Nei percorsi a loro dedicati i genitori mi chiedono spesso se è vero che i bambini sono davvero cambiati rispetto ad alcuni decenni fa, risultando più incontenibili, aggressivi, svogliati, tirannici, capricciosi e rendendo in questo modo più difficile il compito di educarli.
O se c’è qualcosa che oggi come adulti non sappiamo più fare.
Ad ogni modo, percepiscono di essere in difficoltà nel prendere le giuste decisioni educative.
Credo fermamente che l’unica strada per uscire da questo grande disorientamento educativo in cui viviamo e che ci porta addirittura a considerare come “patologico” il comportamento del bambino che “disturba” con la sua vivacità o con la sua disattenzione (forse perché ancora immaturo!) è
la conoscenza accurata dei suoi reali bisogni,
di come funziona la sua mente e da quali leggi essa è regolata.
Mai come oggi è urgente
“acquistare un’intelligenza delle necessità infantili” ,
perchè
“se si conoscono i bisogni dell’anima infantile si risponderà naturalmente ai suoi bisogni. Senza questo, si ha grande probabilità di fare errori”
(Maria Montessori).
“(…) l’adulto” scrive ancora la Dottoressa “deve cercare di interpretare i bisogni del bambino per seguirlo e assecondarlo con le proprie cure, preparandogli insieme un ambiente adatto. Solo così si può iniziare una nuova epoca nell’educazione, quella dell’aiuto alla vita”
(Maria Montessori).
Purtroppo ancora oggi non abbiamo chiaro quali siano i veri bisogni dei bambini e andiamo facilmente in confusione quando si tratta di capire cosa assecondare o meno.
ASSECONDARE!
Una parola che si presta facilmente a malintesi, perché il più delle volte crediamo che assecondare equivalga a viziare.
Vado spesso alla ricerca del significato etimologico delle parole, del loro senso intimo e vero. Le parole, ci ricordano gli esperti linguisti, rappresentano un deposito preziosi di significati, condensano strati differenti di significato.
Questa mio interesse nei confronti dell’etimologia delle parole si accentua particolarmente quando esse si prestano ad essere equivocate. Come nel caso del verbo “assecondare”, un termine che viene utilizzato impropriamente, per mettere in guardia gli adulti sul rischio che si incorre di viziare i bambini, nel momento in cui si risponde alle loro richieste.
ASSECONDARE: nel nuovo dizionario etimologico Zanichelli si legge che assecondare significa favorire e deriva dal latino secundāre che a sua volta deriva da secundus, “secondo” che si riferisce sia a ciò che segue, sia a ciò che è favorevole. Significa andare dietro ai tempi, lasciando andare le cose come vanno, naturalmente.
Sembra che l’immagine da cui scaturiscono questi significati sia quella del vento in poppa alla nave, che segue, ma nello stesso tempo spinge. Sicuramente una metafora molto significativa e tanto vicina all’idea di educazione come aiuto alla vita di Maria Montessori.
Cosa significa favorire se non aiutare?
Favorire il bambino che esprime i suoi bisogni, aiutarlo a svilupparsi, accompagnarlo nel suo percorso di crescita, andargli dietro senza opporre resistenza e anzi, come il vento, “soffiando sulle sue vele”. Significa assecondare il bambino come si asseconda l’onda corrente perché lottare contro la forza dell’acqua è uno spreco di energie e una delle cose peggiori da fare, per esempio, quando si sta annegando!
“Corrispondere ai bisogni dell’essere immaturo: uniformarsi alle sue necessità, rinunciando alle proprie: ecco ciò che dovrebbe fare l’adulto”
è quanto scriveva Maria Montessori, grande scienziata dell’educazione, in uno dei suoi testi, Il segreto dell’infanzia, pubblicato circa settant’anni fa. E prosegue riportando un esempio tratto dal mondo animale:
“Niente è più interessante di ciò che avviene quando un nuovo elefantino è condotto dalla madre nella squadra degli adulti: la gran massa degli enormi pachidermi, rallenta la marcia per corrispondere all’andatura del piccino: e quando esso è stanco e si ferma, si fermano tutti” .
Anche noi, come loro dovremmo saperci fermare e adattarci temporaneamente alle esigenze di vita dei nostri figli!
Invece abbiamo capovolto la scala dei bisogni e siamo incappati nell’equivoco di considerare come capricci tutte quelle richieste infantili che non riusciamo a comprendere:
- ha pochi mesi e non ne vuole sapere di addormentarsi da solo
- ha un anno e mezzo e continua ad aprire e svuotare i cassetti del mobile in cucina
- a scuola mangia le verdure e a casa fa la schizzinosa.
Di fronte alle manifestazioni infantili che possono sembrarci “irragionevoli” è necessario assumere un atteggiamento amorevole, di comprensione e tolleranza. Più ai bambini vengono riconosciuti i loro reali bisogni, meglio saranno accettate le proposte degli adulti e vissute con minore fatica e maggiore disponibilità alla collaborazione. Diversamente i nostri figli cresceranno con un livello di sofferenza e nervosismo molto alto, i pianti saranno frequenti, così come le loro reazioni oppositive.
“(…) se c’è un problema, non mettere il dito sulla piaga. Se un bambino dice una bugia, non metterlo in rilievo; piuttosto capire che cosa non va nell’insieme. Non è dicendogli: saluta! o: non fare i capricci! che un bambino cambia, ma rendendo armoniose le sue giornate”
(Maria Montessori, da un ricordo di Adele Costa Gnocchi sua allieva).
L’equivoco, scrive Elena Balsamo, etnopediatra e grande sostenitrice del pensiero montessoriano, “sta tutto nel fatto di confondere il bambino reale con il bambino ideale, esistente soltanto nella mente e nella fantasia degli adulti, di associare l’immobilità alla disciplina, le risposte preconfezionate e tutte uguali alla conoscenza, l’educazione all’accondiscendenza (…)
(Elena Balsamo).
…Incorrendo nel rischio di “viziarli” davvero, nel senso più profondo del termine.
Cosa significa VIZIARE?
VIZIARE: sempre attingendo al nuovo dizionario etimologico Zanichelli, viziare deriva dal latino vitiare e significa togliere una buona qualità per introdurne una cattiva, guastare, corrompere.
Ho in mente molti esempi che rendono, per me, l’idea di cosa significhi “indurre un bambino ad acquisire cattive abitudini”. Tra questi, uno in particolare. Quando sono per strada la mia attenzione è catturata sovente da adulti che di fronte al tentativo dei loro bambini, anche di 4/5 anni, di scendere dal passeggino, fanno di tutto per tenerli seduti, mettendogli magari uno smartphone in mano perché rimangano quieti.
Esempio terribilmente triste e nello stesso tempo molto chiaro di cosa voglia dire confondere i bisogni dei bambini (non dimentichiamo che la spinta ad agire e a muoversi a questa età è molto forte!) con i nostri, una confusione che spesso ci spinge a trovare soluzioni accomodanti per noi adulti e diseducative e “viziate” per i nostri figli (smartphone e tablet non dovrebbero essere usati alla stregua di babysitter. Si tratta di un comportamento che può compromettere lo sviluppo emotivo e sociale dei bambini! Almeno per i primi 6 anni!).
“Noi, gli adulti, (…) nel trattare il bambino, non abbiamo sbagliato soltanto in qualche dettaglio dell’educazione (…); noi abbiamo preso una strada del tutto errata (…)”
(Maria Montessori).
Concludendo…
Oggi più che mai, c’è bisogno di restituire senso all’educazione, rimettendo al centro i bisogni e i diritti fondamentali di ogni bambino, per rispettarlo nella sua identità e nelle sue esigenze “fisiologiche”, fin dai primi istanti di vita.
Perchè, fino a quando il bambino rimarrà uno sconosciuto che suscita solo sentimentalismi o compiacimenti
“procederemo a caso e rischieremo di agire in contrasto con le sue necessità”
(Grazia Honegger Fresco).
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