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MONTESSORI VS FANTASIA? NIENTE DI PIU’ FALSO!

“Ma è vero che l’approccio montessoriano non prevede che si raccontino favole o storie fantastiche ai bambini? E come la mettiamo con Babbo Natale? Non è un impoverimento delle capacità creative e immaginative dei bambini?”.

Dietro queste domande, che mi vengono poste spesso dai genitori, si cela uno dei tanti malintesi sull’approccio Montessori. Tra le critiche più feroci rivolte al Metodo esiste quella che non venga dato spazio sufficiente alla creatività, all’immaginazione e alla fantasia dei bambini.

Niente di più falso!

Per Maria Montessori la fantasia, l’immaginazione, la creatività rappresentano delle grandi risorse che si manifestano al culmine di un processo di sviluppo mentale che inizia con l’aver assorbito la realtà.

“Ciò che si chiama creazione è in realtà una composizione, una costruzione fatta sopra un materiale primitivo della mente, che è necessario raccogliere dall’ambiente coi sensi”. 

(M. Montessori)

Non è possibile immaginare cose che non abbiano una base sensoriale.

Scrive Maria Montessori:

“Come si può dipingere, senza conoscere la gradazione dei colori? Come può scrivere poesie una persona che non ha imparato ad ascoltare e vedere? (…) Per poter restituire qualcosa al mondo bisogna prima trarre nutrimento dal mondo”. 

 E questo gli antichi lo sapevano molto bene: “Nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu”.

Quello della Dottoressa è un pensiero che si pone in continuità con quanto asserito da altri studiosi come Vigotskij e Piaget.

Un ambiente che favorisce esperienze di contatto con la realtà permette la creazione di pensieri nuovi. Bisogna, però, preparare i bambini a

“sapere esattamente percepire le cose dell’ambiente, per assicurar loro il materiale dell’immaginazione (…). La fantasia che esagera e inventa grossolanamente, non mette sulla buona strada”.

(M. Montessori)

Eppure è molto diffusa l’idea che stimolare la fantasia, attraverso la finzione, ha come effetto lo sviluppo della mente e del linguaggio.

Ma nel periodo che va fino a 5 anni circa il bambino è particolarmente interessato a sperimentare in prima persona azioni reali – tagliare le zucchine, spalmare la crema di cioccolata sul pane, impastare acqua, farina e sale per preparare la pizza – piuttosto che immaginare di compierle (fingere di mangiare, di lavare, di versare l’acqua…).

“Tra l’apparecchiare una tavola per gioco e l’apparecchiarla davvero esiste una grande differenza, la stessa differenza che esiste tra una vita immaginata e una vita vissuta”.

(Elena Balsamo)

Per lo stesso motivo le storie raccontate ai bambini devono essere:

  • il più possibile attinenti alla realtà
  • aderenti positivamente alle loro esperienze quotidiane
  • offerte attraverso simboli accessibili e facilmente assimilabili
  • scelte con cura, senso di grande rispetto verso i loro bisogni e con sguardo scientifico.

I bambini, soprattutto i più piccini, non hanno bisogno di nutrire il loro spirito immaginativo con suggestioni, false credenze, fantasticherie, o eventi magici colorati di sadismo, terrore e non controllabili.

“Ma come potrebbe sviluppare l’immaginazione dei bambini, ciò che è invece frutto della nostra immaginazione? Noi solo immaginiamo e non loro; essi credono, non immaginano. La credulità è infatti un carattere delle menti immature a cui manca l’esperienza e la conoscenza delle cose reali, e a cui l’intelligenza che distingue il vero dal falso, il bello dal brutto, il possibile dall’impossibile, fa ancora difetto”.

(M. Montessori)

Per i primi 5/6 anni circa la mente del bambino è ancora immatura per poter distinguere la finzione dalla realtà, perciò non bisognerebbe incoraggiare la fantasticheria; raccontare ai bambini storie fantastiche, in questa fase della loro crescita, può risultare dannosa, in quanto si fa leva sulla “credulità”, caratteristica delle menti immature.

Le storie fantastiche (tra cui il vasto repertorio di Walt-Disney) sono frutto dell’immaginazione e di un pensiero adulto e non del bambino, pertanto lo costringono ad accettare passivamente elementi di crudeltà, giustificati dall’adulto perché caratterizzati da un finale positivo.

 

“(…) soprattutto per i bambini al di sotto dei quattro anni molta letteratura cosiddetta infantile, con elementi di terrore, sadismo, morte, personaggi infantili (anche non umani) abbandonati dai genitori o divorati può approfondire situazioni di depressione e di insicurezza già esistenti, talvolta senza che i genitori se ne rendano conto”.

(Grazia Honegger Fresco)

 I racconti, sia ascoltati dalla voce dell’adulto che guardati su uno schermo, dovrebbero invece permettere l’identificazione con personaggi positivi e buoni e contenere aspetti comici e divertenti che prevalgano su elementi paurosi.

Un’attenzione particolare va posta anche alle costruzioni fantastiche degli adulti. Invenzioni di mondi popolati da protagonisti inesistenti, oscuri e minacciosi che, a causa dell’immaturità del bambino, si trasformano dentro di lui in terribili fantasmi.

Maria Montessori sosteneva che non si dovrebbero ingannare i bambini; essi ripongono fiducia totale in noi, perciò, ogni “menzogna” anche se “innocua” rischia di rovinare il terreno su cui costruire una salda formazione morale.

Piuttosto che offrire al bambino solo prodotti che sono frutto dell’immaginazione della mente adulta, dovremmo favorire in lui, attraverso i racconti, la conoscenza reale del mondo – Montessori proponeva le cosiddette “favole cosmiche” al posto di storie fantastiche. Questo servirà da base per attivare nel bambino un vero processo creativo.

“La deduzione di carattere pedagogico che da tutto ciò si può trarre è la necessità di allargare quanto più possibile, l’esperienza del bambino, se vogliamo formare delle basi abbastanza solide per la sua attività creativa. Quanto più il bambino avrà udito, visto e sperimentato, quanto più avrà conosciuto e assimilato, quanto maggiore sarà l’entità di elementi della realtà che avrà avuto a disposizione dalla sua esperienza, tanto più significativa e feconda, a parità di ogni altra condizione, riuscirà la sua attività immaginativa”.

(Lev Vigotskij)

“E il racconto di Gesù Bambino che porta i regali, o di Babbo Natale che “sfreccia” nel cielo sulle sue renne per portare doni ai bambini?”, mi chiedono tanti genitori.

Al di là di ciò che riteniamo opportuno raccontare ai bambini, credo che la cosa più importante sia avere la consapevolezza che tutto quello che offriamo in forma di racconto sia a misura di bambino, rispondente ai bisogni e agli interessi della sua età. Niente di più, niente di meno.

Non dimentichiamo che il nostro compito è quello di offrire risposte, e non stimoli, ai bisogni psichici dei nostri bambini. Certo, possiamo raccontare storie di fantasia, senza però abusare di personaggi inesistenti o oggetti umanizzati (come la slitta con occhi, naso e bocca); le nostre storie dovrebbero essere, perciò, abbastanza credibili.

E poi, puntare a caratterizzare la festa del Natale, al di là delle proprie credenze religiose, come una celebrazione della nascita e della vita, come occasione per stare insieme e scambiarsi doni, non lasciandosi travolgere dall’ondata consumistica che caratterizza sempre di più questi momenti importanti.

Si può anche “approfittare” di questa festività per proporre ai bambini racconti storici o che abbiano valore dal punto di vista culturale e antropologico incoraggiando, per esempio, una ricerca, su cartine geografiche e mappamondi, dei paesi nei quali hanno origine queste storie.

In fondo c’è così tanto di bello e di buono nella realtà che i bambini possono scoprire e assorbire, che non serve aggiungere altro!

“Dobbiamo offrire al bambino ciò che è necessario alla sua vita interna (…). Noi dobbiamo curare e nutrire il fanciullo interiore e attendere le sue manifestazioni”.

(Maria Montessori)

Se desideri approfondire questo argomento contattami direttamente scrivendo una mail a info@danielascandurra.com

 

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