Tutti i bambini prima o poi mentono, con grande sgomento da parte di noi genitori che spesso tendiamo a reagire in modo eccessivo a questi comportamenti, tra i più incomprensibili e difficili da gestire. Così partiamo in quarta con le prediche o addirittura con le punizioni che inevitabilmente spingono i nostri figli a diventare più abili nelle loro bugie, per evitare di essere scoperti.
Ma si tratta di vere menzogne? Davvero i bambini mentono con l’intenzione di ingannare noi adulti e di “falsificare” la realtà?
Prima di puntare il dito contro di loro, incolpandoli di essere bugiardi e mettendo in discussione la fiducia nei loro confronti, dovremmo sforzarci di comprendere perché dicono le bugie.
Non sempre si tratta di vere menzogne.
Fino ai 7 anni circa i bambini “giocano” con le parole. Dopo essere stati sorpresi a fare marachelle, il più delle volte, ci rispondono candidamente che non sono stati loro, magari puntando il dito contro la prima persona o il primo oggetto che si presenta sotto i loro occhi. È così forte il desiderio di non aver combinato quel disastro, che ha fatto arrabbiare così tanto la mamma, che basta far finta non sia accaduto, negando addirittura l’evidenza. È il pensiero magico in azione, una modalità di pensiero tipica del bambino fino ai 7 anni che non gli permette di distinguere i propri sentimenti e le proprie emozioni da quelle degli altri e che lo spinge a “buttare” sugli altri quella parte negativa di sé che lo ha fatto comportare male. La bugia, a questa età, rappresenta un vero e proprio tentativo di “salvare la propria reputazione” di fronte a mamma e papà, per timore di “perdere” il loro amore. È solo dopo, con il raggiungimento dell’”età della ragione” che il bambino acquisirà la capacità di ragionare sul piano astratto e differenziare le sue costruzioni mentali dal dato di realtà. È a questo punto che le sue bugie si fanno più intenzionali e verosimili.
Intorno ai 6/7 anni il bambino riesce a guardare se stesso e quello che gli accade in modo più realistico. Anche i suoi errori: non gli sembrano così esagerati come quando era più piccolo. Perciò, riesce ad ammettere le sue responsabilità senza temere reazioni troppo severe da parte degli adulti. Non gli serve andare alla ricerca di un altro “colpevole”. Se, però, cercare di discolparsi diventa un’abitudine frequente è importante provare a capire che cosa lo spinge a ricorrere alla bugia, accusando per esempio gli amici, pur di non ammettere un errore.
“Se la bugia di discolpa continua ad essere molto frequente, anche dopo i 7 anni, è perché il bambino ha paura delle punizioni, dei castighi, del giudizio severo dei genitori, della loro disapprovazione…La menzogna diventa così una difesa, una reazione all’atteggiamento intransigente dei genitori. Ammettere i propri errori, dai più banali ai più gravi, significherebbe infatti infrangere le loro aspettative, l’immagine del «bambino perfetto» al quale sembrano tenere tanto. Meglio mentire, quindi, piuttosto che deluderli”. Silvia Vegetti Finzi
Quasi sempre le bugie nascono dalla necessità di gestire, in modo ancora del tutto immaturo, le aspettative che i bambini sentono su di loro da parte degli adulti e che percepiscono come eccessive.
Ma ci sono anche le bugie dette per “vantarsi”, per apparire più grandi, per “farsi belli” agli occhi degli altri. Un tentativo infantile di cambiare la realtà, ingigantendo ciò che magari è realmente accaduto, ricorrendo all’immaginazione per trasformare i propri desideri in un bel racconto. Così, con una bella dose di inventiva la macchina nuova acquistata da mamma e papà diventa una fiammeggiante Ferrari, anche se comunque si tratta di un’auto di grossa cilindrata. A volte le storie inventate corrispondono al bisogno di trovare un lieto fine a situazioni che creano sofferenza. Si tratta delle cosiddette bugie di “consolazione”. Bugie che il bambino racconta soprattutto a se stesso e a cui crede così tanto, da rimanerci male se qualcuno non gli dà credito. Si tratta di bambini che mentono perché si sentono insicuri, svalutati, non compresi, non riconosciuti. E questo genera in loro un’ansia esasperante che sfocia nelle bugie.
“Le reazioni infantili – timidezza, bugie, capricci, pianti senza causa apparente, insonnie, timori eccessivi – rappresentano un inconscio stato di difesa del bambino stesso, la cui intelligenza non riesce a determinare la causa effettiva, nelle sue relazioni con l’adulto”.
Maria Montessori
Sono davvero infiniti i motivi per cui un bambino arriva a mentire.
Oltre alle bugie appena elencate ci sono anche quelle che i nostri figli dicono per compiacerci. Sanno quanto ci teniamo che si comportino educatamente, perciò, anche non hanno voglia di abbracciare la nonna lo fanno solo per renderci contenti. Non vogliono addolorarci e si comportano in modo da non crearci dispiaceri. Il rischio, in questo caso, è che nel tempo non saranno in grado di distinguere tra vero amore e compiacenza. Non dimentichiamo che l’ambiente della prima infanzia influisce significativamente sulle esperienze che i nostri figli vivranno nel corso della loro vita. Come ho già scritto in un altro articolo https://danielascandurra.com/montessori-per-genitori-consapevoli/ Maria Montessori ci invita costantemente a liberarci dalle nostre convinzioni educative “implicite” perchè influenzano la relazione con i nostri figli.
Una di queste è ritenerci i loro creatori.
È vero, scrive nel suo testo Il bambino in famiglia, il bambino è come “cera molle”, ma è a lui stesso che spetta il compito di “plasmarsi”, di formarsi sapientemente uomo.
“Quando essi (i genitori) si persuaderanno di non essere i costruttori, ma semplicemente i collaboratori della costruzione, tanto meglio potranno compiere il proprio dovere e aiuteranno il bambino con una più vasta visione. Soltanto se questo aiuto è dato convenientemente il bambino realizzerà una buona costruzione”.
Maria Montessori
Infine, i nostri figli possono arrivare a mentirci per il bisogno di sperimentare che noi genitori non sempre riusciamo a leggere la loro mente. Non siamo onniscienti come hanno creduto per tanto tempo e, a un certo punto, hanno bisogno di percepirsi come distinti e separati da noi genitori, di avere un’identità e una mente propria. Nasconderci qualcosa equivale a proteggere uno spazio intimo. Ci sono parti di sé che si possono condividere con gli altri, ma altre così intime che sono riservate solo a se stessi.
In ogni caso, mentire significa possedere competenze comunicative complesse, sapersi mettere nei panni dell’altro, comprendendo come potrebbe reagire; mentire vuol dire avere l’intenzione di ingannare. Tutte abilità che cominciano ad essere padroneggiate con l’adolescenza.
È fondamentale, perciò, come genitori assumere comportamenti corretti in risposta alle bugie dei nostri bambini.
Cosa possiamo fare?
Di seguito alcuni suggerimenti:
- Innanzitutto non facciamone un dramma. Sarebbe strano, alla luce delle consapevolezze appena condivise, che un bambino non mentisse mai. Significherebbe che non riesce a darsi il permesso, qualche volta, di trasgredire, tanto è forte l’intransigenza verso se stesso.
- Evitiamo di reagire con rabbia. Questo tipo di reazione induce i nostri figli ad affinare la capacità di mentire invece che spronarli ad essere sinceri. Nel palesare le loro menzogne c’è in gioco una posta molto alta: il senso di vergogna, la stima di sé, il timore del giudizio altrui, il senso di colpa. Possiamo dire loro: “Capisco che eri spaventata all’idea che scoprissi cosa è successo, ma non è una tragedia. Può capitare, anch’io mi sono ritrovata nella tua stessa situazione quando avevo la tua età”. In questo modo è più facile che la volta successiva i nostri figli si sentano più coraggiosi nel dirci chiaramente cosa è successo, senza inutili sotterfugi.
- Riflettiamo sulle nostre credenze “implicite”. Chiediamoci, di fronte alle bugie dei nostri bambini, se la nostra reazione è dettata dalla convinzione che vogliano prenderci in giro, o sminuire l’autorevolezza del nostro ruolo oppure abusare della nostra fiducia e del nostro amore. E quanto questo ha a che fare con la nostra storia d’infanzia e non con quello che stanno cercando di esprimere i nostri figli. Serve domandarsi, soprattutto se le bugie diventano frequenti, che cosa li spinga a mentire pur di non ammettere i propri errori o cosa li induce a costruirsi un mondo “finto”, zeppo di illusioni e desideri di grandezza che non hanno nessun riscontro con la realtà. Entriamo in contatto con le loro fatiche, i loro disagi, le loro paure.
- Evitiamo di accusarli di essere bugiardi. Etichettare i nostri figli equivale a realizzare profezie che si autoavverano. Nel tempo i bambini crederanno di essere esattamente come li definiamo, pertanto, si comporteranno di conseguenza. Focalizziamoci, invece, su ciò che è successo, sul perchè e su come possiamo essere di aiuto perché rimedino ai loro errori. Facciamo di tutto per mettere i nostri figli nelle condizioni favorevoli affinchè l’errore possa diventare un vero amico, un’opportunità per correggere e migliorare se stessi.
- Assumiamo per primi comportamenti corretti, evitando di mentire (piuttosto cerchiamo di tacere), ammettendo i nostri errori quando ci accorgiamo di non essere stati sinceri, mantenendo le promesse fatte, altrimenti i nostri figli si sentiranno delusi e penseranno che non possono fidarsi di quello che dicono i loro genitori.
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