Ho letto con molto interesse un articolo pubblicato alcuni giorni fa, sul noto magazine Wired, che sollevava la questione relativi agli effetti che l’emerga Coronavirus avrà sulla salute emotiva dei nostri figli. Bambini, in tanti casi, costretti a vivere in spazi molto piccoli, magari con un solo genitore, assillati quotidianamente dai compiti da svolgere, senza la possibilità di godere di uno spazio esterno dove poter scaricare tutta l’energia compressa a causa di questa chiusura forzata in casa, in continuo conflitto con fratelli e sorelle.
Bambini che hanno bisogno di aria, di socialità, di movimento, piccole vittime di questo “necessario” decreto!
E ai genitori chi ci pensa?
Quali sono gli effetti di questa emergenza sulla loro salute mentale?
No, non fraintendermi. Non sto sottovalutando i bisogni dei bambini.
Sono profondamente convinta che prima di poter rispondere adeguatamente alle loro necessità dobbiamo prenderci cura delle nostre. Questi due percorsi di vita, crescere i nostri figli e maturare noi stessi, sono inevitabilmente e profondamente annodati tra loro.
Perciò, in una situazione stressante come quella che stiamo vivendo in questo momento, dobbiamo preoccuparci di ridurre il livello del nostro stress emotivo prima di poter aiutare i bambini a fare altrettanto.
Siamo noi genitori a fungere, per molto tempo, da regolatori delle loro emozioni. Man mano che cresceranno, potremo fargli sperimentare la capacità di autoregolarsi.
Per poter svolgere adeguatamente questo compito è necessario che ci prendiamo cura delle nostre emozioni, dei nostri stati d’animo, del nostro benessere mentale.
Ma cos’è lo stress?
Lo stress è un insieme di reazioni fisiche ed emotive che si verificano quando ci troviamo a fronteggiare una situazione che richiede un surplus delle nostre risorse. Proprio quello che sta accadendo in queste settimane a causa dell’emergenza Coronavirus.
Nessuno di noi era preparato a una situazione del genere!
Non è detto, comunque, che tutto lo stress che proviamo sia negativo.
Anzi!
Gli scienziati confermano che una certa dose di stress ci aiuta a non annoiarci e a non scivolare nella depressione. Per contro, una dose eccessiva provoca nervosismo, ansia e può perfino farci ammalare.
Certo, ognuno di noi risponde in maniera differente alle situazioni stressanti.
Ciò che è impegnativo per qualcuno, potrebbe non esserlo per un altro. Penso alle diverse reazioni di fronte al decreto che ci ha “costretti” a rinchiuderci tra le quattro mura di casa. C’è chi sembra non risentire minimamente di questo importante cambiamento, c’è chi invece si sente messo a dura prova nello sperimentare una convivenza e i ritmi rallentati di vita a cui non era abituato.
In ogni caso, il messaggio che voglio farti arrivare è che esiste una soglia che non andrebbe superata.
Ti spiego meglio.
Ognuno di noi dispone di una quantità “perfetta” di stress, denominata “gamma ottimale”. Fino a quando rimaniamo all’interno di questa gamma la nostra salute mentale non ne risentirà, mentre se usciamo da questa gamma il livello del nostro rendimento, a livello di energie mentali ed emotive, diminuirà notevolmente.
Il nostro compito, come genitori, è quello di saper riconoscere quando stiamo funzionando fuori da questa gamma ottimale, per adottare le strategie giuste che ci aiutino a rientrare, altrimenti ne risentirà la relazione con i nostri figli!
Caro genitore, ti accorgi della tensione che monta dentro di te e che ti porta a reagire impulsivamente con i tuoi figli invece che con consapevolezza e intenzionalità?
Sei cosciente di quali siano i fattori che ti fanno perdere il controllo?
Pensa un attimo a quello che di solito ti fa oltrepassare la soglia e uscire dalla “gamma ottimale”: dover fare lo slalom tra mille impegni? Dover ogni mattina ricordare ai tuoi figli di sbrigarsi altrimenti arriverete in ritardo a scuola e al lavoro?
E in questo momento di chiusura “forzata” a casa? Cosa ti stressa maggiormente? Cosa ti fa “saltare” i nervi?
- Tuo figlio piange perché vorrebbe vedere i nonni, ma non potete andare a trovarli. Abitano in un’altra città!
- Tua figlia vorrebbe correre e saltare, ma al parco non si può andare e a casa lo spazio non lo consente!
- I compiti sono diventati una tortura quotidiana! Continuano ad arrivare schede e tuo figlio non ne vuole sapere! E tu vai in ansia!
Per non parlare della paura di quello che sta accadendo e di quello che potrà ancora accadere!
Non siamo abituati a pensare alle cause del nostro nervosismo e delle nostre arrabbiature. Spesso e volentieri sappiamo solo che siamo stressati e così reagiamo impulsivamente. E in questi giorni è probabile che succeda proprio così. Forse ancora di più del solito.
Stiamo vivendo un momento della nostra vita che ha del surreale e fatichiamo all’idea di non sapere ancora per quanto tutto questo si protrarrà e che conseguenze su tanti aspetti della nostra esistenza.
Sappi, comunque, che questi giorni di pausa “forzata” ti stanno offrendo l’opportunità di intraprendere un importante viaggio dentro di te. Il viaggio della conoscenza del tuo intimo essere.
Non permettere che questa situazione, seppur impegnativa e sfidante, abbia effetti distruttivi sulla tua persona, sui tuoi figli e sulla vostra relazione.
Quando un genitore è particolarmente stressato/a, il suo pensiero non lascia spazio a “mezze misure”. Fa fatica ad adottare punti di vista diversi, rischiando per esempio di fraintendere il significato del comportamento dei propri figli e lasciandosi sopraffare dalle emozioni. Un genitore stressato reagisce con le regioni inferiori del cervello, quelle più “primitive”. È l’amigdala che sotto stress attiva reazioni “impulsive”, perciò, si tende a entrare in modalità di attacco o di lotta. In questi casi, la corteccia prefrontale, situata nella parte superiore del cervello, si trova indebolita ed è per questo motivo che è più facile interpretare in maniera scorretta le intenzioni dei propri bambini, reagire poco razionalmente ed essere meno in grado di valutare il proprio atteggiamento. Spesso le nostre reazioni assomigliano a quelle della mamma pinguino che troviamo in Urlo di mamma, di Jutta Bauer.
Una piccola storia, molto bella e molto semplice, che illustra in maniera efficace l’impatto disastroso che hanno sui nostri figli l’aggressività e la rabbia (anche quando abbiamo tutti i “motivi” per esprimerci in questo modo – stanchezza, frustrazione per una giornata di lavoro andata storta, preoccupazioni economiche, le ansie da Coronavirus!).
Mamma pinguino urla così forte con il suo piccolo, tanto da farlo letteralmente esplodere in mille pezzi: la testa, il corpo, le ali, il becco e persino il culetto, si disperdono volando in aria. Metafora straordinariamente efficace che spiega come si sentono i nostri bambini – frantumati, spezzati – quando urliamo con loro, lasciandoci travolgere dall’onda di emozioni forti.
Cosa fare allora?
Anche in situazioni come queste Montessori ha molto da dirci.
Esattamente come un bambino, anche l’adulto, impegnato in un percorso di crescita e trasformazione, deve liberarsi da tutto ciò che ostacola la sua evoluzione. Maria Montessori definiva questo processo “normalizzazione”, una sorta di rinascita bio-psichica grazie a cui ogni bambino riesce a ritornare a uno stato di naturalezza originaria, liberandosi man mano dalla paura, dalla pigrizia, dalla timidezza, dall’aggressività, dal capriccio.
Nello stesso modo è necessario che il genitore si “normalizzi”, che intraprenda un lavoro di bonifica, di risanamento del terreno malsano e paludoso in cui si ritrovano quei pensieri, quegli atteggiamenti, quegli stati d’animo che mettono in serio pericolo la relazione con i suoi figli e non gli permettono di porsi in ascolto autentico dei loro bisogni.
Come?
Prendendosi cura di sè.
Ecco, qui di seguito, 4 suggerimenti utili che possono aiutarti a gestire meglio lo stress.
PRIMO. In questi giorni prova a ritagliarti un po’ di tempo, ogni giorno, per compiere delle azioni che ti aiuteranno un po’ alla volta a non perdere il controllo, anche nei momenti più stressanti. E a trarne beneficio nella relazione con i tuoi figli.
Per esempio, puoi cominciare cercando di prestare molta attenzione alle sensazioni che provi quando il tuo bambino comincia a strillare perché non ce la fa più a rimanere chiuso in casa e vorrebbe uscire per rivedere i suoi amici.
Cosa senti?
Senti che le tue mascelle si serrano sempre di più? E che dire dei muscoli delle spalle che senti sempre più tese? Oppure ti si chiude lo stomaco?
Cerca dopo di identificare l’emozione che provi.
Ti senti arrabbiata/o? Frustrata/o? Infelice? Triste? Disgustata/o?
C’è un esercizio molto semplice che ti suggerisco di ripetere quotidianamente, magari ogni sera prima di addormentarti, quando ti senti un po’ più rilassata/o.
Appoggia la tua mano sul petto, chiudi gli occhi e lascia andare ogni preoccupazione. Concentra la tua attenzione solo su questo momento e cerca di intercettare il senso di tranquillità e di libertà dallo stress che ti riempie il cuore e la mente.
Ripetilo ogni sera.
Quando senti che si stanno “saltando” i nervi prova ad appoggiare la tua mano sul petto e fai un respiro profondo. Sarai sorpresa/o nell’accorgerti che questo semplice gesto ti aiuterà a calmarti e a riprendere il controllo delle tue emozioni. Con il tempo si creerà un’associazione tra questo gesto e il senso di calma. Questo ti permetterà, ogni volta che ne avrai bisogno, di attivare uno stato mentale rilassato che aiuta il tuo sistema nervoso a calmarsi attraverso quel gesto.
SECONDO. Concentra la tua attenzione su quello che emerge dalla tua infanzia, quando tuo figlio ti fa perdere le staffe. Sappi che il comportamento di tuo figlio risveglia in te emozioni e stati d’animo del passato, che hai sperimentato in situazioni simili. Riconosci queste emozioni, onorale, non respingerle. Hanno qualcosa da dirti, su di te e sul modo in cui reagisci con i tuoi figli. Cerca di decifrare il loro messaggio. “Non ti informano si cosa vedi, ma su come guardi” Sclavi
E adesso arriva la parte più importante e impegnativa.
TERZO. Se i “residui” della tua infanzia sono molto dolorosi, sii la madre, il padre di te stessa/o. Prova a reagire e comportarti come avresti voluto che facessero i tuoi genitori, quando eri bambina/o. Questo è il momento per cercare di essere per i tuoi figli il genitore che avresti voluto per te!
Forse potrebbe non risultarti semplice immaginare tua madre o tuo padre, sempre così ansiosi, per una volta calmi e controllati nelle loro reazioni. Se ne hai bisogno prova allora a “inventarti” un genitore immaginario. L’importante è che tu abbia dentro di te l’immagine di un genitore attento!
Infine, il QUARTO suggerimento. Lavora sul tuo dialogo interno.
Forse non credi abbastanza in te. Se non riesci a controllare le tue reazioni ti senti travolgere dalla disperazione? Pensi che gli altri genitori siamo migliori di te nel gestire rabbia, stress e nervosismo?
Esercitati a dialogare con te stessa/a.
Ricorda a te stessa/o che è solo un mito da sfatare pensare che esista il genitore perfetto!
Tutti i genitori commettono errori, si arrabbiano e perdono il controllo.
In fondo, scrive Bruno Bettelheim, per crescere ed educare bene i nostri figli “(…) non bisogna cercare di essere dei genitori perfetti (…). La perfezione non è alla portata del normale essere umano (…). È invece alla portata di tutti essere genitori passabili”. L’importante è “che gli errori che commettiamo nell’educarli (errori il più delle volte dovuti semplicemente all’intensità del nostro coinvolgimento emotivo) siano più che compensati dalle molte occasioni in cui ci comportiamo in modo giusto con loro”. Imparando, per esempio, a chiedere scusa. Come mamma pinguino di Urlo di mamma che trova la cura al suo disastro nella capacità materna di recuperare i pezzi del proprio piccolo per ricucirli, facendo “un passo indietro” e chiedendo scusa: “Scusa se ho urlato così forte”. Mamma pinguino ci insegna che a un errore si può porre rimedio!
“Non è assolutamente necessario che noi appariamo perfetti agli occhi dei bambini; invece è necessario riconoscere i nostri difetti ed accettare pazientemente le loro giuste osservazioni. Riconoscendo questo principio, ci si potrà (…) scusare davanti ai bambini quando si è commesso qualcosa di ingiusto”. M. Montessori
I bambini non hanno bisogno di una reattività perfettamente corretta. Anzi, ciò non gioverebbe loro. Ci sono evidenze scientifiche che indicano che i genitori e i propri figli sono sincronizzati emotivamente circa un terzo delle volte, non lo sono un terzo delle volte e ritornano in sincronia circa un terzo delle volte!
A te il conteggio di quanto basti essere emotivamente in sincronia con i tuoi figli!
Se lo desideri, posso accompagnarti in questo percorso di miglioramento del tuo essere genitore.
Come?
Contattami scrivendo a info@danielascandurra.com oppure chiamando al 3475760095