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Perchè A Mio Figlio Piace Cosi’ Tanto Dire Le Parolacce?

E’ indubbio. Anche se non ne comprendono il significato ai bambini piace molto dire le parolacce!

Una predilezione molto accentuata soprattutto fra i 3 e i 7 anni circa.

Si tratta di parole che hanno un loro fascino per le reazioni che provocano, per il loro effetto esplosivo e dissacrante, per la tonalità emotiva con cui vengono pronunciate. Ma c’è anche un altro aspetto che le rende interessanti: le parolacce sono “permesse” solo ai grandi. I bambini non possono dirle, sono brutte, cattive e soprattutto a loro sono vietate! E così, per il gusto del proibito, nel momento in cui mamma e papà esclamano: “Guai a te se la ripeti ancora!”, si può essere certi che un bambino comincerà a ripetere la parola sconveniente all’infinito.

Per il piacere di giocare a “provocare” l’intervento dei suoi genitori,

per cercare di capire con quali nuovi vocaboli può arricchire il suo vocabolario,

perché quanto più insistente è la proibizione tanto più affascinante risulta la trasgressione.

 

Una cosa è certa: se gli adulti non sussultano ogni volta che sentono i loro bambini dire parolacce, pian piano questa “passione” andrà scemando, tanto più se sono state apprese a scuola o al parco e in famiglia mamma e papà non le dicono.

 

Cosa possiamo fare ancora?

  • Innanzitutto, siamo di esempio! Come possiamo pretendere che i nostri figli si esprimano sempre con un linguaggio appropriato se noi per primi ci lasciamo andare a imprecazioni e utilizziamo la parolaccia addirittura come abituale intercalare? Mai come in questi casi siamo per loro maestri di incoerenza e ipocrisia. I bambini sono frutto del loro contesto di vita. Leggi questo altro mio articolo per approfondire l’argomento https://danielascandurra.com/bambini-difficili-si-nasce-o-si-diventa/
  • Sdrammatizziamo queste manifestazioni e cerchiamo di considerarle per quello che effettivamente sono: un evento passeggero che deve fare il suo corso. Se non reagiamo con eccessive intolleranza e rigidità, il desiderio di ripetere le parolacce svanirà. Diversamente, i bambini tenderanno a parlare in modo sconveniente nei momenti meno opportuni, magari mettendoci in imbarazzo e questo contribuirà a creare un circolo vizioso da cui potrebbe essere difficile venirne fuori: più loro insisteranno, più noi rincareremo la nostra dose di rimproveri e punizioni. Non dimentichiamo che non conviene mai scivolare nella lotta e nella contrapposizione con il bambino, quel conflitto, di “montessoriana” memoria che senza tregua accompagna il piccolo dalla nascita e per tutto il suo sviluppo e che cela la grande fatica dell’adulto nel limitare il proprio potere nei confronti di un essere che viene ritenuto più debole.
  • Evitiamo di cercare il “colpevole”, sottoponendo i nostri bambini a domande inquisitorie quando dicono una parolaccia che in famiglia non hanno mai sentito pronunciare. Questo atteggiamento rischia di creare incomprensioni all’interno della cerchia di amicizie dei nostri figli, senza tralasciare il fatto che si sentiranno in colpa perché hanno fatto la spia.
  • Se ci accorgiamo che le nostre reazioni sono eccessive cerchiamo di controllarci e coltivare un atteggiamento di calma. Quando rimproveriamo duramente i nostri bambini il rischio è che questo atteggiamento provochi in loro un esagerato senso di colpa. Così, forse, non pronunceranno più parole sconvenienti, ma non si potranno sottrarre a quella che viene definita una sorta di “ruminazione mentale”. La parola scurrile, in questo caso, continua a presentarsi insistentemente nella loro testa, gli si fissa nella mente, senza che riescano a scacciarla. E questo può causare una terribile inquietudine.
  • Interveniamo per spiegare ai nostri figli perché certe parole è meglio non dirle, soprattutto in pubblico. Cerchiamo di fargli comprendere che provocano molto dispiacere negli altri, possono offendere e ferire. E se le usano per manifestare la loro rabbia possiamo indicargli altri modi, meno distruttivi, per esprimere e canalizzare le loro emozioni.
  • Infine, non dimentichiamo che i nostri bambini sono continuamente desiderosi di attenzioni affettuose da parte nostra. Non ne sono mai abbastanza sazi! Spesso la parolaccia non è altro che un modo con cui calamitare la nostra attenzione. Riflettiamo, e chiediamoci se siamo troppo concentrati su noi stessi e sulle nostre occupazioni, così tanto da non riuscire a cogliere il bisogno urgente del bambino di essere ascoltato quando vuole raccontarci qualcosa o quando vuole condividere con noi il piacere di aver appreso parole nuove, di voler giocare a trasformarle, a crearne altre ancora. Perché, allora, non provare a nutrire la loro curiosità inventando insieme una nuova terminologia linguistica, parole alternative che divertono, ma non offendono?                            

 

In fondo, basta davvero poco per dirottare il loro interesse verso altro.

“I bisogni dei bambini sono semplici, e un’infanzia felice necessita di un ambiente semplice”.

Maria Montessori

 

Puoi contattarmi direttamente scrivendo una mail a info@danielascandurra.com se desideri approfondire questo argomento e richiedere una consulenza pedagogica.

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