IL BAMBINO PADRE DELL’UOMO!
Una delle più provocatorie e rivoluzionarie affermazioni di Maria Montessori che stravolge totalmente la nostra idea di relazione adulto – bambino.
Un invito a una radicale “conversione”: il bambino è il vero Maestro, dobbiamo guardare a lui, studiarlo, osservarlo per farci dare indicazioni su come poterlo aiutare.
Ma cosa significa tutto ciò concretamente?
Il concetto è reso al meglio da un esempio tratto dalla vita quotidiana di Maria Montessori, raccontato dal nipote Mario M. Montessori Jr. e nella cui lettura mi sono imbattuta tempo fa.
“Mia nonna prendeva il sole seduta in giardino a Barcellona. Io e mia sorella maggiore (lei aveva circa 9 anni e io 7) volevamo giocare alla parrucchiera ed eravamo alla ricerca di un cliente. Quando vedemmo la nonna, pensammo che poteva essere una facile preda. E di certo lo era…con piacere.
Ci teneva al suo aspetto, ed era sempre ben curata e con i capelli pettinati in modo ordinato (con l’avanzare degli anni, spesso ero io a farlo, se mi capitava di trovarmi in sua compagnia e se lei aveva bisogno di aiuto).
Quel giorno non fece eccezione.
Mettemmo una salvietta attorno al suo colo, le sciogliemmo i capelli, glieli pettinammo per togliere tutti i nodi, prendemmo un secchio d’acqua, le matite colorate e gli elastici e ci mettemmo al lavoro. Prendevamo una ciocca di capelli, le pettinavamo, la bagnavamo, la attorcigliavamo con una delle matite, e la fissavamo con l’elastico. Ripetemmo i vari passaggi con il resto dei capelli.
Infine, venne il momento di asciugarli.
Ci trovavamo però in un giardino infossato, e il sole era già sceso, perciò ci volle un bel po’ per asciugarli. Allora tutte le matite vennero rimosse e i capelli pettinati con cura (ovviamente aveva un’aria ridicola), dopodichè la lasciammo libera. Se ne andò, dopo aver pagato con dei soldi veri.
Ci avevamo messo più di due ore per completare la faccenda.
Io e mia sorella eravamo molto felici, soddisfatti e piacevolmente stanchi, che è poi quello che succede dopo aver svolto con successo un compito interessante. Ma il giorno successivo la nonna si prese il raffreddore.
La famiglia la rimproverò dicendole: «Perché hai permesso ai bambini di bagnarti i capelli e lasciarti così a lungo all’ombra?»
Lei si mise a ridere (amava farlo ed era liberatorio guardarla mentre rideva) e rispose: «Perché si stavano divertendo ed erano così concentrati. Che importa se ora ho il raffreddore? Me la caverò».
Si era messa a ridere per via degli adulti che si preoccupavano troppo di sciocchezze come un raffreddore, ignorando quanto fosse stato importante quell’episodio nello sviluppo dei bambini che amava”.
Devo essere sincera! La lettura di questo brano mi ha toccato profondamente e soprattutto mi ha fatto sorgere alcune domande che vorrei condividere con voi:
- Che risonanza hanno dentro di noi le richieste che ci rivolgono i nostri bambini?
- Che peso diamo alle loro domande?
- Siamo in grado di ascoltare e accogliere i loro bisogni momento per momento oppure presi dalle nostre occupazioni o dalla preoccupazione di essere da loro “schiavizzati” mettiamo in atto quella che potremmo definire la pedagogia del non (L. M. Lorenzetti)? “Non ho tempo”, “Non disturbarmi”, “Non toccare”, “Non correre”, “Non piangere”, “Non urlare”, “Non sei capace”.
“Educare dal negare è operare contro la natura stessa del bambino, che è essenzialmente positiva e propositiva, poco incline al negativizzare e al non fare, spiritualmente elevata e dotata della squisitezza di un intelletto d’amore”
(L. M. Lorenzetti).
Montessori ci aiuta ad accorgerci che il bambino che siamo abituati a conoscere, quello che fa tanti capricci, che pretende un giocattolo dietro l’altro, che urla per ottenere qualcosa o che non riesce a stare fermo, non è il vero bambino, ma un bambino le cui energie sono state dirette altrove, proprio come all’acqua di un fiume possono frapporsi ostacoli che ne impediscono il normale scorrimento. E’ un bambino che si trova in un contesto ambientale che non aiuta e sostiene il suo sviluppo, che non gli dà la considerazione che merita, un ambiente dove non esistono le condizioni necessarie perchè possa sperimentare la serenità emotiva e rivelarsi per chi veramente è: lui il bambino, Padre dell’uomo e nostro Maestro!
“Segui il bambino” è il monito montessoriano; seguilo nei suoi bisogni – quelli veri! – nei suoi interessi, nel suo desiderio di essere autonomo, di fare da solo, nel suo istinto irrefrenabile ad agire, a fare, ad essere occupato in attività che gli permettono di muoversi e che può liberamente scegliere, nel suo bisogno di interagire con adulti pazienti, calmi, rispettosi, amorevoli, gioiosi.
E invece il più delle volte pretendiamo che sia il bambino a seguirci, ad adattarsi ai nostri bisogni, ai nostri tempi.
Dopo una giornata trascorsa alla scuola dell’infanzia lo “scarrozziamo” per ore, in giro per la città, perché dobbiamo sbrigare delle commissioni e ci irritiamo nel momento in cui mostra evidenti segni di stanchezza e nervosismo oppure ci lamentiamo di quanto sia disubbidiente la nostra bambina di 5 anni perchè non vuole più tornare a casa dopo aver trascorso il pomeriggio dalla sua amica del cuore.
“Partiamo a bulldozer con l’intenzione, più o meno nascosta, di volerlo modellare come piace a noi”
(G. Honegger Fresco).
Educare per Maria Montessori significa eliminare quelle condizioni di vita che fanno risaltare solo caratteri di stanchezza, difesa o disagio, per offrire al bambino l’opportunità di esprimersi per chi veramente egli è: lui il bambino, Padre dell’uomo!
Dobbiamo imparare ad osservare i nostri bambini in modo accurato e coltivare la capacità di vedere al di là di ciò che si vede, per farci insegnare da loro stessi ciò di cui hanno bisogno per procedere nel loro sviluppo.
Occorre guardare con occhi diversi quello che i nostri figli fanno, per scoprire grandi risorse a noi sconosciute.
Serve una nuova chiave di lettura!
E’ necessario dotarci di quello che Maria Montessori definiva un “microscopio spirituale”, uno sguardo particolarmente raffinato e attento che ci permette di vedere realmente i nostri bambini, con le loro caratteristiche psichiche naturali: attivi, operosi, riflessivi, autonomi, contenti, amanti dell’ordine, sereni, sicuri di sè, capaci.
“Tornare a ri-guardare i bambini, ecco il messaggio di Maria Montessori, nel doppio senso di aver riguardo per loro e nel tornare a guardarli, per capirli, amarli, rispettarli”
(Raniero Regni).
È il bambino il Padre dell’uomo, il suo Maestro.
Montessori osa ancora di più: il bambino è il “Messia”, “l’eterno Messia, inviato continuamente fra gli uomini che sono caduti per aiutarli a risollevare se stessi” (Maria Montessori).
Maria Montessori non si stanca di ripeterlo.
È in questo modo che lei ci invita a guardare al bambino, con un grande atteggiamento di fiducia nei poteri dell’infanzia, tutti da scoprire, nella stessa maniera in cui Aladino scopre, accidentalmente, un tesoro nascosto nella profondità della terra:
“Io cominciai la mia opera come un contadino che avesse messa da parte una buona semenza di grano, e al quale fosse stato offerto un campo di terra feconda, per seminarvi liberamente. Ma non fu così. Appena mossi le zolle di quella terra io vidi oro invece di grano, le zolle nascondevano un prezioso tesoro. Io non ero il contadino che avevo creduto di essere: io ero piuttosto come lo sciocco Aladino che aveva tra le mani senza saperlo una chiave capace di aprire i tesori nascosti”
(Maria Montessori)
Lasciamo dunque che sia il bambino a “guidarci”, a farci comprendere quali siano le sue reali necessità, la meta giusta verso cui dirigerlo!
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