Si è trattato di una dura prova.
Si, questa quarantena ci ha resi, in qualche modo, genitori allo sbaraglio.
Chi avrebbe mai pensato che ci saremmo trovati a fare i conti con una situazione del genere? Costretti a vivere chiusi in casa, 24 ore su 24 con i nostri figli, alle prese con un modo diverso, e per tanti nuovo, di gestire il nostro lavoro e nel contempo con la necessità di improvvisarci insegnanti dei nostri figli. Per non parlare del sovraccarico emotivo, nostro e dei nostri figli, che ci ha dato non poco da fare.
Situazione che ha presentato una serie di variabili davvero infinite e proprio per questo anche tu, come tanti genitori, ti stai chiedendo che implicazioni avrà, quanto è accaduto, sulla salute mentale ed emozionale dei tuoi figli.
Non ci sono risposte assolute a questo quesito, anche se le mie conoscenze pedagogiche sullo sviluppo dei bambini, la mia lunga esperienza di lavoro a contatto con le mamme e i papà e le conoscenze neuroscientifiche sullo sviluppo del cervello infantile mi confermano che le esperienze ripetute modificano l’architettura del cervello dei nostri figli. Maria Montessori riferendosi alla mente “assorbente” del bambino scrive che le esperienze
“si incarnano in lui. Il bambino crea la propria «carne mentale», usando le cose che sono nel suo ambiente”.
In tutto questo, una differenza sostanziale è rappresentata dalla capacità dell’adulto di agire con consapevolezza e intenzionalità affinchè, anche le esperienze più difficili, possano trasformarsi, per i propri figli, in opportunità di crescita.
Non so come sia andato per te e per i tuoi figli questo periodo di quarantena. Ciò che in ogni caso mi sento di dirti è che, qualsiasi sia stata la tua esperienza,
ci sono 3 CONCETTI CHIAVE che come genitore devi conoscere.
- ESSERCI PER IL TUO BAMBINO
L’ importante adesso è ESSERCI!
Sia che tu abbia utilizzato questa situazione sfidante come opportunità per migliorare la tua relazione con i tuoi figli sia che, per svariati motivi, tu non abbia potuto giovarti di questa occasione, adesso è il momento di esserci con tutta la tua attenzione e con consapevolezza, mentalmente ed emotivamente, quando sei insieme al tuo bambino.
Forse, questo isolamento ha prodotto effetti “indesiderati” sul tuo bambino; è perciò probabile che dopo mesi di clausura tu ti ritrova con un figlio più irritabile, più capriccioso, che continua a chiamarti durante la notte, che manifesta paure prima inesistenti, che non vuole più uscire di casa, che ha spesso sbalzi d’umore, intollerante alle regole, molto svogliato nel fare i compiti.
Non disperare!
Persino in situazioni di grande difficoltà, la presenza affidabile anche di un solo adulto, nella vita dei bambini, può avere effetti straordinari sulla loro salute globale.
“La capacità dei genitori di esserci, quindi, favorisce nel bambino la formazione di vie neurali che promuovono lo sviluppo della consapevolezza della propria individualità, e di qualità come grinta, forza e resilienza”.
D. J. Siegel/ T. P. Bryson
Perciò, se non sai come affrontare questo post – emergenza, sappi che c’è una cosa importante che puoi fare, la migliore di tutte. E, cioè, esserci per il tuo bambino. Stargli vicino, fisicamente ed emotivamente, facendolo sentire:
- Protetto – i bambini hanno bisogno di sapere che i loro genitori sono in grado di proteggerli fisicamente, ma anche emotivamente. In questo periodo, nella situazione di eccezionalità che stiamo ancora vivendo, forse ti sarà capitato più volte di perdere la pazienza e di dire qualche parola di troppo: “Non ti sopporto più!”, “Sei una frana!”, “Ad essere così svogliato non combinerai niente nella vita!”. Può succedere, soprattutto quando la pressione non ci dà tregua. L’importante, in tutte queste situazioni, è correre ai ripari, riparare il danno, anche chiedendo scusa. “Non è assolutamente necessario che noi appariamo perfetti agli occhi dei bambini; invece è necessario riconoscere i nostri difetti ed accettare pazientemente le loro giuste osservazioni. Riconoscendo questo principio, ci si potrà (…) scusare davanti ai bambini quando si è commesso qualcosa di ingiusto” (Maria Montessori). In questo modo, i nostri figli si sentiranno protetti dal nostro amore.
- Compreso – anche quando esprime emozioni poco piacevoli! In questo caso vivrà la sensazione che non scartiamo niente del suo “paesaggio interiore”. La nostra attenzione è concentrata su tutte le emozioni e i pensieri che abitano la sua interiorità. Maria Montessori ci ricorda che bisogna “imparare a capire il linguaggio dell’anima che si forma, come ogni altro linguaggio, se si vogliono conoscere le necessità dei piccoli essere e persuadersi della loro importanza per la vita che si sviluppa”. Forse il tuo bambino ti sembra esageratamente geloso della sorellina oppure ti senti impotente di fronte agli improvvisi e continui scatti d’ira della tua bambina e non sai più che strategie metter in campo. Sappi che la cosa migliore che puoi fare è cercare di essere consapevole che c’è qualcosa di più, oltre le apparenze, al di là delle tue supposizioni. I tuoi figli avvertiranno, in questo modo, che senti ciò che avviene dentro di loro, che cerchi di comprendere ciò che li fa soffrire, ciò che li turba. In fondo, quello di cui hanno veramente bisogno è che qualcuno stia in ascolto dei loro stati d’animo in modo affidabile, concentrandosi di meno su un apparente “cattivo” comportamento e dando più importanza all’emozione che vi sta dietro.
- Confortato – I nostri bambini hanno bisogno di sapere, nel profondo del loro cuore, che noi ci siamo anche quando danno il peggio di sé. Così come hanno bisogno di credere che siamo in grado di farci carico della loro sofferenza, senza lasciarci prendere dall’ansia. È una lezione di vita importante quella che permette ai nostri figli di imparare che la vita è anche dolorosa. Ma questo sarà possibile nella misura in cui sperimenteranno la consapevolezza che nei momenti difficili non saranno mai soli. “E’ la vita! Si può dire a un bambino che affronta una sofferenza ingiusta ma inevitabile, avendo poi cura di ricostruire con lui tutte le possibilità di soluzione: ce ne sono sempre”. Silvia Vegetti Finzi
- PER ESSERCI CON IL TUO BAMBINO DEVI ESSERCI PRIMA PER TE STESSA/O
Quando, per svariati motivi, siamo sotto stress, la nostra capacità riflessiva rischia di essere compromessa. Tendiamo, perciò, a reagire con i nostri figli in maniera impulsiva, diventiamo più rigidi e intolleranti, non riusciamo a sintonizzarci con i loro stadi d’animo ed è facile, a questo punto, fraintendere i loro comportamenti, arrivando a una momentanea rottura della relazione.
Per essere in grado di esserci con i nostri figli, soprattutto nella fase delicata di questo post-emergenza, dobbiamo innanzitutto saper esserci per noi. Continuo a ripeterlo: è nella misura in cui ci prendiamo cura di noi stessi che saremo in grado di occuparci dei nostri figli. È lo stesso concetto della maschera di ossigeno in aereo: solo dopo averla indossata possiamo aiutare chi ne ha bisogno. Diversamente, metteremo in pericolo la nostra sopravvivenza e quella altrui. Perciò: se non ti prendi del tempo per curare la tua interiorità, come puoi occuparti del tuo bambino e fornirgli conforto e consolazione nel momento del bisogno? Se non lavori per costruirti un carattere forte in grado di fronteggiare le difficoltà, come potrai aiutare tua figlia a diventare resiliente?
Se siamo stanchi, nervosi, tristi, in cattiva salute non potremo rispondere al meglio ai bisogni dei nostri figli.
Il tempo passato da solo con te stessa/o è fondamentale per recuperare energia, vitalità, positività. Non sentirti in colpa se ogni tanto hai bisogno di staccare la spina; anzi, assicurati di poterti ritagliare tempo solo per te. Creati piccole sacche di tempo all’interno dei ritmi sostenuti che caratterizzano la tua quotidianità: sorseggia lentamente un caffè, parla con un amico, riscrivi qualche riga di un libro che ti ha colpito particolarmente, pratica la meditazione, padroneggia qualche tecnica di rilassamento, spegni il cellulare, ascolta buona musica, mangia sano.
Prenderci cura della nostra salute fisica ed emotiva è la prima regola fondamentale ed imprescindibile per crescere e guidare efficacemente e correttamente i nostri figli.
- LAVORA PER AUMENTARE IL LIVELLO DI CONSAPEVOLEZZA GENITORIALE
Nella relazione con i nostri figli è importante essere consapevoli che le nostre emozioni, i nostri vissuti, le nostre aspettative determinano e guidano i nostri atteggiamenti e la nostra azione educativa. Ricordiamoci che essere genitori è innanzitutto un’esperienza interiore che mette in moto dinamiche profonde, di cui è necessario divenire consapevoli.
Le proiezioni dei nostri figli, su di noi, sono massicce e immediate, i messaggi nascosti nei loro “incomprensibili” comportamenti potenti, i bisogni che esprimono totalizzanti.
Che emozioni tutto questo innesca dentro di noi? E come queste emozioni, attraverso la loro intensità e la modalità con cui vengono espresse, facilitano o meno la relazione con i nostri bambini? Quante e quali emozioni suscitano in noi il disagio, le paure, le regressioni che i nostri bambini stanno manifestando in questo post-emergenza?
La consapevolezza genitoriale non è un dato di fatto, né tantomeno una scelta lasciata alla “buona” volontà del genitore. Si tratta, invece, di una capacità raffinata di auto-osservazione, di una disponibilità a monitorare costantemente cosa si muove dentro di noi, per non rischiare che i nostri figli vengano investiti di contenuti ed emozioni che non gli appartengono, ma che invece rappresentano la nostra storia.
Allora, di fronte alle fatiche che i nostri figli esprimono, proviamo a chiederci: “Cosa sta provando mia/o figlia/o? Che cosa sta esprimendo? E cosa succede dentro di me? E’ appropriata l’emozione che provo? Che cosa mi evoca?”
E poi: “Come posso rispondere a questo suo bisogno? Che senso posso rimandare a questa sua esperienza emotiva?”
Caro genitore, devi avere il coraggio di fare risuonare dentro di te l’eco di ciò che il tuo bambino sta vivendo in questo momento, senza che il suo vissuto calamiti le tue paure, le tue angosce più profonde, la tua rabbia, la tua sofferenza. Non devi soccombere con lui, ma offrirgli quella sicurezza necessaria per affrontare le sue fatiche.
Ricorda:
“Il primo passo per risolvere integralmente il problema dell’educazione, non deve dunque essere fatto verso il bambino, ma verso l’adulto educatore: occorre chiarire la sua coscienza, spogliarlo di molti preconcetti: infine cambiare i suoi atteggiamenti morali”.
Maria Montessori
Per scoprire da dove partire e quanto l’esercizio di consapevolezza può stravolgere la relazione con i tuoi figli scrivi a info@danielascandurra.com