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“Se Non Finisci Di Mangiare Non Potrai Vedere i Cartoni!”. Cosa NON FARE e NON DIRE Quando Tuo Figlio Non Vuole Mangiare

L’alimentazione rappresenta da sempre un aspetto molto delicato nella relazione tra genitori e bambini. Non solo perché il cibo è carico di significati affettivi, ma anche perché è strettamente legato alla sopravvivenza fisica, elemento su cui si focalizza maggiormente l’attenzione dell’adulto che lo  considera un indicatore fondamentale del benessere fisico e psichico del proprio figlio.

Se mangia va tutto bene.

Se non mangia c’è sicuramente qualcosa che non va…

In realtà, ciò che ai genitori il più delle volte non viene detto, – e forse anche tu ne sei all’oscuro! – è che molto spesso

quello dell’inappetenza nei bambini è un segnale di superficie che varia a seconda

  • del loro temperamento
  • dei momenti di transizione da cui si sentono scombussolati (l’arrivo di un fratellino, il passaggio dal nido alla scuola dell’infanzia, un raffreddore, la stanchezza della giornata,…)
  • del loro stesso rapporto con il cibo.

Perciò, non sempre quelli che vengono identificati come problemi legati al cibo, lo sono veramente. Spesso vengono ingigantiti dalla preoccupazione del genitore che il proprio bambino non mangi “abbastanza”.

Come tanti altri comportamenti infantili, anche quello legato al cibo è soggetto a cambiamenti.

In alcune fasi della sua crescita è fisiologico che un bambino mangi di meno, per riprendere successivamente il suo appetito abituale.

Si tratta di una situazione molto più comune di quello che tu possa pensare e che ultimamente rappresenta un motivo ricorrente di tanti genitori che richiedono una mia consulenza in merito.

Ecco perché ho pensato di scrivere questo articolo, nel quale voglio spiegare anche a te cosa non dire e non fare quando tuo figlio si rifiuta di mangiare.

Di seguito i 4 errori da evitare, per non rischiare che il momento dei pasti diventi il problema principale della tua famiglia, trasformandosi in un campo di battaglia e togliendo, nel vero senso del termine, l’appetito al tuo bambino.

RICORRERE AI RICATTI AFFETTIVI

“Dai Caterina, sai con quanto amore ti ho preparato questa cena! Su, mangia!”

Associare il cibo all’amore, nel tempo, si trasforma in un sistema infallibile che favorisce disordini alimentari. Il tuo bambino non deve mangiare per far felice te e neanche pensare “Se non mangio quello che mi ha preparato la mamma lei crederà che non le voglio bene”.

I bambini devono mangiare perché hanno fame, il cibo è buono e perché è piacevole stare a tavola con mamma e papà.

OBBLIGARE TUO FIGLIO A MANGIARE QUELLO CHE HA NEL PIATTO

“Se non finisci quello che hai nel piatto non potrai alzarti da tavola!”

Devi sapere che obbligare tuo figlio a lasciare il piatto vuoto gli insegna a mangiare anche quando è sazio, un comportamento che prepara il terreno all’obesità infantile, così come ad altri disordini legati all’alimentazione.

È come se tu gli dicessi che non sa quanto deve mangiare e soprattutto che non può fidarsi della sua sensazione di sazietà.

I bambini sani sono in grado di autoregolarsi, cioè, mangiano quando hanno fame e smettono quando sono sazi.

Piuttosto offrigli poco cibo per volta. Può sempre chiedere il bis.

E soprattutto, evita di mettergli nel piatto un alimento che non gli piace.

Sappi che non è mai una buona regola educativa imporre a un bambino un cibo che non gradisce. Essere obbligati a ingoiare qualcosa che suscita disgusto viene vissuto come una crudeltà immotivata, un vero e proprio “atto sadico”.

Conosco tanti adulti che da piccoli hanno subito queste imposizioni e ti assicuro che di fronte ad alcuni cibi hanno il voltastomaco solo a sentirne l’odore!

Diverso è il tentativo di far familiarizzare tuo figlio con determinati cibi.

A volte i bambini hanno bisogno di prendere confidenza con alimenti nuovi e diversi.

Gli studi confermano che ci vogliono almeno 15 esposizioni ripetute e senza forzature di cibi rifiutati prima che un bambino possa decidere di mangiarli. L’olfatto e il gusto vanno allenati!

Ovviamente, è importante ripresentare un alimento in modo diversificato. Per esempio con le zucchine si può preparare la pizza, ma si possono fare anche le polpettine oppure una torta salata o una crema con cui condire la pasta.

Se proprio il rifiuto è categorico, si può anche fare saltare un pasto.

Senza il timore che un bambino deperisca. Un rifiuto occasionale del cibo non avrà assolutamente conseguenze nefaste sulla sua salute.

Se gli concedi la possibilità di scegliere di non mangiare comunichi al tuo bambino l’idea che mangiare è si importante, ma non deve diventare motivo di conflittualità.

“Il bambino non vuol mangiare per un fatto psichico. In alcuni casi è per un impulso difensivo; quando si vuole imboccare il bambino e lo si obbliga a mangiare in fretta, cioè col ritmo dell’adulto. Mentre il bambino ha un ritmo tutto diverso e particolare”. Maria Montessori

Ricorda: il momento del pasto deve essere occasione di relax, di piacere condiviso, di gioia nel ritrovarsi intorno alla tavola e non di tensione e conflitto.

IMBROGLIARE

Se hai l’abitudine di rincorrere tuo figlio per tutta la casa per imboccarlo o tenerlo fermo con lo smartphone o addirittura nascondere i cibi che non gli piacciono camuffandoli con altri alimenti, sappi che si tratta di pessime abitudini.

Non devi dar da mangiare al tuo bambino suo malgrado.

Facendo così, rischi seriamente di compromettere la fiducia che ripone in te perché, di fatto, si tratta di veri e propri inganni che ben presto demoliranno la tua credibilità nei suoi confronti.

Non solo!

Comportandoti in questo modo stai insegnando a tuo figlio a tiranneggiarti!

Per Maria Montessori il momento del pasto non serve solo per “sfamare” i nostri bambini, ma rappresenta uno dei principali mezzi con cui li educhiamo.

Non concentrarti solo su quanto e se tuo figlio mangia quando siete a tavola.

Considera il momento dei pasti come una pausa importante della vostra giornata. Un’occasione speciale in cui nutrire non solo il corpo, ma anche la relazione con lui. Potresti, per esempio, incoraggiarlo a rimanere a tavola chiedendogli di raccontarti un episodio divertente successo durante la giornata.

Non è importante quanto tuo figlio mangi, ma la qualità del tempo trascorso a tavola che gli renderà più gradevole e allettante ciò che gli avrai preparato.

CONFONDERE IL BISOGNO DI “FARE DA SOLO” CON IL CAPRICCIO

Il momento del pasto rappresenta per ogni bambino l’opportunità di sperimentare la propria autonomia. Esiste una normale e ricorrente tensione tra dipendenza e indipendenza nel comportamento alimentare durante il suo sviluppo. 

Man mano che cresce il cibo diventa anche simbolo del suo progressivo e salutare distacco da mamma e papà. E’ possibile, perciò, che qualche volta rifiuti il cibo per affermare la propria capacità di saper scegliere da solo cosa mangiare o cosa rifiutare. Meglio quindi evitare ogni rigidità eccessiva e prestare piuttosto attenzione ai messaggi che tuo figlio ti lancia di volta in volta, cogliendoli come segnali di bisogni specifici, senza ridurli a strane capricciosità.  

Accade anche che i suoi gusti cambino. Un altro segno che sta crescendo, che la sua personalità evolve e che sa esattamente cosa gli piace o meno.

Ti suggerisco, pertanto, di considerare il momento del pasto come un momento in cui alcune decisioni spettano a te, mentre altre spettano al tuo bambino.
Mangiare o meno e quanto mangiare potrà deciderlo lui, mentre fissare degli orari e cosa mettere in tavola lo stabilirai tu.

Sappi anche che fino ai 6 anni l’ambiente familiare è estremamente affascinante per i bambini; desiderano partecipare ed essere coinvolti in tutto ciò che si svolge all’interno di esso.

Nella visione montessoriana il momento del pasto offre un’opportunità educativa straordinaria per rispondere a questo bisogno di fare da soli, per esempio,

  • coinvolgendo i bambini nella preparazione dei pasti con compiti adeguati alla loro età (lavare  e tagliare le verdure, aggiungere il sale all’acqua della pasta, mescolare i cibi con un cucchiaio di legno mentre cuociono, ecc.. )
  • lasciando che apparecchino e sparecchino
  • offrendo loro la possibilità, una volta seduti a tavola, di potersi servire da soli, in modo da decidere autonomamente la quantità di cibo da mangiare. Concedere a tuo figlio la possibilità di esercitarsi in azioni così importanti, che solitamente vengono svolte dai “grandi”, avendo la possibilità di provare e riprovare secondo i propri tempi e le proprie modalità, gli renderà più appassionante e divertente mangiare insieme a mamma e papà.

“La madre che imbocca il bambino senza compiere lo sforzo per insegnargli a tenere il cucchiaio, non lo sta educando, lo tratta come un fantoccio. Insegnare a mangiare, a lavarsi, a vestirsi è un lavoro ben più difficile che imboccarlo, lavarlo e vestirlo”. Maria Montessori

ULTIMI SUGGERIMENTI

NON SOTTOVALUTARE LA STANCHEZZA

Mi capita spesso di trovarmi di fronte a genitori che mi raccontano quanto le battaglie sul cibo avvengano per lo più al momento della cena.

Sappi che è normale che i bambini si mostrino più restii a collaborare a tavola la sera, perché è la parte della giornata in cui sentono di più la stanchezza.

Hai mai pensato, in questi casi, di organizzare uno spazio con un tavolino e una sedia adatti alla sua altezza, dove tuo figlio possa mangiare in pace, da solo, senza che gli adulti continuino “ogni due per tre” a dirgli: “Dai, mangia!”, “Finisci quello che hai nel piatto”, “Allora, ti sbrighi?”.

A te, questa insistenza, farebbe venire voglia di mangiare?

E SE VUOLE ASSOLUTAMENTE MANGIARE PRIMA DI PRANZO O DELLA CENA?

Se vogliamo che i bambini mangino in modo da saziarsi e siano anche invogliati ad assaggiare cibi nuovi è fondamentale che si siedano a tavola con appetito. Proprio per questo diventa necessario stabilire una routine alimentare in cui anche gli spuntini dovrebbero essere regolari e prevedibili come i pasti.

Spesso i bambini rifiutano il pasto vero e proprio perché hanno acquisito l’abitudine di mangiucchiare in continuazione.

Può succedere, però, che tuo figlio ti chieda insistentemente di mangiare qualcosa poco prima di sedervi a tavola per pranzo o cena.

Forse è appena tornato stanco e affamato da una partita di basket o forse avete fatto tanto movimento per la vostra passeggiata domenicale ma a breve vi fermerete a consumare il pranzo a sacco oppure stai preparando la cena e il profumo delle pietanze sollecita l’appetito del tuo bambino che non resiste alla tentazione di voler mangiare subito…

Cosa fare?

Sicuramente non rischierai di guastare il suo appetito se gli offrirai un “aperitivo”!

Che sia, però, rigorosamente sano: due, tre mandorle, dell’uvetta oppure mezza mela o un succo di frutta. Da evitare, assolutamente, bibite gassate, caramelle, dolciumi e patatine fritte.

Questi ultimi possono essere lasciati alle occasioni speciali (mai come ricompensa!): una festa di compleanno, una gita fuori casa che richiede tanto movimento fisico, al cinema…

ACCOGLI LA SUA RICHIESTA DI ESSERE IMBOCCATO…ANCHE SE SAPREBBE FARE DA SOLO

A volte accade che bambini autonomi nel mangiare chiedano, da un giorno all’altro, di essere imboccati. Solitamente, parlando con le mamme e i papà, emerge che si tratta di episodi legati a piccoli malesseri fisici o che avvengono in concomitanza con la nascita di un fratellino o una sorellina e che destano molta preoccupazione tra gli adulti.

I genitori si domandano se sia il caso di accogliere queste strane richieste o se facendo così non si rischi di “cancellare” competenze che il proprio bambino ha già acquisito.

Se è questa la situazione in cui ti trovi sappi che si tratta di un comportamento del tutto normale e accogliere questa richiesta non provoca nessun danno. “Questo è vero anche nel mondo degli uccelli. I fringuelli giovano, che sono già sufficientemente capaci di alimentarsi da soli, a volte, quando vedono i loro genitori, iniziano a chiedere di essere imbeccati”. J. Bowlby

È il modo in cui il tuo bambino si assicura che è ancora il tuo piccolo.

Potresti dirgli che sai quanto lui sia autonomo e come sappia mangiare bene da solo, ma comprendi che ha bisogno di questa coccola, perciò, lo imboccherai tu e la volta dopo farà solo.

IN CONCLUSIONE

Le “battaglie” a tavola rappresentano uno degli aspetti più comuni e faticosi della genitorialità.

 Ho aiutato tanti genitori a risolvere questo problema e mi piacerebbe aiutare anche te.

Ricorda: il “braccio di ferro” durante i pasti è spesso un sintomo di una lotta più profonda tra l’adulto e il bambino, quindi se desideri più strategie per essere aiutata/o a risolvere le lotte di potere in casa vostra non devi fare altro che contattarmi scrivendo una mail a info@danielascandurra.com o compilando il modulo qui sotto.

Ti insegnerò a farti ascoltare dai tuoi figli senza urlare né ricattare o minacciare

Daniela Scandurra – Pedagogista Montessoriana

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