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Dall’Inizio Della Quarantena La Mia Bambina Balbetta. Cosa Devo Fare?

“Dall’inizio della quarantena mia figlia sembra regredita nel linguaggio. Continua a balbettare e fatica ad esprimersi con parole e frasi che fino a qualche giorno prima pronunciava con grande scioltezza”.

Cara mamma, caro papà, se ti trovi anche tu alle prese con questa preoccupazione,

allora leggi attentamente questo mio articolo.

Devi sapere che la balbuzie infantile può far parte del normale processo di sviluppo e di maturazione del linguaggio.

In particolare, in età prescolare, esattamente intorno e a partire dai due anni circa, c’è un periodo in cui il cervello del bambino è in grado di di elaborare un pensiero più complesso che si traduce, a livello linguistico, con la capacità di esprimersi utilizzando frasi più lunghe. A questa età, scrive Maria Montessori, il bambino, quasi muto nei primi mesi,

“impara a usare con facilità tutte le complicate forme dei nomi, suffissi, prefissi e verbi”.

Può, succedere, però, che pur essendo capace di esprimersi in modo più complesso, il bambino non è ancora maturo, sul piano “muscolare”, per farlo adeguatamente. Ecco che comincia a balbettare, a esitare quando inizia una frase, a ripeterne in modo convulso le prime sillabe o addirittura bloccandosi su queste, senza riuscire ad andare avanti con il suo discorso.

Siamo in un periodo in cui vi è una notevole sproporzione fra l’attività interiore (nella mente del bimbo esistono idee e concetti complessi), e le possibilità di espressione/organizzazione esterna.

 

Maria Montessori, ne “La mente del bambino” scrive:

”Si verificano quindi periodi diversi di acquisizione e corrispondenti periodi di regressione”.

In queste regressioni, per la Dottoressa rientrano, appunto, la balbuzie e l’esitazione nella formulazione delle frasi.

 

Ma un bambino, potrebbe anche cominciare a balbettare per uno spavento improvviso, a causa di una situazione traumatica, di fronte a rimproveri e punizioni da parte dell’adulto, perché assorbe particolari tensioni emotive dal suo ambiente familiare o, come sta avvedendo di frequente in questo periodo di emergenza sanitaria, perché gli viene  richiesto di cambiare drasticamente la sua rassicurante routine di vita.

In ogni caso, è di fondamentale importanza l’atteggiamento che assumono adulti di fronte alla fatica del bambino ad esprimersi “correttamente”.

Per Maria Montessori, dobbiamo fare molta attenzione a non urtare la sensibilità del bambino perché essa

“è maggiore assai di quanto noi possiamo immaginare”.

Questo sguardo molto attento alla dimensione psichica del bambino la porta a sostenere che, se noi grandi non assumiamo un atteggiamento di profonda comprensione e amorevolezza nei confronti di queste manifestazioni infantili, rischiamo di trasformarle in ostacoli, in impedimenti psichici che

“si fissano come un difetto per il resto della vita”.

 

Tralasciando reali difetti organici, la balbuzie è molto frequente in età prescolare e può essere facilmente scatenata da situazioni che sovraccaricano emotivamente il bambino. Se non ne abbiamo consapevolezza tenderemo ad assumere atteggiamenti che fisseranno nel bambino un’ incapacità che non ha niente a che vedere con la sua volontà; sarà, perciò, molto probabile che peggiori o si stabilizzi, diventando un disturbo permanente.

 Cosa dobbiamo fare allora?

Di seguito alcuni suggerimenti pratici:

  • NON diciamo al nostro bambino che sta “parlando male”. Evitiamo di mettere l’accento sulle difficoltà
  • Sorvoliamo su questi “intoppi” linguistici, senza prestarvi molta attenzione. Se insistiamo, chiedendo al bambino di ripetere bene la parola balbettata, non facciamo altro che creargli uno stato di tensione che lo rende ancora più insicuro
  • NON serve correggerlo, piuttosto restituiamogli la parola, la frase in modo corretto, parlando fluidamente e lentamente. Così facendo, gli forniamo un esatto modello linguistico
  • NON interrompiamolo mentre tenta di parlare, né anticipiamo la frase che non riesce a concludere. Armiamoci di pazienza e senza fargli fretta aspettiamo fin quando riesce a finire di parlare
  • NON mostriamoci ansiosi e preoccupati del “come” il nostro bambino comunica con noi, ma valorizziamo “cosa” ci dice. Diamo valore ai contenuti dei suoi discorsi

 

E soprattutto,

accogliamo con serenità questa fatica passeggera, rispondiamo al bisogno dei nostri bambini di essere rassicurati in un momento della loro vita in cui rischiano di sentirsi “frastornati” emotivamente.

 

Teniamo a mente il monito montessoriano:

“Il trattamento verso il bambino dev’essere quanto è possibile mite e schivo da ogni violenza perché sovente noi non ci rendiamo conto della nostra durezza e violenza”.  

 

Diventiamo interpreti dei bisogni dei nostri bambini. Sforziamoci di ascoltarli in profondità, per rispondere alle loro necessità senza fare pressione emotiva, mortificarli, aggredirli, ma intervenendo in maniera coerente.

E i bambini ci sorprenderanno.

Loro “corrono verso chi è loro interprete, perché capiscono che lì vi è qualcuno che può aiutarli”.

Maria Montessori

 

P.S. Se desideri approfondire quanto hai appena letto o richiedere una consulenza pedagogica (in questo periodo sono disponibile su Skype) contattami scrivendo a info@danielascandurra.com

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