Avviene sempre più frequentemente.
Tante mamme arrivano in consulenza raccontandomi di non farcela più.
Mi dicono di sentirsi affaticate mentalmente ed emotivamente.
A sera arrivano sfinite.
Dopo una giornata di lavoro fuori casa, al loro rientro non fanno altro che trascorrere il resto del tempo a gestire i capricci dei loro bambini, i loro litigi con i fratelli, le opposizioni perché non ne vogliono sapere di smettere di giocare e andare a dormire avendo, però, lavato prima i denti…e in tutto questo cercare di controllarsi per non dire una parola in più o fare gesti inconsulti.
“E’ tutto così difficile e complicato!” – mi ha detto l’altro giorno una mamma – “Non avrei mai immaginato che fosse così faticoso crescere dei bambini! Io cerco di essere empatica, comprensiva, ma all’ennesimo urlo in faccia esplodo, urlo anch’io, gliene dico di tutti colori e qualche volta mi scappa anche la sculacciata. E non ottengo nessun risultato. Anzi. Mi sento una perdente, ma soprattutto una mamma tremendamente cattiva!”.
Crescere un bambino è sicuramente un’esperienza in grado di donarci tanta gioia, emozioni indescrivibili. È un cambiamento di vita a dir poco esaltante.
Ma è anche molto impegnativo e difficilmente si riescono a prevedere le fatiche che comporta allevare bambini.
Purtroppo le false credenze sulla maternità sono dure a morire.
Ed ecco che nel tentativo di corrispondere a un ideale di mamma brava e perfetta si vive questo ruolo continuamente proiettate sui bisogni dei figli, a discapito dei propri, costantemente preoccupate di ricordare cosa fare, cercando di non perdere il controllo sulla casa, sul lavoro, sulle attività da far svolgere ai bambini e sperimentando una grande fatica mentale che non si immaginava lontanamente potesse esistere e che purtroppo rischia di ritorcersi contro, in quanto lascia ampio spazio a vissuti di profonda inadeguatezza.
Situazione questa in cui è di grande aiuto, per le mamme che frequentano i miei percorsi di Scuola Genitori, la dimensione del gruppo da cui sentirsi comprese, non giudicate, sostenute ad andare avanti attingendo le risorse dentro di sé, quelle reali su cui ciascun genitore può contare e non quelle ideali che, proprio perché distanti dalla realtà, portano inevitabilmente a sentirsi un fallimento.
Che cosa aiuta una mamma a sentirsi una buona mamma, una mamma “accettabile” senza dover essere perfetta, rischiando di sentirsi costantemente impotente e inadeguata?
IL POTERE DELLA CONNESSIONE
La connessione è ciò che ci aiuta a stare meglio con noi stessi e con i nostri figli.
Tutta la vita, in modo particolare quando diventiamo genitori, è caratterizzata dalla connessione: l’attesa, l’allattamento, lo svezzamento, i momenti in cui ci prendiamo cura dei nostri figli attraverso le coccole, quando giochiamo con loro, quando comunichiamo con le parole ma anche con lo sguardo, quando ascoltiamo i loro racconti.
Tuttavia, anche la disconnessione fa parte della vita e della nostra relazione con i bambini.
Al termine della gravidanza la mamma si separa dal bambino.
Un po’ di tempo dopo il piccolo lascia il seno per un cibo più solido.
Poi man mano che cresce si allontana gattonando e successivamente camminando per andare alla scoperta del mondo.
Ma avviene anche che noi ci separiamo dai nostri figli per riprendere il lavoro e loro da noi per andare all’asilo, a scuola.
C’è anche una disconnessione più dolorosa, ed è quella che si verifica
quando perdiamo la pazienza e urliamo contro di loro perché fanno esattamente l’opposto di quello che gli chiediamo,
quando li minacciamo di punirli perché ci hanno mentito,
quando ci arrabbiamo perché ci rispondono male o si picchiano tra di loro o infastidiscono la sorellina appena arrivata.
Queste modalità aumentano la disconnessione, perché chiediamo troppo a noi stesse e di conseguenza ai nostri figli.
Intrappolate nell’ideale della mamma perfetta e prigioniere di schemi rigidi che non fanno altro che complicarci la vita, invece di impegnarci a essere la mamma di cui i nostri bambini hanno davvero bisogno ci paragoniamo ad altri genitori e temendo di avere meno energie, di essere meno pazienti, meno creative ci denigriamo e svalutiamo.
Nel tempo, prese dall’angoscia di sbagliare e di non offrire loro il meglio rischiamo di prestare attenzione solo agli aspetti che confermano le nostre paure, trascurando i veri bisogni sia nostri che dei nostri figli.
Dobbiamo invece diventare esperte nel ricreare la connessione, nel ricaricarci emotivamente, altrimenti il nostro malessere rischia di ricadere pesantemente sui nostri figli e sull’ambiente familiare in generale.
Come?
La parola d’ordine è divertimento!
Studi e ricerche segnalano che divertirsi è uno dei modi migliori per ritrovare se stessi.
Molto spesso la disconnessione ha luogo quando ci prendiamo troppo sul serio e, focalizzate esclusivamente sul dare priorità ai nostri figli, non ci autorizziamo a dedicare del tempo a noi stesse e al nostro benessere psicofisico.
“Eh si,” – mi dicono spesso le mamme che arrivano da me in consulenza o che partecipano ai miei corsi – “sarebbe bello riuscire a dedicarsi del tempo, ma le giornate volano e si arriva a sera stanche e sfinite. E poi, serve sicuramente un investimento economico significativo per pagarsi una vacanza o qualcuno che si occupi della casa o dei figli mentre si cerca di ricavarsi uno spazio tutto per sé”.
In realtà, non servono grandi sforzi per staccare la spina e divertirsi. E soprattutto non sono necessari grandi eventi.
Ascoltare un brano che ci piace in modo particolare,
indugiare un po’ di più nel sorseggiare un caffè,
parlare a lungo con un’amica,
leggere un bel libro lentamente,
dedicarsi a piccole frivolezze come fare un breve giro per negozi, anche senza fare acquisti.
Cara mamma, non lasciarti ossessionare del “dovere”, dal “Devo farcela a tutti i costi!”.
Qualche volta prova a sederti e riposare per due o tre minuti solamente e rivolgendoti a te stessa dì: “Mi siedo, rimango qui in presenza di me stessa e non faccio assolutamente niente!”.
La vita può aspettare un attimo mentre non sei occupata con essa.
E’ innegabile!
Quando diventiamo genitori, soprattutto per i primi anni, il tempo a nostra disposizione si riduce notevolmente.
Ciononostante dobbiamo continuare a coltivare, curare e difendere la nostra interiorità, a salvaguardare il nostro benessere mentale.
Ne beneficeranno anche i nostri figli con cui avremo più piacere di interagire, non solo per soddisfare le loro necessità primarie.
Solo una mamma in pace con se stessa è pronta per relazioni soddisfacenti e profonde.
SII UNA BUONA MADRE PER TE STESSA!
Ognuno di noi porta dentro di sé una madre e un padre.
Sono i nostri genitori interiori.
La nascita di un figlio riattiva, inevitabilmente, emozioni, pensieri, stati d’animo, credenze educative legati all’esperienza dell’essere stati figli.
Come ho già scritto in un articolo precedente e come ci ricorda Maria Montessori con il suo concetto di mente assorbente, siamo frutto di un lungo “assorbimento”.
Le esperienze vissute nel nostro primo ambiente, hanno contribuito a creare abitudini e convinzioni che fanno di noi i genitori che siamo adesso. Le informazioni che abbiamo ricevuto hanno dato forma alla nostra personalità. Sono penetrate nella nostra mente, nei nostri neuroni, diventando il modello genitoriale con cui affrontiamo la relazione con i nostri figli.
Questo è anche quanto ci confermano, oggi, le neuroscienze.
Prova, perciò, a osservare i tuoi genitori interiori e a percepire quanto le loro parole e i loro comportamenti risuonano ancora dentro di te, nel tuo cuore e nella tua mente.
Con consapevolezza e senza giudizio lascia andare tutto ciò che senti non ti è utile e piuttosto sforzati di trasformarlo in amore incondizionato, protezione, presenza, supporto per te.
Stai dalla tua parte, difenditi.
Legittima la tua stanchezza,
sii compassionevole verso i tuoi sbagli,
non infierire contro te stessa contro la tua incapacità, a volte, di mantenere l’autocontrollo,
sii più indulgente verso i tuoi limiti,
accetta che possono esserci momenti in cui non lo sopporti proprio tuo figlio con i suoi comportamenti imbarazzanti, esagerati, irritanti, fastidiosi che feriscono profondamente la tua sensibilità,
chiediti spesso se quello che stai facendo ti rende davvero felice o lo fai per compiacere gli altri,
credi nelle tue potenzialità
e soprattutto
incoraggiati a lasciar perdere lo zelo della perfezione.
“Non è assolutamente necessario che noi appariamo perfetti agli occhi dei bambini”. Maria Montessori
Se senti di fare fatica a occuparti di te e del tuo benessere interiore allora contattami compilando il modulo qui sotto