A chi non è mai capitato di trovarsi di fronte alle esplosioni di rabbia dei propri figli e non sapere come fare?
Mi riferisco a quei momenti in cui i bambini perdono il controllo della situazione e perciò, mordono, urlano, danno calci, esplodono in crisi di pianto, soprattutto quando gli diciamo che non possono fare quello che ci chiedono. Come, per esempio, continuare a guardare i cartoni. E questo, nonostante avessimo concordato precedentemente che ne avrebbero potuto guardare solo due.
Ecco che di fronte al nostro NO…cominciano a urlare, piangere disperatamente, a battere i piedi, a disperarsi.
Per cominciare devi sapere che la rabbia è un’emozione primaria, un’emozione molto forte, infatti, è una delle manifestazioni che più ci fanno paura, soprattutto quando sono i nostri bambini a provarla. Così facciamo di tutto per bloccarla, calmarla, per mettere un freno a questa modalità così esplosiva.
In realtà, la rabbia scaturisce da una grande vitalità e rappresenta un tentativo sano, da parte dei bambini, di dare uno sbocco a tutte quelle tensioni che hanno accumulato dentro di sè e che sono diventate intollerabili e perciò, proprio per questo, hanno bisogno di una via di uscita.
La rabbia è anche un indicatore fisiologico di quanto i bisogni dei nostri bambini sono soddisfatti.
Tra questi l’esigenza di avere accanto un adulto che sappia riconoscere e comprendere come si sentono e cosa stanno provando, soprattutto in determinati momenti.
Sapevi che tanti dei comportamenti difficili dei nostri bambini scaturiscono dalla frustrazione che provano nel momento in cui si rendono conto che non abbiamo saputo “leggere” nella loro mente cosa provavano in particolari circostanze?
Ecco che sopraffatti dalle emozioni reagiscono di impeto.
Un altro bisogno che, se non soddisfatto, rischia di far esplodere di rabbia i nostri bambini ha a che fare con la necessità di sentire che hanno uno spazio nella nostra mente in qualsiasi momento, nonostante tutto.
Ti spiego.
Succede che in momenti particolarmente impegnativi della nostra vita, come l’arrivo di un altro figlio, un lutto, la perdita del lavoro o una situazione particolarmente stressante come quella che stiamo vivendo in questo periodo a causa della pandemia, i nostri figli percepiscono che nonostante ce la mettiamo tutta e ci sforziamo di prenderci cura di loro, siamo a corto di energie mentali, emotive e psichiche da mettere nella relazione perché le stiamo utilizzando per noi, per cercare e trovare delle strategie di sopravvivenza. Si, siamo presenti fisicamente, ma col pensiero e con la mente siamo da un’altra parte. E i bambini sentono che si sta verificando una perdita di attenzione nei loro confronti. Sanno che ci siamo fisicamente, ma con il pensiero siamo altrove.
Ed ecco che esplode la rabbia che rappresenta un tentativo, esageratamente turbolento e impacciato di comunicarci qualcosa. E’ impacciato perché per molto tempo i bambini non possiedono l’abilità di regolare e gestire le emozioni, tantomeno di esprimerle verbalmente, con le parole.
Devi sapere che i bambini, come noi adulti, dispongono di una quantità “perfetta” di stress, che viene definita “gamma ottimale” e di cui ho scritto in un mio precedente articolo https://danielascandurra.com/non-ce-la-faccio-piu-genitori-e-stress-ai-tempi-del-coronavirus/
Nel momento in cui escono da questa gamma ottimale il loro rendimento, a livello di energie mentali ed emotive, diminuisce drasticamente.
Perciò, il nostro compito, come genitori, è quello di saper riconoscere quando cominciano a funzionare fuori da questa gamma ottimale, quando, cioè, la rabbia da innocua rischia di diventare distruttiva. È proprio in questo frangente che dobbiamo attivarci per mettere in atto strategie utili che li aiutino a rientrare. Altrimenti ne risentiranno in termini di benessere e ne risentirà soprattutto la nostra relazione con loro!
E’ di fondamentale importanza far comprendere ai nostri figli che arrabbiarsi è legittimo, è naturale.
Ma è altrettanto importante farlo senza provocare danni, senza fare del male a se stessi e agli altri. Dobbiamo aiutare i nostri figli a incanalare questa emozione affinchè nel tempo riescano ad adottare modalità più evolute e mature per gestire le fatiche che costellano il loro percorso di crescita.
Cosa possiamo fare, perciò, concretamente quando ci troviamo di fronte alla rabbia dei nostri bambini?
Cerco di riassumertelo in 6 punti.
1. La prima regola importante è osservare. Osserva con attenzione il tuo bambino e soprattutto cerca di cogliere tutti quegli elementi che preannunciano l’esplosione della rabbia, che stanno a indicare che il tuo bambino sta oltrepassando la soglia che lo porta fuori dalla gamma ottimale e quindi rischia di lasciarsi andare a delle reazioni spropositate. Sappi che i bambini più sono piccoli più fanno fatica a gestire i loro comportamenti da soli. Perciò se ci rendiamo conto che stanno per “esplodere” cerchiamo di aiutarli a regolare i loro impulsi e offriamo l’aiuto necessario.
Per esempio prendendoli per mano e proponendogli qualcosa di molto interessante che catturi in modo particolare la loro attenzione: un’attività, la lettura di un libo. Oppure offrendogli una carezza, un abbraccio. Studi molto interessanti sul potere del contatto fisico confermano come a volte accarezzare teneramente un bambino, tenerlo in braccio o semplicemente prenderlo per mano può essere sufficiente per calmarlo.
2. Non rispondere alla rabbia del tuo bambino con altra rabbia. “Basta! Non ne posso più, per adesso per qualche giorno non ti porterò più al parco!” Questo modo di reagire non farà altro che esasperarlo e soprattutto darà un pessimo esempio di come si gestiscono le emozioni, di come si risolvono i conflitti. Inoltre, se anche noi perdiamo il controllo di fronte a queste situazioni, i nostri bambini potrebbero davvero spaventarsi della loro rabbia. Maria Montessori sosteneva che l’educazione non deve diventare uno strumento di lotta, ma deve rappresentare un potente strumento di pace dentro di noi e nella relazione con i nostri bambini. Dobbiamo praticare ciò che lei definiva “la politica del disarmo”. Non è minacciandoli e spaventandoli che diventeranno ubbidienti e ben educati, così come non è facendo la guerra che facciamo cessare la guerra. Perciò, dì di NO al comportamento del tuo bambino, ma non alla sua persona. Puoi dire “Non mi piace quello che hai detto, non mi piace quello che hai fatto” invece di dire “Sei proprio cattivo!”, perché questo giudizio lo mortifica e lo offende e soprattutto non lascia margini alla speranza di poter superare quel momento di difficoltà e di poter cambiare e migliorare.
3. Ascolta la rabbia del tuo bambino. La rabbia non dovrebbe mai essere ignorata nè sottovalutata. Cercare di fare ragionare i nostri bambini nel bel mezzo di una crisi, tentare di fargli capire che hanno torto, che hanno sbagliato, magari allontanandoci e lasciandoli da soli nel bel mezzo di una tempesta emotiva o mandandoli in un angolo a pensare o fare loro le prediche non serve a molto, se non a intensificare e aumentare la rabbia. Ciò di cui invece ha bisogno il tuo bambino è semplicemente che lo ascolti, che cerchi di comprendere ciò che lo fa soffrire, ciò che lo turba. Non ha bisogno di consigli e suggerimenti, ma di qualcuno che stia in ascolto dei suoi stati d’animo e soprattutto che attraverso questo ascolto riesca a contenere la sua rabbia. Successivamente, quando si sarà calmato e sarà perciò più ricettivo potrai aiutarlo a riflettere sul suo comportamento e a trovare, nel tempo, una modalità di espressione della rabbia che sia più matura.
4. Metti parole sulle sue emozioni. “Capisco perché ti senti così arrabbiato. Sono qui e se lo desideri posso aiutarti. Vedrai che passerà. Vedrai che insieme troveremo una soluzione”. Verbalizzare le emozioni dei nostri bambini, li aiuta a ridurre la sofferenza. Oggi le neuroscienze ci fanno sapere che nominare le emozioni permette all’amigdala, che facilmente si infiamma e si accende quando ci arrabbiamo, di ridurre velocemente la sua attività e soprattutto aiuta i bambini a sperimentare una connessione che li fa sentire meno preoccupati, meno arrabbiati, meno spaventati, meno agitati.
5. Rassicura il tuo bambino che queste emozioni spiacevoli passeranno, non dureranno sempre e miglioreranno. E soprattutto fagli sapere che hai fiducia nelle sue capacità di gestire queste situazioni. Ricordagli, infine, che anche noi adulti abbiamo bisogno di tanto tempo e tanta pazienza per imparare a tollerare quello che non ci piace e trovare il modo giusto per esprimere il nostro disappunto.
6. Ultimo punto ma non meno importante, osservati. Osserva la relazione con il tuo bambino, ma soprattutto osserva te stesso. Studiati, secondo il monito montessoriano. Maria Montessori sosteneva che per educare un bambino dobbiamo conoscerci profondamente e addirittura dobbiamo studiarci. Quindi osserva te stesso e la relazione hai con la rabbia. Cosa ti fa arrabbiare, quando ti arrabbi, come esprimi questa emozione e, se la esprimi come la gestisci? Cosa fai per fare in modo che non diventi distruttiva? Sappi che il tuo bambino apprende da te a “funzionare”. Maria Montessori ci ricorda che i bambini assorbono, senza filtri, nel bene e nel male, tutte le caratteristiche dell’ambiente in cui vivono. Perciò se crescono in un ambiente dove le emozioni spiacevoli sono espresse secondo delle modalità esplosive loro impareranno a esprimerle con modalità esplosive, se crescono in un ambiente dove queste emozioni spiacevoli non vengono espresse né nominate, loro impareranno a non nominarle a non parlarne. Quando, però, si troveranno ad averne a che fare, non sapranno dove collocarle e di conseguenza non riusciranno a controllarle. Saranno, perciò, meno protetti di fronte a quegli eventi faticosi che inevitabilmente fanno parte del loro percorso di vita.
Il mio suggerimento da mamma e da pedagogista, pertanto, è quello di fare molta attenzione a questa emozione e di metterti in ascolto di essa. Della tua e di quella del tuo bambino, per aiutarlo a crescere bene.
Se vuoi approcciarti in modo consapevole alle emozioni dei tuoi figli devi per primo essere tu un genitore emotivamente consapevole. Ho dedicato un intero capitolo a questo tema nel mio nuovo libro “Montessori è solo una moda se non diventi un genitore consapevole”.
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