Da qualche giorno circolano in rete diversi articoli che riportano quanto i decreti relativi all’emergenza Coronavirus non abbiano preso in considerazione i bisogni dei bambini. Si parla di bambini segregati, dimenticati, scomparsi per decreto. Bambini a cui, per esempio, è stata negata la possibilità di uscire per fare una corsa sotto casa.
Una situazione che continua a suscitare tanta preoccupazione, soprattutto, perché ci si chiede quali possano essere le conseguenze di questa quarantena.
Ci si domanda anche, di fronte alla fatica che tanti di loro stanno sperimentando, perché non vedono più da tempo gli amici, i nonni, i compagni, le maestre, perché non hanno idea di quando si tornerà a scuola, cosa devono fare i genitori? Chi si occupa delle loro paure? Chi si occupa delle loro domande?
Ora, senza voler sottovalutare le serie preoccupazioni di tante famiglie di fronte a questo decreto che ha realmente messo in isolamento i bambini e senza negare la responsabilità di chi emana decreti, non tenendo conto che i bisogni dei bambini dovrebbero essere considerati come questione sociale di primaria importanza, voglio spostare la tua attenzione su un aspetto rilevante che forse non hai preso in considerazione e su cui è importante che ti focalizzi.
Come ho scritto in altri articoli pubblicati su questo mio Blog, le recenti scoperte neuroscientifiche confermano come
l’interazione precoce del bambino con gli altri, soprattutto i familiari, abbia una profonda influenza a livello neurale su ciò che diventerà, su ciò che sarà in grado di fare e su come reagirà al mondo circostante. Sono queste prime esperienze, insieme all’eredità genetica, a fornire la base per la formazione del cervello umano.
Pesano “sui genitori due immense responsabilità: essi rappresentano, rispetto ai bambini (…), una potenza e insieme un’autorità senza confronti; e per di più, assunta questa posizione, essi hanno l’obbligo di essere continuamente in funzione di esempio”. (Maria Montessori)
Ciò che i bambini vivono nei primi anni dell’infanzia determina la formazione della loro personalità. E’ in questo periodo della vita che si formano tutti gli schemi comportamentali, e
l’atteggiamento dei genitori risulta essere un fattore determinante!
Caro genitore,
mai come adesso è il momento di cambiare qualcosa nel nostro modo di guardare ai nostri bambini, nel nostro modo di approcciarci a loro, di offrire le risposte giuste ai loro bisogni.
Non aspettiamo sempre che sia l’esterno a venirci in aiuto!
Assumiamoci le nostre responsabilità e cerchiamo di sistemare quello che c’è da sistemare, nel nostro modo di essere e fare i genitori.
Un altro modo di essere genitori è possibile e questa situazione ce ne sta dando l’opportunità.
L’emergenza non durerà per sempre.
Nel frattempo
- In che modo i tuoi figli stanno imparando da te ad affrontare l’imprevisto?
- Che esempio stai dando loro, adesso che non puoi fare per un po’ di tempo tutto quello a cui di bello e piacevole eri abituato, fino a qualche giorno fa – andare al lavoro, incontrarti con gli amici, fare sport, andare in pizzeria, fare shopping?
- Come stanno imparando da te a rinunciare, momentaneamente, a queste libertà? In che modo stai mostrando loro come trovare valide alternative?
- Sei consapevole che stai offrendo ai tuoi figli l’opportunità di sperimentare l’importanza del tempo d’attesa? Quel tempo che intercorre tra la nascita del desiderio e il suo soddisfacimento e necessario allo sviluppo del pensiero. Ricorda che i bambini che riescono a tollerare i tempi d’attesa saranno in futuro dei ragazzi che supereranno le crisi adolescenziali meno faticosamente. I tempi d’attesa sono dei tempi speciali, grandi occasioni di crescita perché il bambino riempie quel tempo che si situa tra la nascita e la soddisfazione del desiderio con le sue aspettative, con i suoi stessi desideri, con la sua immaginazione.
- In che modo, guardando te, i tuoi bambini stanno comprendendo che la tecnologia se usata bene e in maniera controllata può aiutarci a sentirci meno soli e a prenderci cura “a distanza” delle persone a cui vogliamo bene?
- Come stai facendo capire loro che questa che stanno vivendo è un’opportunità per riapprezzare le piccole cose che costellano la vostra quotidianità, senza darle più per scontate? Avere una casa, un letto dove dormire, cibo in abbondanza?
- In che modo, osservandoti, i tuoi figli stanno imparando a gestire e a superare le loro paure, le loro fatiche emotive? Ricorda che il tuo stato emotivo influisce inevitabilmente sui tuoi figli e sul loro comportamento. Se sono molto piccoli, inoltre, difficilmente riescono a “spiegarsi” razionalmente i tuoi stati d’animo. “Sentono” come ti senti ed entrano immediatamente in risonanza con le tue emozioni. Magari manifestando quello che percepiscono e che non sanno spiegarsi con comportamenti inappropriati, aggressivi, distruttivi.
È la famiglia, il luogo primario di crescita e di sviluppo per i nostri bambini.
La loro serenità è garantita dagli adulti “sufficientemente buoni” con cui si relazionano e tra questi mamma e papà hanno un peso decisivo. I genitori hanno un compito, ma soprattutto una responsabilità formativa di cui, a mio parere, devono riappropriarsi e questo tempo sospeso che stiamo sperimentando rappresenta, a questo proposito, un’occasione propizia.
Questa è la mia riflessione che ho voluto condividere con te. Sono certa che non è esaustiva.
Ma sono sicura che possa darti qualche idea.
P.S. Se desideri approfondire quanto hai appena letto e richiedere una consulenza pedagogica (in questo periodo sono disponibile su Skype) contattami scrivendo a info@danielascandurra.com