“Una sculacciata ogni tanto può essere educativa”.
“Per una sculacciata non è mai morto nessuno!”.
“Una volta può passare, se non ti ascoltano. E va bene anche la seconda. Ma se continuano a provocare e sfidare, una sberla dopo averli avvisati non fa male. Picchiare è legittimo solo come ultima soluzione”.
“I figli cresciuti con qualche sculacciata da genitori autoritari non mancavano di rispetto a nessuno e soprattutto rispettavano le regole. Una sculacciata ogni tanto può essere educativa”.
“La mia generazione è cresciuta benissimo, senza traumi, nonostante sberle e sculacciate”.
“Una sculacciata può sempre scappare. Suvvia, se serve, non è la fine del mondo. L’importante è che non lasci segni evidenti. Altrimenti è violenza!”.
Ecco, queste sono alcune delle frasi tipiche di chi, ancora oggi, sostiene il valore educativo delle punizioni fisiche. Uno schiaffo o una sculacciata leggera, per molti genitori, rappresentano un metodo di punizione efficace, che causa decisamente meno danni delle botte date con una cintura, una scarpa, un bastone…
In realtà, anche se il tema delle punizioni fisiche rimane ancora controverso, complesso e da indagare più a fondo, le ricerche più recenti sul funzionamento del cervello ci confermano gli effetti negativi che le percosse – anche quelle più “leggere” come le sculacciate, i ceffoni, gli strattonamenti – hanno sulla salute globale dei bambini.
Purtroppo, i numeri a nostra disposizione confermano quanto il ricorso a questo tipo di punizioni sia ancora ampiamente diffuso all’interno dell’ambiente familiare.
In generale, sostiene una ricerca di Save the Children – realizzata da Ipsos, oltre un quarto dei genitori italiani ricorre con frequenza alle sberle e un quarto di madri e padri, in Italia, vede nel ceffone un gesto dalla valenza educativa.
Cara mamma, caro papà, non voglio farti sentire in colpa se qualche volta ti è “scappato” uno scappellotto, ma neanche prenderti in giro, facendoti credere che la sberla non non debba essere presa sul serio quanto le percosse che provocano segni evidenti come lividi e lesioni.
Sfortunatamente è questa la credenza: se un genitore picchia frequentemente e danneggia in modo evidente il proprio figlio, allora è da condannare. Al contrario, se il bambino non mostra segni evidenti, si tratta di comportamenti che possono essere tollerati.
Niente di più sbagliato!
La questione rilevante non riguarda quanto frequentemente o duramente viene picchiato un bambino, ma la convinzione che comunque un bambino possa essere picchiato, anche lievemente e addirittura “a fin di bene”!
Non cambia proprio niente che le percosse vengano inflitte “con affetto” o meno perché il corpo, in quei momenti, non prende in considerazione l’intenzione, ma tiene conto della violenza del gesto.
Frustrazione ed esasperazione dietro ai motivi che spingono mamma e papà a sculacciare
Contrariamente a quanto comunemente si crede, le ricerche evidenziano come i genitori che ricorrono alle sculacciate o alla sberla, anche se non sistematicamente e credendo di farlo a fin di bene, agiscono spinti dalla frustrazione, dalla rabbia e dall’esasperazione, spesso dopo aver utilizzato altri approcci e non essere riusciti a farsi ascoltare dai propri figli.
“In molte famiglie il ricorso all’aggressione fisica è abituale: non sapendo come aver la meglio su quel «soldo di cacio» che, nonostante le piccole dimensioni, ci irrita o ci spaventa, usiamo le mani”. G. H. Fresco
Ecco che si arriva a picchiare per scaricare la propria tensione, comunicando ai bambini che mamma e papà non dispongono di nessun’altra strategia veramente efficace se non quella di infliggere dolore fisico.
Questo è un aspetto che nessun genitore dovrebbe per nessun motivo al mondo sottovalutare.
Vogliamo passare il messaggio ai nostri figli che l’unico modo per risolvere i conflitti consiste nel causare sofferenza fisica soprattutto a chi è più debole, più piccolo e diverso?
Gli studi, inoltre, evidenziano come questo comportamento punitivo provochi ferite nella mente e nel cuore di un bambino, spostando la sua attenzione dal comportamento e dalla necessità di modificarlo alla reazione del genitore: invece di riflettere sulle sue azioni, rimugina su quanto sia ingiusto e cattivo il genitore che lo ha picchiato.
Punire fisicamente i bambini, oltre a minare in profondità la relazione,
- accresce il loro stato di ansia
- amplifica la rabbia
- ha un impatto negativo sulla loro autostima
- aumenta la probabilità che sviluppino comportamenti antisociali
- e la propensione a mentire e a disubbidire.
“Chi tenta di correggere il bambino con la forza e con il peso della propria autorità, si accorge ben presto di aver fallito nel suo intento: il bambino risponderà in modo forte, esplicito, perfino violento”. Maria Montessori
Non solo.
Le conseguenze negative si manifestano anche sullo sviluppo cognitivo.
Uno studio del 2009 dell’Università del New Hampshire, afferma che i bambini sculacciati hanno un QI inferiore a quelli che non vengono picchiati. Minacciati e attaccati fisicamente, trascorrono più tempo a pensare con la parte più antica del cervello, quella istintiva, e meno con quella “pensante” e più saggia, la corteccia pre-frontale, cablata per la logica. Ottengono, pertanto, risultati più scarsi in termini di rendimento scolastico.
Il paradosso biologico senza soluzione. Un motivo sottostimato per cui dovresti evitare assolutamente di sculacciare tuo figlio
Un altro motivo su cui voglio soffermarmi e per cui cara mamma, caro papà, dovresti fare a meno di sculacciare il tuo bambino – anche se una volta ogni tanto – ha a che vedere con le ricadute che le sculacciate hanno sul piano fisiologico e cerebrale.
Devi sapere che il cervello interpreta il dolore fisico come una minaccia, perciò, quando un genitore picchia il proprio figlio, quest’ultimo sperimenta ciò che i neuroscienziati definiscono un paradosso biologico senza soluzione.
Mi spiego.
Ogni bambino nasce con una predisposizione innata a ricercare la vicinanza degli adulti che si prendono cura di lui per sentirsi protetto, al riparo da qualsiasi pericolo e confortato, soprattutto nei momenti di inquietudine e paura. È così che si costruisce un legame di attaccamento.
Nel momento in cui, però, queste stesse persone infliggono anche dolore e sofferenza, come nel caso delle punizioni fisiche, il cervello del bambino va incontro alla più totale confusione.
Ecco nel dettaglio cosa succede:
- un circuito cerebrale spinge il bambino verso il genitore che rappresenta per lui una “figura di attaccamento”, cioè, una persona di riferimento importante, in grado di rispondere adeguatamente ai suoi bisogni di rassicurazione e conforto nei momenti di difficoltà.
- Ma un altro circuito gli “suggerisce” di fuggire lontano dal genitore che in quel momento gli procura dolore.
Pertanto,
quando il genitore è causa di sofferenza e angoscia, per il cervello del bambino non esiste via di scampo: ne viene sconvolto perché non è possibile avvicinarsi e allontanarsi in contemporanea dalla stessa persona. In casi estremi gli scienziati parlano di attaccamento disorganizzato.
“In presenza di uno stato interiore di disorganizzazione e di ripetute esperienze interpersonali in cui si viene terrorizzati dalle esplosioni di rabbia del genitore, viene rilasciato il cosiddetto «ormone dello stress», il cortisolo, che a lungo andare può avere effetti negativi duraturi sullo sviluppo cerebrale, perché questo ormone, se prodotto in grandi quantità per lungo tempo, è nocivo per il cervello e ne compromette una crescita sana. Quindi, punizioni dure e severe possono di fatto indurre cambiamenti significativi nel cervello, per esempio la distruzione di connessioni fra le cellule nervose e persino la morte delle cellule stesse”. D. J. Siegel/ T. P. Bryson
Sculacciare non è mai educativo nè efficace.
Pensieri finali
Cara mamma, caro papà, anche se pensi che sculacciare ogni tanto tuo figlio, “a fin di bene”, possa essere formativo, devo dirti che la mia esperienza di pedagogista mi ha aiutato a capire quanto la sculacciata non sia un metodo “educativo”, né innocuo né efficace.
Non importa se si tratta di uno scappellotto o di percosse che lasciano segni evidenti.
Le punizioni fisiche rappresentano sempre un modo rischioso per insegnare ai bambini a comportarsi bene.
Una sculacciata, “leggera” o pesante che sia, da parte di figure di riferimento importanti come mamma e papà, veicola un messaggio molto potente secondo cui l’utilizzo della forza è accettabile per costringere gli altri a fare ciò che vogliamo. A partire dalle relazioni più intime fino ad arrivare a tutte le aree della sfera sociale: a scuola, con gli amici, al lavoro…
Sai,
ci vuole molta più forza di quanto si possa immaginare a non cedere all’impulso di picchiare i bambini.
È molto più facile dare una sculacciata quando “ce n’è bisogno”, mentre, è più impegnativo gestire la tensione e non perdere il controllo, ma piuttosto sforzarsi di capire cosa ci stia dietro quel comportamento sbagliato, qual è la causa…cercando di inquadrare le emozioni intense che sta esprimendo il nostro bambino e riconoscendole per quelle che sono veramente: una richiesta di aiuto e comprensione.
Senza per questo credere di essere un genitore permissivo.
Sintonizzarsi emotivamente con un bambino arrabbiato, agitato e fuori controllo non significa lasciarsi tiranneggiare dai suoi desideri.
Se tuo figlio colpisce con un pugno il fratellino perché bruscamente interrotto mentre si divertiva a ritagliare, potrai dirgli che comprendi la sua rabbia e che anche a te dà fastidio essere interrotta/o mentre sei concentrata/o in un’attività, ma con tono fermo e non punitivo potrai fargli sapere che le mani non si usano per infierire su chi ci infastidisce. Quando, poi, si sarà calmato e si troverà in uno stato mentale più ricettivo, ti soffermerai a parlare con lui di quanto è successo, mostrandogli modi diversi e più maturi di gestire le emozioni spiacevoli.
Accetteresti che il direttore del tuo ufficio, al primo errore commesso o di fronte alla manifestazione di un’opinione diversa dalla sua, ti mollasse improvvisamente una sberla, invece di dialogare con te in modo costruttivo?
Sono sicura che risponderai di no.
E allora perché legittimare nei confronti dei bambini, che in quanto tali non possono difendersi né ribellarsi, un comportamento considerato inaccettabile verso gli adulti?
Cara mamma, caro papà, i momenti di stanchezza, rabbia e frustrazione sono inevitabili quando si è genitori.
Purtroppo, non c’è modo di evitarli.
Ciò che invece puoi evitare, nelle situazioni ad alta intensità emotiva, è perdere il controllo, dicendo o facendo qualcosa di cui dopo potresti pentirti.
Proprio per questo è fondamentale, nelle circostanze in cui rischi di essere più reattiva/o che ricettiva/o, astenerti dal toccare tuo figlio, perché la rabbia può “fuoriuscire” dalle mani e trasformarsi rapidamente in gesti violenti.
Piuttosto, allontanati dalla situazione “critica” e cerca di calmarti.
Fai dei respiri lenti e profondi.
Se puoi, chiedi a qualcuno di cui ti fidi di occuparsi, in quel momento, di tuo figlio e allontanati, giusto il tempo di riprendere il controllo perso.
Quello che voglio farti comprendere è che esistono alternative, più efficaci, alle sculacciate che richiedono, però, un grande lavoro su di sé.
Crescere un figlio significa scendere nelle profondità di noi stessi e fare pulizia di tutti quei comportamenti rigidi e poco rispondenti ai bisogni dei bambini.
Educare, come ci ricorda una grande scienziata dell’educazione, Maria Montessori, vuol dire “assumere un raffinato compito di comprensione interiore (…) E’ anche un un lavoro molto profondo, che si farà soprattutto con un grande rispetto dell’essere che vogliamo aiutare a formarsi”.
Non ci si può basare unicamente su indicazioni tecniche.
L’unica strada possibile in grado di migliorare la relazione con i nostri figli è quella di aprirci all’onestà interiore, osservarci, riconoscere i nostri limiti, imparando a diventare genitori migliori.
Se vuoi saperne di più su come far emergere la parte migliore di te e volgere al positivo tutte le situazioni, anche quelle più sfidanti e dalle quali apparentemente ti sembra non ci siano vie di uscita, contattami compilando il form qui sotto