto”. (Maria Montessori)

Quando non si comportano come vorremmo, i bambini lo fanno perché non sanno ancora gestire adeguatamente le emozioni intense.

Più che del comportamento in sé, dovremmo preoccuparci e occuparci del vissuto emotivo che ha provocato quel comportamento.

Resistiamo all’impulso di lasciarci prendere dalla rabbia o di fare la cosa più facile e veloce.

È proprio in questi momenti, quando sono agitati ed emotivamente sovraccarichi che hanno più bisogno di noi!

Il nostro compito è quello di aiutarli a calmarsi e a riprendere il controllo della situazione, non di mortificarli.

“Dire: «Sei cattivo» o «sei stupido», è umiliante: è insulto e offesa, ma non correzione, perché il bambino per correggersi deve migliorare, e come può migliorare se (…) viene umiliato?”. (Maria Montessori)

 Per mettere i nostri bambini nelle condizioni di imparare a “comportarsi bene” dovremmo entrare in sintonia con i loro stati d’animo, stabilire un contatto emotivo e confortarli, così come facciamo quando stanno male fisicamente. “Lo so che stai male, ti sei arrabbiata perché sono al computer e vorresti giocare con me. Lo capisco”. Fare le prediche quando i nostri figli sono nel pieno di una crisi di rabbia risulta inefficace e anche controproducente. Mentre, dimostrando loro, persi nella “tempesta” delle proprie emozioni, che comprendiamo come si sentono, li aiutiamo a ritrovare l’autocontrollo, ad essere più flessibili e maggiormente capaci di adattarsi.

“Il rispetto che esigiamo dai figli è il frutto prezioso di questo andarsi incontro, ascoltarsi e non irritarsi alla minima scintilla. Spiegarsi tranquillamente significa riconoscere le esigenze dell’altro, anche quando a prima vista ci sembrano strane”. (Grazia Honegger Fresco)

Solo dopo averli “agganciati” emotivamente possiamo trovare uno spazio per le spiegazioni, contare sulla loro attenzione e fare capire come si sono comportati.

“Si corregge solo dilatando: dando spazio, dando mezzi per l’espansione della personalità”.

(Raniero Regni)

Ecco che al posto delle punizioni possiamo sostituire le conseguenze delle proprie azioni.

Concludo condividendo con voi questo aneddoto realmente accaduto:

Camilla 6 anni, prende da uno scaffale del supermercato una confezione di chewing gum e la nasconde in tasca. Quando la mamma se ne accorge, in un primo momento rimane molto turbata. Camilla è una bambina cresciuta in un clima di rispetto e di ascolto profondo delle sue esigenze. “Sicuramente ci sarà stato un motivo che l’ha spinta a comportarsi così”, è comunque il pensiero della mamma, che, valutato il momento opportuno, spiega alla sua bambina che qualsiasi cosa si prende in un supermercato o in altro negozio la si deve pagare, altrimenti si tratta di una cosa sottratta, rubata. Le chiede anche se c’è qualcosa che non va. Grazie alla sua acuta capacità di osservazione, la madre di Camilla aveva notato qualche ora prima, all’uscita di scuola, che la sua bambina era stranamente silenziosa. In effetti, tra le lacrime, la piccola racconta alla mamma di essere stata, a suo avviso, ripresa ingiustamente dalla maestra. Si era sentita così cattiva che aveva deciso di comportarsi come tale, prendendo di nascosto le chewing gum. La mamma le dice che capisce come si sente, cerca di comprendere in che modo si è effettivamente svolta la situazione a scuola, ma le fa presente che esistono altri modi per manifestare la propria rabbia e quello di ricorrere a comportamenti scorretti, non è uno di questi. Infine, mettendola di fronte alle sue responsabilità, la invita a restituire quanto sottratto. La mamma accompagna Camilla che riporta le chewing gum alle cassiere del supermercato, anche se non in modo del tutto indolore.

Che preziosa occasione di crescita per una bambina poter essere disciplinati con così tanto amore, contando su genitori che la aiutano ad assumersi le sue prime responsabilità, invece di coprire o giudicare.

Non credete?

Cosa dicono i genitori del mio metodo

Consulenza e formazione per genitori secondo il metodo Montessori.

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