“Ma quanto sei intelligente! Hai preso il massimo dei voti!”
“Brava! Hai un talento straordinario per la danza!”
“Wow che bel disegno! Diventerai sicuramente un artista!”
Se ti trovi spesso a esaltare in questo modo l’intelligenza e i talenti di tuo figlio, pensando di aumentarne l’autostima e la fiducia in se stesso, sappi che in realtà frasi apparentemente così motivanti producono nei bambini l’effetto contrario.
Ecco cosa scrive, dopo anni di studi ed esperimenti con centinaia di bambini, Carol Dweck, ricercatrice in psicologia dell’Università di Stanford: “Lodare l’intelligenza dei bambini danneggia la loro motivazione e danneggia le loro prestazioni”.
“Aspetta Daniela!” – starai pensando – “ma le lodi piacciono ai bambini! Loro amano i complimenti!”.
Certamente!
Ai bambini piace sentirsi dire che sono bravi, sapere che apprezziamo i loro successi.
All’udire le nostre lodi provano emozioni indescrivibili, ma sono solo passeggere. Appena, infatti, si troveranno in difficoltà quell’apparente fiducia in sé svanirà, così come la motivazione.
D’altronde,
se essere intelligenti equivale ad avere successo, allora il fallimento è indice di incapacità!
Non solo.
Nel tempo, lodare o premiare i bambini per la loro intelligenza o le loro abilità, non farà altro che renderli schiavi, abituandoli ad agire, non per passione o per la loro determinazione, ma per ricevere in cambio un complimento, una ricompensa, una conferma.
Niente di più seduttivo e manipolatorio!
Una mamma che continuava a lodare sua figlia per i suoi disegni mi ha raccontato, in consulenza, che la bambina trascorreva pomeriggi interi a disegnare e a chiederle ininterrottamente se le piacessero le sue creazioni.
Diversi anni prima che lo confermassero le Neuroscienze, ecco cosa scrive a questo proposito Maria Montessori: “I premi e i castighi si adottano per costringere i bambini a seguire le leggi del mondo (…) dettate quasi sempre dall’arbitrio dell’uomo adulto che investe se stesso d’una esagerata, sconfinata autorità”.
Forse ti sembrerà strano, ma tuo figlio non ha bisogno di sentirsi dire che è bravo.
La cosa migliore che puoi fare, invece, è incoraggiare costantemente i suoi sforzi e il suo impegno.
Lodare tuo figlio lo renderà prigioniero di una mentalità statica
Quando dici a tuo figlio che
- ha un talento naturale
- che è brillante a scuola perché è semplicemente intelligente
- che è bravo perché ha riordinato la sua camera o ha mangiato le verdure
- che è un genio per come suona bene il pianoforte
lo induci a pensare che la sua intelligenza e le sue capacità sono innate e immutabili e tu le stai giudicando.
Niente di più pericoloso.
Col tempo, infatti, diventerà prigioniero di una mentalità statica, che lo porterà, nella convinzione di essere naturalmente geniale, a cercare di raggiungere a tutti i costi il successo e con la stessa irremovibilità a evitare il fallimento.
Ma non per migliorarsi, come potresti credere, quanto per confermare, a se stesso e agli altri, la sua innata bravura.
Purtroppo, come ci spiegano le neuroscienze, chi possiede una mentalità statica
- crede di non aver bisogno di impegnarsi per raggiungere determinati risultati
- evita le situazioni sfidanti
- di fronte alle contrarietà rinuncia facilmente
- ignora le critiche costruttive
- si sente minacciato/a dal successo altrui
Invece di lodare prova a incoraggiare.
Aiuterai tuo figlio a sviluppare una mentalità di crescita
Se vogliamo che i nostri figli crescano fiduciosi in se stessi e nelle loro capacità dovremmo incoraggiarli
- ad amare le sfide
- a non lasciarsi spaventare dagli errori
- e soprattutto a gioire per quello che provano a realizzare con l’impegno, l’esercizio, la perseveranza.
Come aveva intuito Maria Montessori e come dimostrano le ultime ricerche nel campo psicologico e neuroscientifico, il bambino non è predeterminato a sviluppare il coraggio, la generosità, il senso morale, l’empatia, la gentilezza, la calma, un certo tipo di carattere, ma vi è predisposto.
Niente ci garantisce che svilupperà l’intelligenza che possiede alla nascita, a livello embrionale.
Il bambino nasce con la possibilità di svilupparla.
Ma tutto dipende da cosa gli offrirà l’ambiente in cui crescerà. “Il carattere perciò si sviluppa in rapporto agli ostacoli incontrati o alla libertà che ne ha favorito lo sviluppo”. Maria Montessori
Come genitori, la nostra responsabilità è quella di aiutare i nostri figli a sviluppare il loro potenziale. Perciò, nel nostro modo di comunicare con loro è fondamentale che passi il messaggio: “Tu sei una persona in crescita e a me interessa che migliori sempre di più”.
Mi spiego.
Lodare tua figlia per la sua bravura nell’aver preso dei bei voti, non l’aiuterà a crescere sicura di sé.
Sarà molto più utile aiutarla a riflettere sullo sforzo che ha investito nello studio, su come è migliorata rispetto all’anno prima, sulla costanza nel portare avanti il suo obiettivo: “Vedi Francesca, ti sei impegnata molto, ce l’hai messa tutta, hai letto più volte, hai ripetuto a voce alta e tutto questo ha funzionato! Sarai molto fiera di te!”.
Si tratta di un approccio che spinge i nostri figli a sviluppare una mentalità dinamica, di crescita che li porterà a comprendere che le abilità e i risultati nascono dallo sforzo e dall’impegno.
Per un bambino, sapere di essere competente perché si è impegnato per raggiungere un determinato obiettivo è decisamente diverso dal pensare che è intelligenti perché mamma e papà continuano a ripeterlo.
Invece di lodare, perciò, prova a incoraggiare, a focalizzare le tue parole sull’azione positiva, sul comportamento o sul miglioramento che vorresti promuovere, piuttosto che sul risultato.
Incoraggiare le azioni positive di tuo figlio avrà un impatto profondo e duraturo.
Inoltre, in questo modo lo aiuterai a collegare il suo successo allo sforzo e alle strategie che ha messo in campo rendendolo più abile e competente.
Cara mamma, caro papà, l’incoraggiamento rappresenta un modo molto più efficace delle lodi per fornire un feedback positivo ai bambini. Li aiuta a sviluppare e consolidare le competenze di cui hanno bisogno e a replicarle per ottenere risultati migliori in futuro.
Diversamente da chi possiede una mentalità statica, chi ha una mentalità dinamica orientata alla crescita
- Accetta le sfide invece di evitarle
- Persiste anche di fronte alle sconfitte
- Vive lo sforzo come un’occasione per diventare più abile e competente
- È consapevole che gli errori servono a imparare
- Si lascia ispirare dal successo altrui
Il potere del “non ancora”.
Come usare al meglio l’incoraggiamento
Molto spesso, spinti dal desiderio che i nostri figli si sentano sicuri delle loro capacità e nell’intento di stimolare la loro autostima, tendiamo a lodarli esageratamente. Come nel caso in cui li elogiamo in modo sproporzionato rispetto al risultato che hanno raggiunto. “Per me sei stata la migliore!”, “Sei intelligentissimo! La prossima volta ci riuscirai sicuramente!”.
Vogliamo proteggerli a tutti i costi ed evitare che rimangano delusi e sperimentino la frustrazione.
Purtroppo non si tratta di un’idea vincente, perché i bambini sanno nel profondo che non è quello che pensiamo veramente e allora i nostri complimenti vengono percepiti come insinceri e la fiducia nei nostri confronti rischia di traballare.
Cosa fare allora?
Devi sapere che a seconda di come reagiamo di fronte ai fallimenti dei nostri figli, li aiutiamo a sviluppare una mentalità dinamica, di crescita.
A questo proposito, sempre Carol Dweck, parla del potere del “non ancora” e di come possiamo incoraggiare i bambini a trasformare il “non ce la faccio”, in “non ce la faccio, ancora”.
Innanzitutto, è indispensabile partecipare sinceramente alla loro delusione – “Lo so come ti senti. Non è piacevole cercare di fare del proprio meglio e non riuscirci” – poi sarà importante fargli capire che anche se si sbaglia si può migliorare, impegnandosi ed esercitandosi, provando ancora tante altre volte – “Non ce l’hai ancora fatta. Vedrai che se ti impegnerai di più, la prossima volta ci riuscirai”.
I nostri figli saranno incoraggiati, in questo modo, a non focalizzarsi sull’insuccesso del momento, ma a credere nella possibilità di migliorarsi.
Quello che non si è “ancora” in grado di fare adesso è possibile realizzarlo in futuro, riprovandoci e dando il meglio di sé.
Anche per Maria Montessori, gli sbagli devono essere sempre i benvenuti nella nostra vita, perché “da qualunque parti si guardi troviamo sempre il Signor Errore!”.
Pertanto, diventa indispensabile accettare che si può sbagliare perché gli errori “esistono come esiste la vita stessa” e possono insegnarci sempre qualcosa:
- cosa funziona e cosa no
- cosa non fare
- cosa migliorare.
È solo il continuo esercizio che permette al bambino di “diventare sicuro di se stesso. Ciò non significa perfezione, ma conoscenza delle proprie possibilità, e quindi divenire capaci di fare qualcosa. Egli (il bambino) potrebbe dire: «Non sono perfetto, non sono onnipotente, ma so fare questa cosa e conosco la mia forza, e so pure che posso sbagliare e correggermi…» (…) il bambino deve rendersi conto da sé di quello che fa, e occorre dargli insieme con la possibilità di svilupparsi quella di controllare i propri errori”. Maria Montessori
Invece di lodare prova a incoraggiare tuo figlio.
Indicazioni pratiche
Caro genitore, è possibile che a questo punto tu ti stia dicendo: “Tutto bello e interessante! Più facile a dirsi, però, che a farsi”.
Hai ragione!
In fondo, lodare i bambini è un’abitudine così profondamente radicata dentro di noi che solo un costante allenamento può aiutarci a cambiare il nostro atteggiamento per imparare a incoraggiare i nostri figli, invece che lodarli.
Lascia che ti faccia alcune domande.
Come stai crescendo i tuoi figli?
Cosa ti aspetti da loro?
- Che siano ossessionati dall’essere i più bravi, dall’ottenere sempre il massimo dei voti a scuola
- che siano convinti di essere apprezzati per la loro “innata” bravura piuttosto che per gli sforzi che compiono per raggiungere determinati risultati,
- che dipendano costantemente dall’approvazione altrui altrimenti dubiteranno di sé e del proprio valore
Oppure che
- si sentano amati a prescindere dai loro successi o fallimenti
- imparino a sentire nel proprio intimo se quello che fanno li soddisfa o meno invece di dipendere dal giudizio altrui
- apprendano quanto il successo ha a che fare non con i talenti naturali, ma con lo sforzo, l’impegno, il lavoro sodo
- comprendano che se una strategia non ha funzionato questo non è motivo per gettare la spugna, ma per cercarne una più efficace ed esercitarsi di più
- capiscano che fare errori è l’unico modo per imparare
Perciò, la prossima volta
invece di dire “Sei una campionessa! Nessuno impara ad andare in bici senza pedali così velocemente come te!”,
prova a dire “Passare dalla bicicletta con le rotelle a quella senza, richiede uno sforzo notevole. Ti sei impegnata molto!”
invece di dire a tuo figlio “Bravissimo!” perché ti ha aiutato ad apparecchiare,
prova a dire “Grazie per essermi stato di aiuto. Stai imparando davvero a renderti utile”
invece di dire “Comunque hai lavorato sodo!”, quando tuo figlio fallisce in un compito,
prova a dire “Sono fiera dell’impegno che ci hai messo, ma forse devi trovare una strategia più efficace. Proviamo a scoprire quale potrebbe essere”.
Incoraggiamento vs lode.
Pensieri finali
A conclusione di questo articolo molto probabilmente ti starai chiedendo come fare per modificare il modo in cui utilizzi le lodi con tuo figlio.
Ti posso assicurare che non esiste metodo migliore se non quello di cominciare da te, dalla consapevolezza che ogni singolo giorno, attraverso le tue parole, ma ancora di più attraverso le tue azioni hai il potere di influenzare l’atteggiamento mentale dei tuoi figli.
Sei convinta/o che la tua intelligenza, le tue caratteristiche, il modo in cui interpreti le difficoltà sono elementi ereditari e immutabili o pensi possano modificarsi con l’impegno fino a permetterti di raggiungere traguardi inaspettati?
Non dimenticare che, volente o nolente, il tuo modo di essere ha un impatto rilevante su tuo figlio. Nel bene e nel male.
Sappi che per poter influenzare la sua mentalità, devi prima lavorare sulla tua!
“Noi siamo gli adulti e il bambino dipende da noi; le sue sofferenze, a dispetto delle nostre buone intenzioni, provengono da noi. Se, per un errore da parte nostra, questi mali si producono, allora è necessario che l’atteggiamento dell’adulto sia riformato”. Maria Montessori
Quello che voglio dire è che non è sicuramente l’uso di alcune parole piuttosto che di altre a fare di te un buon genitore o meno.
Non è dicendo a tuo figlio “Hai fatto un ottimo lavoro” al posto di “Sei bravissimo!” che lo aiuterai a crescere sicuro di sé.
Il vero cambiamento non consiste nell’appropriarsi di qualche tecnica comunicativa.
Certo, il linguaggio è importante, ma ancora di più, lo è l’intenzione affettiva con cui pronunci le tue parole che fa la differenza e che rappresenta l’aspetto della comunicazione a cui tuo figlio è maggiormente ricettivo.
Ciò che fa di te un buon genitore non può essere definito da una singola parola o frase.
È il tipo di relazione che giorno dopo giorno scegli di costruire con tuo figlio.
E avere familiarità con parole e frasi incoraggianti e utilizzarle consapevolmente è uno dei modi migliori per mantenere la relazione con tuo figlio sulla strada giusta.
Se vuoi essere aiutata/o a costruire con il tuo bambino una relazione più vera, meno condizionata dagli “automatismi” e più consapevole allora contattami per saperne di più sul percorso di consulenza genitoriale che propongo.
Ti aiuterà a diventare un genitore migliore e consapevole!