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Spiegare la Guerra o Educare per la Pace?

C’è un gran parlare in questi giorni di come spiegare la guerra ai bambini.

Da ogni dove non mancano i consigli e i suggerimenti di chi, a vario titolo, indica ai genitori quale possa essere il modo più efficace per rassicurare i propri figli, rispetto alla drammatica situazione che si sta consumando in Ucraina.

Siamo sempre meno consapevoli del senso profondo di cui le parole sono inevitabilmente portatrici. Spiegare, nel suo significato più denso, ha a che fare con l’aprire qualcosa che è piegato su se stesso, col dipanare, rendere chiaro, fruibile…in questo caso la guerra!

 E allora mi chiedo:

è davvero necessario spiegare la guerra ai nostri figli?

Non fraintendermi.

Non sto dicendo che se i bambini, inevitabilmente esposti a immagini e notizie angoscianti, ci rivolgono domande precise sulla guerra dobbiamo ignorarle. È importante prendersi il tempo per ascoltare ciò che hanno da dirci, accogliere le loro preoccupazioni e rassicurarli, facendogli comprendere che come adulti faremo di tutto per proteggerli.

Il punto è che non si deve spiegare la guerra ai bambini perché la guerra spaventa. E come scrive A. Miller quando si spaventa un bambino, gli si insegna a diffidare.

In quanto adulti educatori abbiamo, invece, la grande responsabilità, oggi più di ieri, di educare per la pace.

A partire da casa nostra.

Eh già, perché è proprio tra quelle pareti che i nostri bambini respirano spesso dosi massicce di ansia, preoccupazione, angoscia, nervosismo, rabbia, violenza, impazienza, durezza. E non solo in occasione di questo conflitto tra Russia e Ucraina perché ascoltano i nostri discorsi carichi di preoccupazione per gli amici o parenti che stanno vivendo di persona questa drammatica situazione o i nostri feroci giudizi sulle presunte colpe di chi la guerra l’ha provocata.

E’ a partire dall’ambiente familiare che si costruisce la pace.

“La pace non potrà nascere che grazie ai bambini. Se nei loro confronti pratichiamo una “politica di disarmo” faremo un buon lavoro per l’avvenire”. Maria Montessori

“Se continui a spingere tuo fratello ti taglio le mani”, dice un papà al suo bambino di 5 anni che litiga con il secondogenito. Non è facendo la guerra che si fa cessare la guerra, non è minacciando e spaventando i nostri figli che cresceranno educati e ubbidienti.

Anzi!

Loro ci guardano, ci osservano e si nutrono di quello che vedono, sentono e sperimentano. Quando si umilia un bambino – “Ma smettila di piangere! Sei il solito frignone!” – non si fa altro che insegnarli a umiliare. Lo stesso vale quando lo rimproveriamo “Sei proprio insopportabile! Adesso zitto e Sali in macchina!”, lo ricattiamo “Se smetti di urlare ti farò vedere un altro cartone!”, lo deridiamo “Ma ti sei guardata allo specchio? Sembri una zingara!”, ironizziamo su di lui ”Bravo! Complimenti! Continua così!”, gli urliamo contro “Bastaaaaaaa!”.

“Con i bambini bisogna essere garbati anche quando si deve dire loro un no fermo. Infierire non serve (…). È questa la prima e più importante scuola di pace”. Grazia Honegger Fresco

E’ l’educazione, ci ricorda Maria Montessori, che crea il terreno fertile per costruire un mondo di pace. Un’ educazione che comincia dalla nascita ed esige che l’adulto si liberi da una serie di convinzioni “implicite” che influenzano la sua relazione con il bambino. Come quando etichettiamo un neonato cattivo e capriccioso perché piange a lungo e si calma solo se attaccato al seno o messo a dormire nel lettone!

“L’atto educativo è educativo solo se è un atto di pace, solo se è un rapporto di pace, solo se è una costruzione di pace. Se invece ci avviciniamo al bambino con un altro sentimento o un altro comportamento che non siano un dono di pace, noi neppure possiamo pronunciare la parola «educazione» perché stiamo violando la costituzione naturale del bambino. Solo nella pace noi vediamo fiorire nel bambino una intelligenza disinteressata e piena di attenzione, solo nella pace si forma il suo sentimento di socialità e affratellamento, solo nella pace sorge il suo bisogno di amare e di essere amato. Se invece il bambino si trova nella condizione della lotta, della competizione, dell’invidia, della paura, della difesa – e queste sono tutte forme di una pedagogia nera – allora l’intelligenza, l’amore, la socialità sono ricacciati ad uno stadio inferiore!” A. Scocchera

Se vogliamo la pace nel mondo non possiamo fare altro che cominciare dalla nostra famiglia, dal nostro cuore, dal diventare noi stessi “segni” di pace. Maria Montessori non lascia spazio a fraintendimenti: “Costruire la pace è opera dell’educazione”.

Ma non è facile.

Quando nasce un figlio, il più delle volte, ci si trova impreparati. Per crescerlo si adottano, allora, i modelli genitoriali sperimentati o quello corrente, ricorrendo con facilità alla punizione, ai ricatti, alle minacce, talvolta si alzano le mani. Oppure, consapevoli di voler fare il contrario di quello che hanno fatto i nostri genitori con noi lasciamo correre su tutto o ci  sostituiamo ai nostri figli, pensando di evitargli in questo modo difficoltà e sofferenze. Ma anche questo non è educare per la pace. Anzi, si tratta un’altra faccia della violenza, quella più “dolce”, che impedisce ai nostri figli di crescere equilibrati e sereni.

Come spezzare questo circolo vizioso per trasformarlo in un circolo virtuoso?

Cambiare è possibile!

Ma non accade per effetto di formule magiche. Se vogliamo ottenere risultati che durino nel tempo dobbiamo imparare a conoscerci, riconnetterci con la nostra infanzia e fare pace con noi stessi, con il nostro bambino interiore.

Diversamente, i conti in sospeso con la nostra storia d’infanzia avranno inevitabili ripercussioni sul nostro modo di essere genitori e provocheranno in noi e nei nostri figli insoddisfazioni e conflitti inutili.

Non solo.

Sappi che l’infanzia è il punto di partenza di tutto l’amore o il disprezzo degli anni successivi. Così come la compassione anche la violenza avrà un impatto sulle generazioni future, sul modo in cui i nostri figli cresceranno ed educheranno a loro volta i propri bambini.  

“L’incomprensione tra adulto e bambino provoca la tragedia dei cuori umani, che poi si manifesta nell’insensibilità, nell’accidia e nella criminalità”. Maria Montessori

Cara mamma, caro papà, stai spiegando la guerra o stai educando per la pace?

Se ti preoccupano gli effetti che questa drammatica situazione può avere sulla serenità dei tuoi bambini sappi che, il più delle volte, i nostri figli non cercano risposte o soluzioni, ma solo rassicurazione e comprensione. “Il bambino sente profondamente e teneramente ogni espressione di vita e chiede di essere molto amato e compreso. Il suo primo compito è la formazione della sua vita interiore e a questo scopo usa fin dai primissimi giorni il più meraviglioso strumento: l’intelligenza. Aiutarlo in questo cammino significa costruire la pace.” MARIA MONTESSORI

E poi, cogli l’opportunità che questo momento ti sta offrendo per diventare un genitore di pace.

Non è mai troppo tardi per iniziare a migliorare la relazione con i tuoi figli. Sappi che per quanto pensi di averli educati in modo poco costruttivo e pacifico, ogni momento è buono per ricominciare e cambiare le cose.

Contattami se hai bisogno di aiuto e vuoi parlare con un’esperta che ti aiuti a svolgere nel modo migliore il tuo compito educativo

Daniela Scandurra – Pedagogista Montessoriana

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