Da sempre la mano rappresenta un’importante testimonianza della propria esistenza, un canale comunicativo insostituibile.
Durante i primi 6 anni di vita, la mano permette al bambino di agire e, perciò, di conoscere il mondo. Già a pochi mesi, esprime il suo bisogno di prendere con le mani.
Certo, all’inizio la sua azione è non è consapevole, ma nel giro di poco tempo la prensione si trasforma in un vero e proprio esercizio.
Il bambino afferra gli oggetti:
- per portarli alla bocca
- per infilarli nelle scatole
- per passarli da una mano all’altra
- per batterli e fare rumore
- per lanciarli.
Tutte attività in cui polarizza al massimo la sua attenzione e che rappresentano l’A, B, C dell’agire umano. Il bambino
“mostra una irresistibile tendenza a toccare tutto e a soffermarsi sugli oggetti. È occupato di continuo, felice, sempre affaccendato con le sue mani. La sua intelligenza (…) ha bisogno di un ambiente che offra motivi di attività, perché ulteriori sviluppi psichici devono avvenire in questa epoca formativa”.
MARIA MONTESSORI
La Dottoressa è chiara e non lascia spazio a dubbi o fraintendimenti.
IL LAVORO DELLA MANO SVELA QUANTO LA MENTE E’ IN AZIONE!
Quelli che possono sembrarci giochi banali, puerili, attività “disturbanti” che recano solo fastidio, in realtà ci rivelano COME FUNZIONA LA MENTE DEL BAMBINO che esplora, ricerca, “studia” attentamente gli oggetti, inventa, proprio come un vero scienziato.
Perciò
“Consentiamogli l’esplorazione senza entrare in conflitto con lui. Chiudiamo a chiave o mettiamo in alto ciò che non deve prendere, ma lasciamogli ampie possibilità esplorative. Deve toccare per capire, per crescere, per costruire i concetti base della mente umana, per capire le differenze e le uguaglianze, i contrasti e le somiglianze”.
G. H. FRESCO
Il lavoro che il bambino compie attraverso le sue mani è un vero lavoro, nel senso che gli permette di evolvere sul piano psichico, di crescere, di costruirsi un pensiero, una personalità.
Stai attento, allora, caro genitore a ciò che offri alle mani dei tuoi bambini.
Evita, per esempio, giochi commerciali, costruiti prevalentemente in plastica coloratissima, che disturbano l’attenzione dei bambini con i loro esagerati stimoli e inducono a gesti stereotipati.
Tieni presente che l’eccesso di colori, suoni, movimento li eccita e li stanca in maniera poco naturale.
Di fatto li sfinisce.
Se vuoi rispondere ai veri bisogni del tuo bambino occorre andare sul semplice: proponi oggetti in legno, osso, metallo, stoffa, leggeri, proporzionati alle sue mani come piccoli sonagli, nastri colorati, oggetti che abbiano caratteristiche sensoriali diverse (morbidi, duri, lisci, ruvidi, piccoli, grandi…), da infilare in semplici scatole forate, oggetti piccoli e grandi che possono mettere uno nell’altro, ma anche giochi da trainare o da spostare. Tanti di questi (oggetti) sono reperibili in casa: tappi di ogni tipo, coperchi di barattoli, scatole di diverse dimensioni, grosse castagne, rotoli di cartone, stoffe, mollette, piccoli mestoli, grandi cuscini, piccole panchette o sgabelli da spingere.
Sappi, in ogni caso, che non è necessario sollecitare di continuo il tuo bambino ad essere occupato in un’attività. Lascia che faccia da sè (già a partire dal sesto mese i bambini sono capaci di “scegliere” un oggetto che li attrae in modo particolare!), con i suoi tempi, senza mettere fretta.
Man mano che cresce, il tuo bambino affina le sue abilità manuali. La mano diventa, perciò, uno strumento per la manipolazione, ma soprattutto un prezioso sostegno alla sua autonomia, in azioni come lavarsi, vestirsi, mangiare ecc. Solo se questi passaggi verranno rispettati, imparerà a coordinare le proprie mani e quindi anche a dipingere, colorare, scrivere quando sarà più grande.
Il grande Pitagora sosteneva che l’uomo è in grado di pensare perché ha una mano, sottolineando già allora quel legame strettissimo tra quest’ultima e la mente che ritroviamo nella pedagogia montessoriana a proposito dello sviluppo psichico del bambino.
“Potremmo dire che quando l’uomo pensa, egli pensa ed agisce con le mani”.
MARIA MONTESSORI
Oggi si sa che nei polpastrelli delle dita di una mano si concentrano il maggior numero di corpuscoli di Pacini, che discriminano informazioni sul contatto e sul movimento da inviare al cervello.
Più questo processo è frequente più si rafforzano le vie nervose cerebrali. Le mani e il cervello si muovono insieme,
“il gesto (…) ha una presa diretta sulle funzioni mentali, ha immediatamente una risonanza psichica”.
Dal secondo anno in poi le mani diventano sempre più “potenti” ed espressione di una intelligenza che osserva, studia, indaga, inventa, costruisce. Il bambino ne affina la precisione e acquista maggiore abilità in attività come il disegno o che implicano l’incollare, il lavare, il tagliare, il piegare, l’assemblare.
Cresce l’interesse a vestirsi e svestirsi da soli, ma anche verso attività sempre più complesse e legate, in modo particolare, alla quotidianità nella casa:
- lavare gli indumenti
- annaffiare le piante
- apparecchiare la tavola
- preparare una buona merenda
- spremere un’arancia
- tagliare le verdure
- spazzare il pavimento.
Fino ai 6 anni l’ambiente familiare è estremamente affascinante per i bambini; desiderano partecipare ed essere coinvolti in tutto ciò che si svolge all’interno di esso.
“Se si volesse stabilire un principio, diremmo essere necessaria la partecipazione del bambino alla nostra vita, perché nell’epoca in cui egli deve imparare a muoversi, non può imparare bene se non lo vede fare (…). Dare al bambino questa ospitalità, cioè, farlo partecipare alla nostra vita, è difficile, ma non costa nulla (…). Si tratta di un periodo della vita del bambino in cui desidera fare tanto con le mani e farlo bene. Un’età in cui “tende a toccare tutto, mentre gli adulti gli lasciano toccare poche cose e gliene proibiscono molte”.
MARIA MONTESSORI
È importante, perciò, aiutare i nostri bambini affinchè riescano nelle loro piccole imprese.
Questo significa organizzare per loro un ambiente “di vita reale, con oggetti proporzionati a loro” dove possano provare, riprovare e ripetere secondo i propri ritmi e le proprie modalità.
E poi, far vedere come si usano (gli oggetti) attraverso, quelle che Maria Montessori definisce “presentazioni”: facciamo vedere ai bambini come si fa, con gesti chiari, nitidi, al rallentatore, mostrando con cura i vari passaggi sotto i loro occhi, per permette loro di assorbire con precisione e non sentirsi costretti a chiedere aiuto.
Servendoci di questi criteri possiamo mostrare:
- come si sposta una sedia senza far rumore
- come si versa l’acqua nel bicchiere
- come si avvita e svita un barattolo di vetro
- come si raccolgono le briciole di pane cadute per terra
- come si apre e chiude un rubinetto
- come ci si pettina
- come ci si infila una maglia.
Ricordo una mamma che durante un incontro in cui si parlava dell’importanza di adottare movimenti lenti per mostrare ai bambini come si fanno bene le cose esclamò: “Adesso capisco perché la mia bambina si innervosisce così tanto quando prova ad abbottonarsi la giacca. Mi ha sempre visto farlo in fretta e questa è la modalità che lei ha appreso, la stessa che ancora non le permette di acquisire questa capacità!”.
“Abbiamo potuto constatare così in mille casi che il bambino ha bisogno non soltanto di un oggetto interessante, ma anche di conoscere il modo esatto di procedere nei movimenti quando lo maneggia. È l’esattezza che lo interessa e lo trattiene nel lavoro”.
MARIA MONTESSORI
Ogni volta che i nostri bambini usano malamente un oggetto o svolgono in maniera non corretta un’azione, chiediamoci se dell’uso di quell’oggetto o dello svolgimento di quell’attività abbiamo offerto una presentazione accurata o frettolosa.
Grazia Honegger Fresco scrive:
“Meglio ripeterla al più presto e al rallentatore (…). Di ogni occasione perduta dovete rammaricarvi, tornando un passo indietro a ripeterla con buon umore, perché non sia perduta per sempre”.
Non dimentichiamo, allora, che attraverso queste esperienze il bambino non solo acquisisce delle abilità, ma progredisce nella formazione della sua personalità, nel suo sviluppo.
“(…) lo sviluppo del bambino è legato alla mano, la quale ne rivela lo stimolo psichico (…) con l’attività manuale egli raggiunge un livello più alto, ed il bimbo che si è servito delle proprie mani ha un carattere più forte”.
MARIA MONTESSORI
P. S. Se desideri approfondire quanto hai appena letto o richiedere una consulenza pedagogica (in questo periodo sono disponibile su Skype) contattami scrivendo a info@danielascandurra.com
2 Comments
Anna
Grazie Daniela, per le tue preziose riflessioni.
Daniela
Grazie a te Anna per aver letto l’articolo! Se ti sembra utile condividilo pure con i genitori che conosci
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