Sono diversi i genitori che in questo periodo mi chiedono come districarsi tra cellulari, pc e tablet, in una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo e in cui l’utilizzo delle tecnologie risulta particolarmente “invadente”, ma quanto mai necessario; possiamo, infatti, continuare a lavorare, rimanere informati, tenere i contatti e permettere ai nostri figli di collegarsi con il mondo della scuola per portare avanti il programma scolastico.
Come evitare il rischio, mi domanda qualcuno, che la tecnologia diventi ancora di più una protesi del nostro corpo e del nostro cervello, o che vi ricorriamo per placare le nostre ansie e quelle dei nostri figli?
Prima di fornirvi alcuni suggerimenti pratici, ritengo opportuna un’importante premessa.
Numerosi studi scientifici, a livello internazionale, confermano quanto sia rischioso, per i bambini, l’uso precoce e abituale di cellulari, tablet, videogiochi e quant’altro.
Si tratta di oggetti che non possono essere considerati l’alternativa migliore, in tantissimi casi l’unica, per divertirli, distrarli o farli rilassare.
Nei primi 6 anni di vita in particolare, i bambini non avrebbero bisogno di videoschermi, di essere catapultati in realtà virtuali.
La loro conoscenza del mondo e di come esso funziona passa prevalentemente attraverso il corpo, attraverso esperienze sensoriali che attivano tutti e cinque i sensi.
“L’educazione (…) è un processo naturale (…) che non si acquisisce ascoltando delle parole, ma per virtù di esperienze effettuate nell’ambiente”.
Maria Montessori.
Ogni esperienza deve essere offerta ai nostri figli al momento giusto, deve essere, perciò, rispettosa della loro natura.
È innegabile, però, che in questo momento, in cui siamo costretti a una clausura forzata e i nostri bambini non hanno molte occasioni di contatto reale con il mondo della scuola, con gli amici più cari, con i nonni e altri familiari, possiamo prendere in considerazione alcune eccezioni alla regola.
Come, per esempio, l’utilizzo delle videochiamate, anche per i più piccoli.
Un modo per rimanere in relazione, se non con il corpo, almeno con lo sguardo e la voce.
Ciononostante, è fondamentale che il tempo “online” sia regolamentato e non prevalga sull’”offline”, per evitarne il “sovradosaggio”.
Ricordiamoci che il cervello, in virtù della sua plasticità, viene modificato dall’esperienza, anche dal tempo trascorso davanti ai videoschermi.
Meglio, perciò, stabilire un tempo e uno spazio fissi durante la giornata da dedicare all’utilizzo dei videoschermi in generale.
Preferibilmente, durante il giorno e non la sera per evitare che il tempo trascorso davanti a questi oggetti rischi di interferire con il sonno. La ricerca scientifica segnala, infatti, una significativa correlazione tra l’utilizzo delle tecnologie digitali e la diminuzione del tempo dell’addormentamento nei bambini. Sembra che l’esposizione a questo tipo di schermi e alla luce brillante da loro prodotta influisca negativamente sulla produzione di melatonina, un ormone che regola il sonno.
Come sempre, l’atteggiamento dell’adulto risulta di fondamentale importanza.
Siamo noi i custodi della vita dei nostri bambini e dobbiamo fare di tutto per prenderci cura di loro in senso profondo.
In particolare, in questo periodo, facendo molta attenzione a dare il buon esempio e a limitare l’uso dei dispositivi.
Certo, cosa estremamente difficile quando le occasioni di aggregazione sono limitate o del tutto negate, o quando per necessità professionali è necessario lavorare per molte ore in smart working.
Non dimentichiamo, però, che i nostri figli ci guardano, ci osservano, assorbono dai nostri comportamenti molto di più che da ciò che insegniamo o proibiamo loro.
Maria Montessori sostiene che il bambino
“incarna in se stesso le cose che vede e ode”.
Quanto vede e sente accadere intorno, non solo penetra nella sua mente, ma la forma. Si incarna in lui.
“Il bambino crea la propria «carne mentale», usando le cose che sono nel suo ambiente”.
Se i nostri figli ci vedono continuamente connessi al pc, al tablet, al cellulare, sarà inevitabile che proveranno a fare lo stesso.
Il modo migliore per educarli ad usare in modo appropriato questi oggetti digitali, è di farne un uso consapevole e appropriato, noi stessi. Soprattutto in questo stato di emergenza, durante il quale siamo sempre con loro.
La qualità del nostro agire educativo e del nostro stile di accudimento può aiutarci in modo straordinario a crescere figli equilibrati, sereni e resilienti alle difficoltà che la vita inevitabilmente comporta.
Ricordiamoci che è solo verso i 6/7 anni, quando avrà completato lo sviluppo del senso di realtà, che il bambino acquisirà la capacità di ragionare sul piano astratto e, pertanto, di differenziare le sue costruzioni mentali dal dato di realtà.
L’uso invasivo e pervasivo della tecnologia fino a questa età rischia di impoverire i bambini sul piano sensoriale, di deprivarli di esperienze significative per la loro crescita, di favorire un intrattenimento passivo, poco costruttivo.
Ci siamo illusi, pensando di essere
“all’alba di una nuova specie, quella dei nativi digitali. In realtà le neuroscienze ridimensionano questa affermazione. I bambini appena nati di oggi sono in realtà antichi, frutto di un’evoluzione lunghissima. Noi siamo nativi animali e i bambini di oggi hanno un cervello identico a quello dei loro progenitori di centomila anni fa”.
Raniero Regni
Cerchiamo, allora, di usare questo tempo per mostrare ai nostri figli che è possibile fare altro.
Approfittiamo del fatto che fino ai 6 anni l’ambiente familiare è estremamente affascinante per i bambini; desiderano partecipare ed essere coinvolti in tutto ciò che si svolge all’interno di esso. Permettiamogli, durante questo tempo sospeso, che caratterizza da qualche mese a questa parte le nostre giornate, di lavare gli indumenti, annaffiare le piante, apparecchiare la tavola, preparare una buona merenda, spremere un’arancia, tagliare le verdure, spazzare il pavimento. Ci sono grandi opportunità in queste attività che Maria Montessori identifica con il nome di Vita Pratica,
“lezioni impagabili che il bambino insegna a se stesso”,
in quanto consolidano concentrazione e perseveranza. Esperienze attraverso cui i bambini hanno l’opportunità di esprimere e incanalare al meglio la loro forza psichica, di raccogliere attraverso i sensi, dall’ambiente, informazioni su tutto ciò che sta attorno a loro e di maturare, attraverso il piacere racchiuso in questi piccoli gesti quotidiani, quel senso di ammirazione per la vita che nessun programma televisivo, nessun videogioco può sostituire!
E poi…parliamo, conversiamo, chiacchieriamo con i nostri bambini, ascoltiamoli, leggiamo e raccontiamoci reciprocamente storie, balliamo, cantiamo.
Non chiudiamo tutto dentro un contenitore tecnologico.
Non lasciamoci sgomentare da questo impegnativo quotidiano e dal suo carico di preoccupazioni.
Resistiamo.
E, soprattutto, non permettiamo alla fatica di questo momento così sfidante di farci perdere di vista la responsabilità che ci siamo assunti nel momento in cui abbiamo messo al mondo i nostri figli: saper riconoscere le loro reali necessità e dare le giuste risposte.
P.S. Se desideri approfondire quanto hai appena letto o richiedere una consulenza pedagogica (in questo periodo sono disponibile su Skype) contattami scrivendo a info@danielascandurra.com