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MONTESSORI PER GENITORI CONSAPEVOLI

Durante il suo esame, nel 1950, Marie Louise Pasquier si trova di fronte a Maria Montessori che, invece di essere preoccupata che la sua allieva abbia appreso una gran quantità di nozioni dal suo Corso, le chiede: “Sai vivere da sola?”.

Strana domanda!

Soprattutto perché posta da Montessori, grande scienziata, attenta a fare in modo che nei suoi intensi e impegnativi Corsi gli allievi acquisissero, oltre che alle conoscenze relative al percorso di crescita del bambino, alla preparazione dell’ambiente e ai materiali anche nozioni di antropologia, biologia, botanica!

Marie Luoise Pasquier comprende però che la “preoccupazione” della Dottoressa è capire se la sua allieva è in grado di impegnarsi in un cammino interiore di lavoro su di sé, se la sua coscienza si è svegliata dal torpore in cui riversa quando i pregiudizi sull’educazione sono i veri “padroni di casa” del cuore e della mente di una persona.

Ancora oggi, gli insegnamenti di Maria Montessori ci ricordano che:

è fondamentale essere consapevoli dell’importanza della nostra disposizione interiore nei confronti dei bambini.

Maria Montessori ci indica un nuovo tipo di relazione da instaurare con i nostri figli che si fonda su una profonda conoscenza di chi sono veramente i bambini, ma anche sulla consapevolezza che, per aiutare il loro sviluppo e non intralciarlo, è necessario:

  • lavorare molto su noi stessi
  • “depurarci” da atteggiamenti educativi cristallizzati che ci spingono alla collera, alla presunzione, all’orgoglio, all’utilizzo del ricatto affettivo – “Se mi vuoi bene devi ubbidirmi” -, all’iperprotezione

per disporci all’ascolto autentico dei bisogni dei nostri bambini.

“I genitori non sono i costruttori del bambino, ma i suoi custodi. Essi devono proteggerlo e curarlo in un senso profondo, come chi assume una missione sacra” (Maria Montessori).

Dobbiamo rinunciare alla convinzione radicata di essere noi i “creatori” dei nostri bambini, di plasmarne la mente che si sta sviluppando sotto i nostri propri occhi, di modellarne il carattere e trattare il bambino in modo più delicato e meno diretto di come siamo abituati a concepire. Si tratta di prenderlo sul serio, di riconoscere la sua dignità, assumere un atteggiamento da osservatori prudenti e rispettosi di tutte le sue espressioni di crescita.

L’adulto è invitato di continuo da Maria Montessori a liberarsi da una serie di convinzioni educative “implicite”, che influenzano la sua relazione con il bambino.

Una di queste è ritenersi il suo creatore.

È vero, scrive nel suo testo Il bambino in famiglia, il bambino è come cera molle, ma è a lui stesso che spetta il compito di “plasmarsi”, di formarsi sapientemente uomo.

“Quando essi (i genitori) si persuaderanno di non essere i costruttori, ma semplicemente i collaboratori della costruzione, tanto meglio potranno compiere il proprio dovere e aiuteranno il bambino con una più vasta visione. Soltanto se questo aiuto è dato convenientemente il bambino realizzerà una buona costruzione” (Maria Montessori).

Non dimentichiamo che educare non è “insegnare” nel senso di “mettere un segno dentro”, ma rispettare la nascente personalità di ciascun bambino, un essere molto diverso da come noi lo vediamo: non un trastullo per le nostre ambizioni a cui segniamo la strada in base ai nostri programmi, fin da quando è piccolo.

Essere adulti educatori, per la Dottoressa, significa

“assumere un raffinato compito di comprensione interiore e svolgere una funzione che non può essere appresa sui libri, né dalla voce di alcuno. Un sentire che il maestro o il genitore devono sviluppare in loro stessi e che è la parte più difficile nel processo di auto-formazione, perché implica una trasformazione profonda della propria interiorità. (…) Per incoraggiare lo sviluppo del bambino (…) rendiamo più mite la nostra personalità, pronti a cogliere ogni manifestazione che venga dal bambino e il resto verrà da sé. Smettiamo di prendere sempre noi l’iniziativa: (…) troveremo in tutto ciò un piacere nuovo. Non più quello di dirigere, di comandare, ma di aiutare in modo indiretto la vita ed è così che con la pratica riusciremo a perfezionare noi stessi” (Maria Montessori)

Dobbiamo essere disposti a modificarci, a cambiare e a crescere nella relazione con i nostri bambini, essere in grado di riconoscere in noi stessi emozioni e contenuti che non sempre risulteranno piacevoli, parti scomode e non integrate di noi stessi e avere la capacità di metterci in discussione.

Per i primi dieci anni della loro vita il canale preferenziale che i bambini utilizzano per esprimere le emozioni è quello non verbale. Perciò, i messaggi che ci inviano e le proiezioni che “gettano” su di noi non sono mediati dalle parole, ci piombano addosso con la stessa forza di un uragano.

Sarebbe importante, per esempio, prima di giungere a frettolose conclusioni o esprimere giudizi che proviamo ad ascoltare la risonanza che hanno dentro di noi i loro comportamenti e le loro parole.

“Perché mi irrita così tanto quando non vuole mangiare?”, “Perché sono più disposto ad assecondare Simona invece di Pietro?”, “Perché non tollero il suo pianto? Che ricordi mi suscita?”.

Solo se riusciamo a esaminare le nostre reazioni emotive possiamo evitare di confondere i nostri bisogni con quelli dei nostri figli.

Gli insegnamenti di Maria Montessori pongono molta enfasi sull’importanza dell’autoeducazione della nostra vita interiore?

Perché mai?

Perché è nella misura in cui noi adulti ci prendiamo cura della nostra crescita che saremo in grado di far evolvere il bambino nel suo sviluppo. Il suo percorso evolutivo deve essere un’occasione di maturazione anche per noi.

Nulla di più pericoloso del genitore che insoddisfatto della propria vita, del modo in cui è stato cresciuto, “chiede” al bambino di risolvere i suoi problemi personali, ricorrendo, per esempio, a metodi esageratamente autoritari o a forme di violenza “dolce” (molto più dannosa dell’aggressività palese), come può essere, per esempio, il ricatto: convincere il bambino che sarà amato solo se sarà come vogliamo noi, bravo, ubbidiente, calmo…

Allevare figli richiede una profonda conoscenza e padronanza di noi stessi.

Significa, soprattutto, avere consapevolezza della nostra biografia, di come siamo stati educati, per non rimanere imbrigliati nei “si è sempre fatto così” e “i grandi hanno sempre ragione”.

In modo particolare, ricordarsi e riappropriarsi di come abbiamo vissuto certe situazioni da bambini, ci consente di non proiettare sui figli le nostre delusioni e aspirazioni, pretendendo da loro che realizzino ciò che nella nostra vita è rimasto irrisolto.

Sono proprio i nostri “residui d’infanzia”, come ci ricorda Silvia Vegetti Finzi, ad offrirci l’opportunità di entrare in sintonia con loro. Se nel nostro passato vi sono state carenze, ferite, delusioni, queste esperienze possono essere recuperate e, attraverso una maggior consapevolezza di quello che può rendere felici i nostri bambini, essere trasformate positivamente.

“La consapevolezza è alla base della nostra capacità di costruire relazioni significative. Consapevolezza significa (…) vivere nel presente, consapevoli dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti e nello stesso tempo pronti a percepire quelli dei nostri figli. La capacità di prestare attenzione ai nostri processi interni ci permette di essere pienamente presenti nelle interazioni con gli altri, e di rispettare le loro esperienze individuali” (Daniel J. Siegel – Mary Hartzell)

“Mamma”, mi ha detto un giorno Alice, la mia bambina “sai, Montessori non è solo per i bambini, ma anche per gli adulti, per fargli capire come si trattano i bambini”.

Che grande lezione per me in quelle parole! E quanta verità!

Montessori non si occupa di come deve essere il bambino, di cosa deve imparare, ma si rivolge all’adulto ed è all’adulto che insegna come deve essere, affinchè il bambino possa crescere e svilupparsi.

“Il primo passo per risolvere in totalità il problema dell’educazione, non deve comunque essere fatto verso il bambino, ma verso l’adulto educatore: occorre chiarire la sua coscienza, spogliarlo di molti preconcetti, renderlo umile e passivo: infine, cambiare le sue attitudini morali” (Maria Montessori)

Non sono parole dolci quelle che la Dottoressa rivolge a noi adulti.

Non rischiamo, però, di sentirle colpevolizzanti.

Non serve infierire contro noi stessi.

Lavorare su noi stessi, per risvegliare la nostra coscienza e liberarci dai pregiudizi che inquinano la relazione con i nostri bambini, non significa pretendere la perfezione, ma essere anche in grado di individuare i nostri limiti e comprendere magari che per quanto ci si sforzi, ci sono comunque delle cose che non riusciamo a fare con i nostri figli; non perché non vogliamo, ma perché non ce la facciamo. Forse perché il più delle volte non l’abbiamo sperimentato noi stessi, non sappiamo come si fa.

Ecco che un atteggiamento più indulgente nei confronti dei nostri limiti ci consentirà, sicuramente, di essere più tolleranti anche con i nostri figli!

In fondo, scrive Bruno Bettelheim, per crescere ed educare bene i nostri figli

“(…) non bisogna cercare di essere dei genitori perfetti (…). La perfezione non è alla portata del normale essere umano (…). È invece alla portata di tutti essere genitori passabili”. L’importante è “che gli errori che commettiamo nell’educarli (errori il più delle volte dovuti semplicemente all’intensità del nostro coinvolgimento emotivo) siano più che compensati dalle molte occasioni in cui ci comportiamo in modo giusto con loro” (Bruno Bettelheim).

Montessori per genitori consapevoli, non perfetti.

E’ infatti la consapevolezza di chi siamo che ci porta a scoprire risorse e ricchezze inaspettate dentro di noi e a guidarci verso scelte educative coerenti e rispondenti ai reali bisogni dei bambini.

“Che cosa ci ha rivelato il bambino? Il bambino, quando viva in un clima di vita adatto, può mostrarci dei caratteri differenti da quelli che generalmente si conoscono. Esso ci dà le prove viventi che l’umanità può cambiare e migliorarsi fin dalle origini. Ma è necessario che il mondo degli adulti si trasformi: dobbiamo unirci, andare verso il bambino, avere fede in lui, costruire un «clima» adatto e trasformare noi stessi” (Maria Montessori).

Vuoi saperne di più su questo argomento e sugli insegnamenti di Maria Montessori riguardo l’autoeducazione della vita interiore degli adulti?

Allora scrivi a scuolagenitorimontessori@gmail.com

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