Non c’è dubbio!
Diventare genitori è un’esperienza ineguagliabile, unica al mondo, altamente emozionante e gratificante. Un’avventura straordinaria!
Anche se a volte difficile.
Molto spesso, infatti, in questo periodo particolarmente delicato e complesso, di fronte al nuovo nato che reclama amore e dedizione assoluta ci si ritrova affaticati fisicamente ed emotivamente, sempre più soli, senza parenti e amici che possano fornire aiuti concreti. Il senso di responsabilità che si prova è nuovo e fortissimo, come pure il bisogno di ritrovare un nuovo equilibrio di coppia. Per non parlare della necessità di riorganizzare e ristrutturare i ritmi di vita quotidiani.
La tentazione, allora, di trovare soluzioni rapide e sicure per fronteggiare i dubbi, i timori, le incertezze e gli interrogativi che costellano, inevitabilmente, l’arrivo di un figlio è dietro l’angolo.
D’altronde, viviamo nell’epoca del progresso e della performance dove tutti devono offrire prestazioni, essere sempre all’altezza delle situazioni, a cominciare dalle mamme e dai papà che devono dimostrarsi capaci, indipendentemente dalle circostanze, di uscire indenni dalla rivoluzione che diventare genitori comporta.
Ed ecco che ci lasciamo sommergere da informazioni di ogni tipo, cominciamo a dipendere costantemente dai consigli degli “esperti”, dimenticando che nelle relazioni umane le risposte prefabbricate che suggeriscono cosa dire e fare in ogni circostanza sono inutili, dannose e inefficaci, perché tendono a escludere il valore della relazione.
Sicuramente l’attrattiva esercitata dalle “istruzioni per l’uso” su come diventare genitori perfetti, proposte da tanti manuali o “specialisti” del settore rimane molto forte, soprattutto quando fatichiamo a comprendere il perché di determinati comportamenti dei nostri figli o se e come intervenire, oppure nel caso in cui ci domandiamo come mai, nonostante si sia provato il “metodo” giusto, i nostri bambini sembrano non essere felici.
Ma non possiamo vivere la vita come una partita da giocare attenendoci alle istruzioni.
Quando in un rapporto importante, come quello tra genitore e figlio, ci si affida al tecnicismo e si frappone “ciò che si sa” a “ciò che si è”, non ci si pone in una dimensione di cura. Con i bambini non possiamo generalizzare; ogni bambino è unico e irripetibile e come tale va rispettato. Il suo primo e importante bisogno è quello di stabilire una buona relazione con i suoi genitori.
Come ho già scritto in un altro recente articolo, B. Bettelheim ci ricorda che per crescere ed educare bene i nostri figli,
“ (…) non bisogna cercare di essere dei genitori perfetti (…). La perfezione non è alla portata del normale essere umano (…). È invece alla portata di tutti essere genitori passabili”,
o secondo una felice definizione di D. Winnicott
“sufficientemente buoni”,
come a indicare le possibilità di recupero su cui possono contare un padre e una madre.
Un genitore che fa i suoi piccoli o grandi errori e che è consapevole dei limiti e delle carenze della propria umanità è sicuramente più sereno, ma soprattutto più tollerante verso le “imperfezioni” del proprio bambino e gli alti e bassi del suo percorso di crescita.
L’importante è
“che gli errori che commettiamo nell’educare i nostri figli (errori il più delle volte dovuti semplicemente all’intensità del nostro coinvolgimento emotivo) siano più che compensati dalle molte occasioni in cui ci comportiamo in modo giusto con loro”.
(B. Bettelheim)
Non esistono formule magiche per essere “bravi genitori”, sempre comprensivi, pazienti, calmi.
E’ molto difficile mantenere questi atteggiamenti quando il comportamento dei nostri figli ci provoca emozioni forti e intense.
E anche se a volte riusciamo a non lasciarci coinvolgere eccessivamente, ci sono momenti in cui non li sopportiamo proprio i nostri bambini con i loro comportamenti imbarazzanti, collerici, fastidiosi, che feriscono profondamente la nostra sensibilità!
“E’ sin troppo facile idealizzare il mestiere di madre. Sappiamo, invece, che ogni lavoro comporta comporta una certa dose di frustrazioni e noiosa routine, oltre a momenti in cui si vorrebbe fare tutto tranne quello. Perché mai ciò non dovrebbe verificarsi anche quando si accudiscono lattanti e bambini?”
(D. Winnicott)
Dobbiamo smetterla di pretendere di essere “falegnami”; dobbiamo invece coltivare l’arte del “giardiniere” perché:
“…i bambini non sono tavoli da costruire sperando che i chiodi piantati oggi li rendano solidi domani. Sono piuttosto orchidee, lilium, margherite: fiori diversi da far sbocciare nel miglior ambiente possibile fino a creare un ecosistema”.
(A. Gopnik)
Il segreto per essere un buon genitore, un genitore “ quasi” perfetto, risiede nello sforzo di comprenderci meglio, di fare chiarezza su noi stessi, per guadagnare più consapevolezza nella relazione con i nostri figli. La consapevolezza di chi siamo ci aiuta a conoscerci meglio e ci porta a scoprire risorse e ricchezze inaspettate dentro di noi che ci mettono sicuramente nelle condizioni di capire le ragioni dei nostri figli, provare a mettersi nei loro panni, costruire con loro una profonda e stabile relazione emotiva ed affettiva.
Perché quello che conta non sono tanto le prestazioni miracolose quanto ciò che mettiamo noi nella relazione con i nostri bambini.
Solo lo sforzo personale di raggiungere una comprensione più profonda di noi stessi ci permetterà di capire i motivi per cui piangono, mentono, urlano, continuano a svegliarsi la notte, non vogliono andare a scuola, dicono parolacce, fanno le bizze e questo ci aiuterà a comportarci senza la necessità di seguire istruzioni da manuali, arroccarci su posizioni assolute e dogmatiche o aderire a “programmi di rieducazione” genitoriale, peraltro incompleti.
I bambini non sanno che farsene di genitori intransigenti e distanti emotivamente, così concentrati sul figlio ideale (esistente solo nella fantasia degli adulti) o sulla propria “presunta perfezione”, da non accorgersi del bambino reale e dei suoi veri bisogni.
“Non è assolutamente necessario che noi appariamo perfetti agli occhi dei bambini; invece è necessario riconoscerei nostri difetti (…). Non è nostro dovere di essere esempio di perfezione per il bambino, poiché davanti ai suoi occhi noi avremo sempre i nostri difetti”.
(Maria Montessori)
Non abbiamo timore: i nostri figli cresceranno anche guardando ai nostri difetti, alle nostre mancanze!
Le imperfezioni fanno parte del nostro essere genitori. Non dobbiamo cancellarle, dobbiamo piuttosto coltivare quella capacità “primaria” di essere presenti nella vita dei nostri bambini per amarli, proteggerli e rispondere ai loro bisogni senza lasciarci sopraffare dalla fatica, la stanchezza, i sensi di colpa, le inquietudini.
“Essere genitori è davvero un’arte raffinata, da reinventare in ogni tempo e per ogni figlio: ogni volta è un ricominciare da capo, ogni volta siamo profondamente diversi, ogni volta è una splendida coraggiosa avventura da imbastire insieme”.
(G. Honegger Fresco)