Se mi segui da un po’ saprai sicuramente che il mio principale obiettivo, come pedagogista montessoriana, è fare in modo che Montessori arrivi al maggior numero possibile di genitori.
Devi sapere che la proposta pedagogica di Maria Montessori è in grado di fronteggiare le sfide che la società moderna pone all’educazione dei bambini.
Quella montessoriana è una pedagogia che fa propri diversi temi particolarmente vicini a noi, adulti moderni. Uno fra tanti e di notevole importanza, che vorrei condividere oggi con te, è quello della genitorialità consapevole o riflessiva. Un tema che il pensiero montessoriano pone in una cornice di scientificità.
Ti spiego meglio.
Negli ultimi trent’anni, la ricerca psicologica – si pensi agli studi dell’infant research e dell’attaccamento – ha confermato quanto sia importante per il bambino, nella costruzione della sua identità, l’importanza della qualità delle relazioni che instaura con l’ambiente in cui vive. Gli affetti hanno un ruolo centrale nella costruzione della psiche del bambino.
Più di cento anni fa Maria Montessori, anticipando la nuova biologia e le recenti ricerche di epigenetica scopriva, a partire dai suoi studi e dalle sue osservazioni sui bambini, l’importanza di predisporre il giusto contesto ambientale, per permettere loro esprimere e sviluppare al meglio il proprio potenziale.
“Date al bambino un ambiente adatto e gli effetti sulla sua mente saranno gli stessi di quelli sulla sua salute mentale quando lo nutrite con una dieta equilibrata”.
Maria Montessori
Quello di cui parla Montessori è un ambiente in cui vengono create condizioni di vita, rispettose del naturale sviluppo del bambino e, soprattutto, nel quale gli adulti sono consapevoli di esserne parte significativa, attraverso il loro modo di relazionarsi con i propri figli.
“Il bambino è sensibile a un punto estremo, impressionante in modo tale che l’adulto dovrebbe sorvegliare tutti gli atti e le parole, perché esse gli rimangono scolpite nella mente”.
Maria Montessori
Un invito, quello di Maria Montessori, che trova conferma oggi nella ricerca di quanti si occupano di modelli interpretativi dello sviluppo e di clinica: i genitori devono essere consapevoli che la relazione con i loro figli non si basa solo su un piano di comunicazione verbale. Bisogna chiedersi del continuo cosa i figli assorbono da noi adulti sul piano implicito, da come ci comportiamo con loro, da come gli parliamo, da come esprimiamo le emozioni rispetto ai loro bisogni. E come tutto questo ha influenza sul loro sviluppo.
La crescita e la maturazione psichica si realizzano grazie a un dialogo continuo tra le menti, le intenzioni, i sentimenti e i pensieri reciproci di genitori e figli. Non è solo il genitore che nella relazione con il bambino porta un suo stile e una sua modalità di risposta molto personali. Anche il bambino, nell’incontrare la sua mamma e il suo papà manifesta un suo personale livello di affetto e di comportamento. Il tutto all’insegna della reciprocità.
“La mente dei figli cresce in funzione di come si interagisce con la mente dei genitori e viceversa e questa interazione modella la nostra identità, la nostra capacità di regolare le emozioni, di sentirci parte di un insieme”.
G. C. Zavattini
Una prospettiva questa, che avvalora due dei grandi temi del pensiero montessoriano:
UNO. Per Maria Montessori, il bambino è un essere pieno di potenzialità, che contiene già in sé le proprie abilità. Il compito dell’adulto è quello di aiutarlo a esprimerle.
I nostri figli vengono al mondo con una specie di software innato di autoeducazione; sono guidati da speciali forze interiori che rispondono ai loro bisogni di autoformazione. La spinta a crescere, ad apprendere, a entrare in relazione è innata. Per Maria Montessori il bambino, fin dalla nascita, è programmato per entrare in risonanza con l’altro, non dobbiamo creare in lui qualità morali e sociali. Dobbiamo solo sostenere il loro sviluppo, riconoscere queste potenzialità e nutrirle positivamente per fare in modo che il bambino le esprima liberamente. L’invito della Dottoressa è di seguire il bambino, liberi da idee preconcette e concentrando la nostra attenzione su ciò che sa fare, affidandoci alla sua intelligenza, alla sua motivazione spontanea, a quanto propone e mette di suo nella relazione, come a una sua competenza originaria e significativa.
Non dobbiamo “plasmarlo”.
Si, è vero, come scrive Maria Montessori, il bambino è come cera molle, ma è a lui stesso che spetta il compito di “plasmarsi”, di formarsi sapientemente uomo.
“Troppo spesso il bambino viene immaginato come fosse fatto di cera. Crediamo che nelle nostre mani risieda il suo futuro di stimabile cittadino; che si debba lavorare la cera, stringendola e modellandola nella forma che desideriamo, finchè è ancora malleabile e duttile. È vero che la mente del bambino è come cera, proprio come i suoi muscoli potrebbero essere alterati, nel corso dello sviluppo, da esercizi specifici, ma se interferiamo con la normale crescita e con lo sviluppo dei muscoli del bambino, rischiamo con facilità di distruggere la sua crescita fisica. In modo analogo, se interferiamo e cerchiamo con la forza di dirigere la crescita mentale e l’intelligenza del bambino fuori dal normale corso del suo sviluppo, potremmo distorcere il carattere in modi sottili”.
Maria Montessori
Non si tratta, perciò, di fare qualcosa di straordinario, ma abbiamo la grande responsabilità di predisporre l’ambiente che alimenta la crescita dei nostri figli, che sia all’altezza delle loro grandi potenzialità. E poi, amarli, essere presenti, rispondere alle loro richieste di interazione, rispettare il loro ritmo di crescita, improntando la nostra modalità di relazione al saper attendere e saper osservare, senza interferire con il “progetto autoformativo” del bambino.
“Crediamo di doverlo plasmare, che senza di noi non possa crescere. Restiamo convinti di dover dar forma al carattere del bambino. Perciò è necessario che l’adulto sia consapevole del fatto che deve cambiare atteggiamento. Noi, in quanto adulti, dobbiamo giocare un nuovo ruolo – dobbiamo capire che anziché aiutare il bambino non facciamo che intralciarlo se tentiamo di plasmarlo in modo diretto”.
Maria Montessori
DUE. La scienza, oggi, convalida l’uso di un approccio consapevole alla genitorialità. Soprattutto se si tiene conto, in virtù della reciprocità di cui ho accennato precedentemente, e come ci confermano ricerche scientifiche sempre più raffinate, che
“i bambini non imparano quello che i genitori dicono loro, ma il modo in cui i genitori si relazionano con loro”.
R. Pally
Si tratta di una capacità molto importante che, se esercitata, ci aiuta a non fraintendere i comportamenti dei nostri bambini e a gestire adeguatamente, quando si verificano, le incomprensioni nei loro riguardi.
Essere genitori consapevoli significa riuscire a guardare il mondo non solo dalla nostra prospettiva, ma anche da quella dei nostri figli, metterci nei loro panni e osservare il mondo con i loro occhi.
Non è sempre facile.
Le neuroscienze ci spiegano che le percezioni che abbiamo del mondo esterno, se create al di fuori della consapevolezza, possono generare disaccordi, malintesi, incomprensioni con le persone accanto a noi. Da qui la necessità di gettare lo sguardo dentro noi stessi, alle nostre emozioni, alle aspettative che nutriamo verso i nostri figli, verso noi stessi, ai “tasti dolenti” della nostra infanzia. Solo lavorando su di noi matureremo, nel tempo, la capacità di riconoscere quando questi elementi potrebbero modificare la percezione che abbiamo dei nostri bambini.
A questo proposito, una strategia che gli studiosi del funzionamento del cervello ci suggeriscono, per correggere le percezioni sbagliate, è quella di rallentare, prendersi tempo, mettendo in discussione la percezione originaria.
Per esempio, un’esperienza dolorosa di esclusione vissuta nella nostra infanzia e rimasta dentro di noi come un nervo scoperto, potrebbe riattivarsi quando ci accorgiamo che uno dei nostri figli viene messo da parte dai fratelli o dagli amici, portandoci a intervenire in modo non corrispondente ai veri bisogni dei nostri bambini e di cui potremmo pentirci, perché ha più a che fare con i ricordi dolorosi della nostra infanzia che con quanto sta effettivamente accadendo ai nostri figli. Provare a distaccarsi emotivamente permetterebbe di analizzare meglio la situazione, lasciando la possibilità ai bambini di consolidare capacità, autonomia e competenza conflittuale per affrontare i disaccordi e le contrarietà reciproche.
Anticipatrice delle moderne scoperte neuroscientifiche sull’importanza di un approccio consapevole alla genitorialità, Maria Montessori richiama costantemente l’adulto a prestare ascolto alla propria interiorità, a non essere precipitoso nel valutare i comportamenti dei bambini che possono sembrare incomprensibili:
“La prima cosa da imparare è restare in attesa. Non dovete fare altro che osservare guardandovi attorno, senza desiderare di esprimere un giudizio, di correggere o insegnare. L’adulto non fa che correggere, lo fa sempre di più. Ma non appena l’adulto cessa di opprimere il bambino, lui mostra un carattere diverso, i tratti peculiari di una creatura spirituale. Ci vengono mostrate qualità ben lungi dall’essere conosciute, tanto che vengono definite miracolose”.
Maria Montessori
La Dottoressa era consapevole che l’adulto deve “prepararsi” molto
“con metodica costanza per giungere a sopprimere i propri difetti più radicati, quelli che costituiscono un ostacolo alle sue relazioni con i bambini”.
Insomma, un vero e proprio training!
Maria Montessori parla esattamente di “autoesame”, di “rinuncia alla tirannia”, riferendosi a quel potere molto sottile che esercitiamo spesso nei confronti dei nostri figli, in virtù del semplice fatto di essere noi gli adulti!
Un impegno, perciò, di fronte al quale non ne esiste uno più arduo!
Eppure questa è la base su cui costruire una relazione veramente efficace con i nostri figli.
Montessori e la scienza oggi, concordano.
“Avere una solida relazione genitore-figlio significa essere in grado di offrire consolazione, empatia, validazione, comprensione, accettazione e supporto a vostro figlio. Ma significa anche adottare lo stesso approccio nei confronti di voi stessi! In altre parole, per dare a vostro figlio quello di cui ha bisogno, dovete dare quelle stesse cose a voi stessi”.
R. Pally
Per poter comprendere profondamente i nostri figli, dobbiamo prima aver compreso noi stessi. Per poterci prendere cura dei loro bisogni dobbiamo prima occuparci dei nostri.
Un approccio educativo che funziona in “automatico”, guidato, cioè, da risposte più impulsive che ragionate, causa tanta sofferenza ai nostri figli, rischia di farci perdere occasioni preziose di crescita e non ci permette di diventare genitori competenti.
“Se il nostro amore è malaccorto, ci posizioneremo in campo nemico, ma se invece saremo saggi, osserveremo [lo sviluppo de bambino] con discernimento, conquisteremo la sua fiducia e condivideremo appieno la gioia della sua infanzia felice”.
Maria Montessori
Non basta amare i nostri figli.
All’amore dobbiamo unire il discernimento, la saggezza, la consapevolezza che essere genitori implica la necessità di intraprendere un percorso di trasformazione che ci liberi da tutto ciò che ci blocca e che ci condiziona nella relazione con i nostri figli.
Gli insegnamenti di Maria Montessori pongono molta enfasi sull’importanza dell’autoeducazione della vita interiore dell’adulto. Questa è l’unica garanzia per poter rispondere adeguatamente ai bisogni dei bambini, per vederli per chi veramente sono, per non rischiare di confondere le loro esigenze con le nostre. E’ nella misura in cui noi adulti ci prendiamo cura della nostra crescita che saremo in grado di far evolvere il bambino nel suo sviluppo.
E Maria Montessori non lascia spazio a fraintendimenti:
“Il primo passo per risolvere in totalità il problema dell’educazione, non deve dunque essere fatto verso il bambino, ma verso l’adulto educatore: occorre chiarire la sua coscienza, spogliarlo di molti preconcetti, renderlo umile e passivo: infine cambiare le sue attitudini morali”.
No, non si tratta di trasformarci in genitori perfetti.
Essere genitori consapevoli non vuol dire essere incessantemente a disposizione dei nostri figli o riuscire a comprenderli sempre. Significa, invece, essere “sufficientemente buoni”, secondo una felice definizione di D. Winnicott, mediamente affettuosi e sensibili, e comprensivi in modo affidabile. Essere genitori consapevoli significa che se ci si rende conto di essere in difficoltà nel capire i propri figli si riesce a darsi tempo, ad attendere, a fare silenzio dentro di sè e porsi in ascolto non solo delle proprie emozioni, ma anche di quelle dei figli, per cercare di vedere la loro prospettiva oltre che la propria.
Caro genitore, cosa stai facendo per esercitare la tua consapevolezza genitoriale, in modo da alzare l’asticella nella relazione con i tuoi figli?
Ti stai impegnando per avvicinarti alla versione migliore del tuo essere genitore? Sappi che si tratta di una responsabilità a cui non devi e non puoi sottrarti per nessun motivo!
Genitore non si nasce, si diventa!
Il modo in cui svolgiamo il nostro ruolo genitoriale influenza in maniera determinante la mente, il cuore, l’anima e la coscienza dei nostri figli.
Proprio per questo è fondamentale che viviamo la relazione con loro, ogni giorno, con consapevolezza.
Essere genitore è soprattutto un’esperienza interiore.
Il tuo impegno come genitore, perciò, non consiste soltanto nell’accumulare informazioni, ma nel fare continuo esercizio di consapevolezza, rimanendo “immerso” il più possibile all’interno di un ambiente fertile e favorevole all’applicazione concreta di ciò che impari.
Per questo motivo, nel 2016, ho dato vita al progetto di Scuola Genitori secondo l’approccio montessoriano.
Un’iniziativa, PRIMA e UNICA a livello nazionale nel suo genere, in quanto si differenzia da altre proposte simili per il taglio montessoriano che ho voluto dare a questo percorso.
Si tratta infatti, di un progetto rivolto a uno specifico target di genitori: ossia a coloro che desiderano trovare, alla luce del Modello montessoriano, il modo giusto e più efficace per entrare in RELAZIONE con i propri figli e fare le giuste scelte educative.
Tra qualche mese, ripartirà la QUINTA edizione di SCUOLA GENITORI secondo l’approccio montessoriano, a Trento, a Rovereto e da quest’anno anche online!
Se sei interessata/o a ricevere informazioni sui corsi in partenza scrivi a: info@danielascandurra.com