Quante volte i litigi dei nostri figli ci mettono in difficoltà!
Ci hanno insegnato che i “bravi” bambini non litigano, così, i loro conflitti ci procurano grande sofferenza e disorientamento. Non ci rendiamo conto che sanno cavarsela meglio di quanto pensiamo, nei litigi con i coetanei.
E soprattutto litigare fa loro molto bene!
Gli permette di crescere, di consolidare la fiducia in se stessi e la relazione con i pari.
Ecco 10 cose che devi sapere come genitore sui litigi tra bambini.
1.I LITIGI TRA BAMBINI SONO NORMALI E FISIOLOGICI
Il conflitto fa parte della vita e, diversamente da quanto crediamo noi adulti, per i bambini rappresenta un’opportunità straordinaria di conoscenza di se stessi e del mondo circostante. Appartiene alla crescita e al procedere naturale dello sviluppo del bambino, che attraverso il conflitto si confronta con la propria energia e con quanto è opposto e diverso da lui. Per un bambino che cresce “l’abitudine” ad affrontare il conflitto, mettendo in campo le proprie risorse, rappresenta un patrimonio importante.
2.LITIGARE FA BENE AI BAMBINI
Daniela Novara, noto pedagogista e ideatore del metodo “Litigare bene”, conferma come litigare sia un’occasione di crescita per i nostri bambini, in quanto permette loro di risolvere le questioni in autonomia, di comprendere che esistono altri punti di vista, che non è necessario averla sempre vinta. E, infatti, come ci ricorda Alba Marcoli
“è solo affrontando le contrapposizioni, le differenze e gli inevitabili conflitti che ne conseguono che un bambino a poco a poco riesce a misurare, a dosare e a circoscrivere l’aggressività, invece di reprimerla senza sperimentarla, per poi esserne travolto quando scoppia all’improvviso”.
3.I BAMBINI SONO CAPACI DI LITIGARE
Le scoperte scientifiche in ambito evolutivo ci confermano che nei primi 6/7 anni di vita i bambini possiedono una “competenza conflittuale”, sono cioè in grado di giocare con i loro amici e litigare senza che questo rischi di rovinare definitivamente la loro amicizia, la loro relazione. A differenza degli adulti, i bambini riescono egregiamente a “stare” nella tensione emotiva generata dal conflitto, senza che questa degeneri in violenza, perché possono contare su una loro naturale capacità di accordarsi. Come ho già scritto nel mio articolo https://danielascandurra.com/bambini-difficili-si-nasce-o-si-diventa/ il bambino è programmato fin dalla nascita a comportarsi in modo giusto ed etico.
Non dobbiamo creare in lui la bontà, il senso morale, l’empatia, la gentilezza, la calma.
Dobbiamo solo nutrire e sostenere queste qualità perché
“se queste non hanno la possibilità di stabilirsi, non le ritroveremo più tardi e sarà inutile predicare e dare buone esempi per suscitarle”.
Maria Montessori
4.I LITIGI TRA BAMBINI NON VANNO SOPPRESSI
È indubbio che le litigiosità dei nostri figli ci disturbino, ci creino ansia, frustrazione e preoccupazione. Perciò, nei nostri tentativi di “aiutarli” a giocare meglio, a evitare che le situazioni degenerino e sfocino in temuti “soprusi” dei più grandi sui più piccoli, dei più “prepotenti” sui più “deboli”, cerchiamo in tutti i modi di far cessare i conflitti, intimandoli di smetterla e di chiedersi scusa, altrimenti non li faremo più giocare insieme!
“Silenziare” il litigio, in realtà, serve a ben poco. E rimanda il messaggio che i bambini non hanno le risorse per trovare una soluzione in autonomia, pertanto, devono intervenire gli adulti. È importante, invece, offrire loro gli strumenti perché il litigio possa trasformarsi in occasione di apprendimento: per esempio, incoraggiandoli a parlarsi tra loro e a condividere la loro versione dei fatti. Nel tempo impareranno a regolare i propri disappunti, saranno attrezzati e protetti di più di fronte alle inevitabili difficoltà della vita. Se i bambini possono fare esperienza quotidiana che i conflitti hanno un inizio e una fine come del resto tutte le cose della vita, ne avranno meno paura e saranno più in grado di gestirli.
5.I LITIGI RAPPRESENTANO, PER I BAMBINI, UNA GRANDE OPPORTUNITA’ PER ALLENARSI EMOTIVAMENTE
Le conflittualità tra bambini offrono ai nostri figli la possibilità di allenarsi con le emozioni che provano. Come genitori, in questi frangenti, possiamo aiutarli a dare un nome ai propri stati d’animo: “Sei molto arrabbiata quando non ti prestano un gioco, vero?”, “Ti irrita il fatto che qualcuno non rispetti il turno per salire sullo scivolo”. In nessun’altra relazione, come quella tra bambini, i nostri figli hanno possibilità di riconoscere e governare le proprie emozioni. Un compito evolutivo, quest’ultimo, molto importante grazie al quale, col tempo, imparano a inibire i comportamenti inopportuni.
6.ATTRAVERSO I LITIGI I BAMBINI SPERIMENTANO UN VERO APPRENDISTATO SOCIALE
È all’interno delle relazioni tra coetanei, anche conflittuali, che si gioca la partita dell’imparare a:
- dirsi le cose in modo chiaro
- condividere
- rispettare i turni
- trovare un accordo comune per il gioco
- affrontare i contrasti e a risolverli
- comprendere ciò che provano e desiderano gli altri
- confrontarsi in modo costruttivo
“I bambini hanno il diritto di litigare e di avere accanto a loro genitori che possano aiutarli a imparare dalle loro interazioni sociali”
Daniele Novara
7.NEI LITIGI TRA BAMBINI E’ IMPORTANTE NON ANDARE ALLA RICERCA DI UN COLPEVOLE E DI UNA VITTIMA
“Chi è stato?” è la domanda che con fare inquisitorio inevitabilmente pronunciamo quando i nostri figli sono alle prese con un litigio. Siamo sicuramente mossi dalle più buone intenzioni nel chiederlo, perché desideriamo che né i nostri figli né qualsiasi altro bambino diventi la vittima della situazione. Purtroppo, non ci rendiamo conto che in questo modo il messaggio che forniamo ai bambini è che quello che sta accadendo tra loro è così grave che non riusciranno a sbrigarsela da soli. Avranno sempre bisogno degli adulti. Una situazione che si trasformerà via via in un circolo “vizioso”: più noi ci ergeremo a giudici più nei nostri figli si affievolirà la loro naturale capacità di autoregolarsi.
“Possiamo desiderare con tanto entusiasmo che crescano e diventino ottime persone che li correggiamo e li ostacoliamo ad ogni istante senza capire una sola volta che possiedono in se stessi le forze del loro stesso sviluppo”.
Maria Montessori
8.E’ NECESSARIO INTERVENIRE SOLO QUANDO POTREBBERO FARSI MALE DAVVERO
Uno dei tanti pregiudizi che si sono creati intorno ai litigi dei bambini è che potrebbero farsi male. Pertanto, è meglio intervenire per evitare il peggio! Perlomeno, è quello che pensiamo noi adulti. In realtà, questo non succede nei primi sei anni di vita, se non incidentalmente. È possibile che avvenga dopo, in quanto comincia a manifestarsi una certa intenzionalità. Fondamentale, perciò, in questo caso, impedire che i bambini si facciano male, ma sempre nell’ottica dell’aiutare i bambini a litigare bene, a stare nel conflitto senza che questo sfoci in comportamenti violenti. Il nostro intervento dovrebbe limitarsi ad abbassare l’intensità emozionale, in modo che i bambini non si picchino e possano concentrarsi sul confronto tra le loro versioni di quanto accaduto. Senza che noi stabiliamo eventuali colpe o responsabilità né tantomeno dispendiamo castighi e punizioni.
9.NON CONFONDIAMO LITIGIO CON BULLISMO
Al di sotto dei 6 anni i bambini non possiedono l’intenzionalità di fare del male a chi è più debole, la capacità di agire attraverso comportamenti dannosi e la determinazione di metterli in atto per un tempo prolungato. Questi sono dei tratti specifici della violenza che caratterizza il comportamento “bullo” e che niente ha a che vedere con i contrasti, anche abbastanza accesi, tra bambini che attraverso il conflitto esprimono divergenze, opinioni e pensieri diversi.
“Il conflitto per sua natura si pone su un piano relazionale. Le relazioni, quando sono vitali, sviluppano conflitti”.
Daniele Novara
10.I LITIGI TRA BAMBINI CI OFFRONO L’OPPORTUNITA’ DI PRENDERCI CURA DEI NOSTRI RESIDUI D’INFANZIA
E’ inevitabile! I litigi tra bambini fanno riaffiorare in noi adulti sensazioni, emozioni e stati d’animo “sepolti”, i nostri “residui d’infanzia”. Dobbiamo fare attenzione a cosa, le conflittualità tra bambini, fanno risuonare dentro di noi: gelosie, senso di esclusione e di abbandono, delusioni, ferite, carenze, paura. E chiederci se quanto abbiamo provato da bambini tendiamo a proiettarlo sui nostri figli. Solo se riusciamo a esaminare le nostre reazioni emotive possiamo evitare di confondere i nostri bisogni con quelli dei nostri figli.
Lo psicoanalista Bruno Bettelheim ci ricorda che
“il compito più importante del genitore è imparare a intuire con il sentimento il senso che possono avere le cose per suo figlio, e comportarsi di conseguenza. Il modo migliore per riuscirci, per acquistare questo «feeling», consiste nel richiamare alla memoria che cosa aveva significato per noi, da bambini o da ragazzi, una situazione analoga e pensare a come avremmo voluto, allora, che i nostri genitori gestissero quella situazione. In tal modo useremo creativamente le nostre stesse esperienze di vita”.
Dobbiamo essere sempre disposti ad esaminarci ogni volta che il comportamento dei nostri figli ci mette in difficoltà, per capire cosa è meglio fare. Proprio come un bravo giocatore di scacchi che, dopo ogni mossa, valuta ciò che gli permetterà, nel tempo, di diventare un abile giocatore, capace di prevedere in anticipo mosse e contromosse del partner di gioco.
Se desideri saperne di più sull’argomenti o vuoi migliorare la relazione con i tuoi figli e richiedere una consulenza pedagogica contattami scrivendo a info@danielascandurra.com