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Tua figlia non vuole condividere i suoi giochi con nessuno? Non preoccuparti, è tutto ok!

Giada ha 4 anni e, come spesso accade, quando arrivano a casa le sue amiche, di punto in bianco non vuole più che tocchino i suoi giochi.

Se qualcuna di loro prova a prenderne uno, lei glielo strappa di mano, urlando “NON TOCCARLO, È MIO!”.

La mamma di Giada cerca allora di spiegare a sua figlia che non succede nulla se le sue amiche usano per un po’ i suoi giochi. Non vogliono portarglieli via. Sono solo molto curiose perché loro, quei giochi, non li hanno a casa. Lei li ha sempre e ci potrà giocare anche dopo. 

A quel punto Giada scoppia in lacrime.

Il suo pianto inconsolabile fa andare su tutte le furie la mamma che, sfinita dall’ennesimo rifiuto di sua figlia di condividere i giochi, le dice che se non la smetterà di comportarsi in quel modo con le sue amiche, non le inviterà più!

Una scena ricorrente nelle case dove ci sono bambini. 

Forse sarà successo anche a te. 

E magari avrai pensato che stai sbagliando tutto, che non sai educare tua/o figlia/o, che diventerà una persona egoista, antipatica, con cui nessuno vorrà avere a che fare!

Tua figlia non crescerà egoista se non presta le sue cose

Se questo è quello che pensi ti chiedo di fermare per un attimo l’onda dei tuoi pensieri, per seguirmi nel resto dell’articolo che ho scritto proprio per te.

In primo luogo, devi sapere che prestare qualcosa a cui si tiene in modo particolare è molto difficile per chiunque. 

Immagina che all’improvviso, mentre stai camminando con un amico, lui ti sfili di mano il tuo cellulare. Saresti felice di condividerlo?

Non credo!

Anzi, è probabile che gliene “canteresti quattro”!

E comunque, anche quando siamo disponibili a prestare qualcosa – un libro, un utensile, la macchina, un pc …– si tratta sempre di qualcosa che a noi non serve in quel preciso momento e soprattutto è chiaro che quell’oggetto appartiene a noi e deve tornare indietro in perfetto stato.  

Per i bambini in età prescolare questi passaggi non sono così scontati. 

Si trovano, infatti, in una fase della loro crescita in cui sono molto concentrati su se stessi, sui propri bisogni, ma non perché siano egoisti o antisociali. Il senso della proprietà (che non ha a che vedere con il nostro!) è molto spiccato!

Sai perché?

La parte del cervello deputata all’empatia, alla capacità cioè di considerare il punto di vista dell’altro, di mettersi nei suoi panni e capire i suoi desideri, è ancora poco sviluppata, immatura.

Quindi è assolutamente normale che in questi primi anni della sua vita, tua/o figlia/o pensi innanzitutto a se stessa/o. È la sua modalità di proteggere il proprio territorio, non solo in senso fisico, tenendo per sé gli oggetti, ma anche in senso psichico.

Marca i confini della sua identità e nella misura in cui potrà fare esperienza del “mio”, sarà in grado di comprende il “tuo”

Ecco perché i bambini che si rifiutano di condividere non vanno forzati, né tantomeno rimproverati.

Sarebbe come sgridarli perché non camminano, quando stanno ancora gattonando!

Anzi, ti dirò di più.

Solo quando non si sentirà forzata/o a condividere, ma rispettata/o nel suo bisogno di proteggere ciò che è suo, tua/o figlia/o sarà in grado di acquisire una serie di abilità che la/o porteranno a diventare più empatica/o e propensa/o a saper rinunciare per condividere con gli altri.

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Cosa puoi fare allora se tua figlia non vuole condividere i suoi giochi?

La prima cosa da fare è lasciare che lo sviluppo faccia il suo corso.

Nel frattempo, ecco alcuni suggerimenti che possono esserti utili per gestire efficacemente questo passaggio fisiologico, ma impegnativo, della crescita di tua/o figlia/o.

  • Crea delle opportunità che favoriscano lo sviluppo dell’empatia e dell’altruismo in tua/o figlia/o.

Se da una parte è importante rispettare questo processo di crescita e di costruzione della sua personalità che porta la/il tua/o bambina/o a difendere tutto ciò che è “suo”, è altresì necessario sostenere il suo senso di altruismo innato. Proprio così! Oggi gli studi sullo sviluppo infantile ci confermano che non dobbiamo creare nei bambini la bontà, il senso morale, l’empatia, la gentilezza, la calma. Dobbiamo solo nutrire e sostenere queste qualità perché “se queste non hanno la possibilità di stabilirsi, non le ritroveremo più tardi e sarà inutile predicare e dare buon esempi per suscitarle”. Maria Montessori https://danielascandurra.com/bambini-difficili-si-nasce-o-si-diventa/

Come?

Ecco alcuni esempi pratici su come farlo

1 dai l’esempio

2 prendi in considerazione il suo punto di vista

3 mostragli come ci si prende cura di un’altra persona (per esempio, offrendoti per gettare le immondizie della vostra vicina di casa molto anziana)

4 leggi una storia con lui ponendo spunti di riflessione del tipo: “Chissà come si sentirà triste Michele perché suo fratello gli ha strappato di mano la sua macchinina!”.

In questo modo coltiverai nel cervello della/del tua/o bambina/o quelle connessioni che la/o predisporranno favorevolmente nei confronti degli altri.

  • Quando invitate a casa un amichetto chiedi prima a tua/o figlia/o quali giochi è disposta/o a condividere e quali no.

Quelli che non desidera condividere si mettono via. È importante che senta di poter “gestire” le sue cose.

In alternativa chiedete ai piccoli ospiti di arrivare a casa vostra muniti di un paio di giochi e proponete poi degli scambi in modo che la condivisione sia reciproca.

  • Stabilisci delle regole chiare.

Tipo: “Potrai usare questo gioco fino a quando avrai finito di giocarci” è una frase molto rassicurante.

Intanto, il messaggio che arriva ai bambini è che tutti alla fine avranno la stessa opportunità!

Ma soprattutto, sapere che potrà giocare fino a quando si esaurirà il suo bisogno di “possedere” quel gioco, renderà un bambino molto più disponibile a condividere.

Più invece si insiste nel chiedergli di prestare i suoi giochi più opporrà resistenza!

Una volta che avrà finito di giocare accertati che il gioco passi al suo amico “Adesso che hai finito è il turno di Federico”.

Questi concetti valgono sempre 

A conclusione di questo articolo, forse ti è più chiaro il motivo per cui tua/o figlia/o fatica a condividere.

È importante capire che dietro ai suoi comportamenti apparentemente incomprensibili spesso si celano motivazioni diverse da quelle che immagini.

Quando non conosci i meccanismi “fisiologici” che spingono tua/o figlia/o a comportarsi in un certo modo, rischi di scontrarti con ciò che invece è naturale per il suo sviluppo, con la conseguenza che faticherai il doppio, come il criceto che dentro la sua ruota corre come un matto senza avanzare di un centimetro.

Purtroppo, spesso, sono le nostre convinzioni che ci fanno travisare quanto invece è più che naturale.

Abbiamo paura che i nostri figli possano sembrare maleducati e noi dei pessimi genitori.

Non è, perciò, sui bambini che dobbiamo lavorare, ma sul nostro modo di entrare in relazione con loro, per avere una chiave di lettura chiara che ci permetta di capirli e interpretarli. 

Si tratta di lavorare con impegno e pazienza su di sé, mettere in stand-by le nostre aspettative, e non solo per quello che riguarda la condivisione dei giochi.

Sappi che per molto tempo tua/o figlia/o vivrà le situazioni più con l’immediatezza delle emozioni che con la razionalità, pensando in modo diametralmente opposto a te.

Per evitare di fraintendere e banalizzare i suoi comportamenti non può bastarti solo qualche strategia. Hai bisogno di un’intera cassetta di strumenti da utilizzare all’occorrenza per saper rispondere al suo bisogno di sentirsi ascoltata/o e compresa/o e non essere un ostacolo alla sua crescita.

Non ci sono altre piste da percorrere.

Questo è esattamente il motivo per cui ho creato un percorso che può aiutarti a comprendere come funziona la mente della/del tua/o bambina/o e gestire con sicurezza e serenità anche le situazioni più complicate. 

Tutto quello che devi fare è compilare il form qui sotto e fissare una consulenza gratuita e senza impegno, capiremo insieme quali sono le difficoltà di tua/o figlia/o e se posso esserti utile. 

Non esistono cattivi genitori, solo genitori impreparati. 

Daniela Scandurra – Pedagogista Montessoriana

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