“Ogni mattina la stessa storia! Mio figlio fa il diavolo a quattro perché non vuole vestirsi. Non ne posso più! Non posso mica portarlo a scuola in pigiama?”
Accade spesso che i racconti delle mamme e dei papà che si rivolgono a me vertano sulla fatica di gestire la parte iniziale della giornata. I loro figli non ne vogliono sapere di vestirsi, malgrado gli venga chiesto ripetutamente. Ecco che nel giro di alcuni minuti la mattina si trasforma in un incubo: urli, scenate di pianto a cui, inevitabilmente, seguono da parte degli adulti rimproveri, ricatti “se non ti sbrighi puoi dimenticarti il parco, oggi!”, oppure timide preghiere “dai, fallo per la mamma!”, fino a quando, presi dall’ansia di arrivare tardi al lavoro e dopo averle provate tutte, mamma e papà decidono di prendere di peso il proprio piccolo e vestirlo con la forza. Una “decisione” per nulla indolore. Eh, si perché spesso, in questo caso, sarà il senso di colpa a tormentare per tutto il giorno il genitore che continuerà a dirsi: “forse potevo evitare di innnervosirmi così tanto!”
Ma perché i bambini non vogliono farsi vestire al mattino?
Non si tratta di “capricci”. Spesso le motivazioni che spingono i bambini a comportarsi in modo irragionevole sono molto diverse da quelle che immaginiamo noi, “semplicemente” perché i bambini “funzionano” diversamente dagli adulti.
Ecco 5 motivi, per cui il tuo Bambino, ogni mattina, Rifiuta di Vestirsi
- vuole decidere da solo cosa indossare
- ha una percezione del tempo diversa dalla tua
- protesta per i ritmi troppo incalzanti
- non vuole separarsi da te
- c’e’ qualcosa nei vestiti che lo infastidisce
Vuole decidere da solo cosa indossare
Come ci ricorda Maria Montessori, il bambino è biologicamente programmato per fare da solo.
Già a partire dai 18 mesi, la sua voglia di agire autonomamente, che a questa età si manifesta attraverso la forza esplorativa delle mani, lo spinge a provare a infilarsi le mutandine, a mangiare da solo, a volersi levare le scarpe senza l’aiuto di nessuno.
Quello verso l’indipendenza, è un cammino che il bambino intraprende a partire dalla nascita ed è fondamentale, a qualsiasi età, non impedirgli di sperimentare con i suoi tempi e le sue modalità, altrimenti si ingaggia una vera e propria lotta che può portare a epiloghi dolorosi.
La sua opposizione va riportata in una cornice di normalità e accettabilità. Diversamente da quelle che sono le nostre convinzioni e credenze, i bambini hanno necessità, durante la loro crescita, di opporsi a noi per cercare ciò che più gli corrisponde e li interessa, e noi dovremmo legittimare, custodire e preservare questo loro bisogno.
Come?
Per esempio, offrendo la possibilità di scegliere: “E’ ora di andare marco, se lo desideri puoi vestirti da solo, oppure posso aiutarti io: scegli”. Per evitare scontri “all’ultima lacrima” potreste anche preparare la sera prima un paio di alternative (non di più!) tra cui vostro figlio sceglierà cosa indossare.
Ha una percezione del tempo diversa dalla tua
E’ solo verso i 6/7 anni, quando avranno completato lo sviluppo del senso di realtà, che i bambini acquisiscono la capacità di ragionare sul piano astratto.
Pertanto, espressioni del tipo. “si è fatto tardi!”, “ancora 5 minuti e dopo devi assolutamente vestirti!” sono per loro prive di significato. Il tempo, prima dei 6 anni, ha senso solo nel qui ed ora.
Per il modo in cui funziona il pensiero dei bambini in questa fase della loro crescita è necessario agganciarli ad elementi concreti e tangibili che li aiutino a interiorizzare, un po’ alla volta, la percezione del tempo “reale”. “Quando la sabbia sarà scesa del tutto dobbiamo cominciare a di vestirci”, oppure “proviamo a metterci la maglia prima che la sabbia finisca!”.
Protesta per i ritmi troppo incalzanti
I bambini non hanno orari, se non quelli legati ai loro bisogni di crescita e di sviluppo. Quando al mattino gli urliamo di “sbrigarsi” o di “fare in fretta perché è tardi”, stiamo in realtà dichiarando guerra alla loro natura che si nutre di lentezza, di bisogno di ripetere, di tempo per concentrarsi. Fargli fretta significa esporsi, inevitabilmente, a una levata di scudi!
Non solo.
Fare vivere ripetutamente l’esperienza della fretta sottopone il cervello, ancora immaturo, dei nostri figli a un intenso stress che può indebolire la loro intelligenza. In età adulta potrebbero avere grandi difficoltà a calmare le loro emozioni, i loro impulsi e a gestire le situazioni particolarmente sfidanti.
E allora, cosa bisogna fare?
“Comunque” – penserai – “noi genitori dobbiamo arrivare puntuali sul posto di lavoro e i nostri bambini a scuola. e poi, è la società che ci impone questi ritmi così pressanti e non possiamo fare diversamente!”
Ancora una volta, è necessario partire da noi e abbandonare l’idea che debbano essere i nostri bambini a modificarsi.
Ecco alcuni suggerimenti utili:
- prova ad alzarti prima dei tuoi figli in modo da essere parzialmente pronta/o quando si saranno svegliati. In questo modo potrai avere tempo a sufficienza per gestire con più calma tutta l’emotività che caratterizza questa parte della mattinata
- per affrontare meglio il risveglio è necessario che educhi i tuoi figli ad andare a letto presto per dormire una buona quantità di ore (almeno 9!). Perciò, niente tv poco prima di dormire, niente smartphone, nessun gioco “scalmanato” di sera. Se riposeranno bene e abbastanza si risveglieranno più rilassati e in tempo per prepararsi senza dover correre. Diversamente saranno più suscettibili a innervosirsi e irritarsi, anche per futili motivi. Perciò,
- se vuoi evitare il “muro contro muro” prova a trasformare tutto in un gioco divertente e attraente. Maria Montessori, riferendosi all’adulto educatore, utilizza un’espressione molto potente, che anche se – come scrive lei stessa – può prestarsi ad essere fraintesa, è indispensabile che faccia parte del bagaglio di “competenze” dell’adulto. Egli deve essere “seducente” e saper “attrarre il bambino”. E aggiunge che se si rivolgesse al bambino in modo sgarbato “verrebbe a mancare la base essenziale del compito che si prefigge”. Quindi, non esitare a rendere piacevole il momento in cui il tuo bambino deve vestirsi per uscire di casa. La clessidra può essere nuovamente utile in questo caso, oppure potresti proporgli un gioco in cui i vostri ruoli risultano invertiti: tu sarai il bambino e lui farà finta di essere il genitore.
Non vuole separarsi da te
Rifiutare di vestirsi al mattino per uscire di casa, può rappresentare per il tuo bambino un modo per esprimere la sua fatica a separarsi da te. A nulla servono minacce e ricatti – “Smettila di urlare quando bisogna vestirsi, altrimenti me ne vado e ti lascio qui da solo a casa!”, “Se ti vesti velocemente ti lascerò giocare in macchina col cellulare mentre andiamo a scuola!”.
Entrambe queste modalità spingono i figli ad opporci più resistenza, gli insegnano che per averla vinta possiamo legittimare la violenza e inoltre, nel caso del ricatto, li incoraggerà ad aspettarsi sempre una ricompensa se si comporteranno come vogliamo noi e li convincerà che saranno amati solo se saranno bravi, ubbidienti e calmi come desideriamo.
Piuttosto valorizziamo il loro spirito di collaborazione: “E’ stato di grande aiuto che tu ti sia vestita da solo; chissà come saranno contenti i tuoi amici oggi quando ti vedranno arrivare a scuola così presto!”. Oppure ri-orientando la sua attenzione su qualcosa che lo rassicuri possiamo dire: ”Dopo esserci vestiti io andrò in ufficio, tu andrai a scuola e poi stasera saremo felici di rivederci e ci daremo tutti gli abbracci che non ci siamo dati durante tutto il giorno!”.
C’e’ qualcosa nei vestiti che lo infastidisce
Ricordo una mamma che durante un incontro della scuola genitori in cui si parlava di questo argomento raccontò che da piccola odiava vestirsi perché gli indumenti erano freddi. La sua mamma se ne accorse e così, ogni mattina, li metteva alcuni minuti sul calorifero per scaldarli.
Alcuni bambini si rifiutano di vestirsi perché sono infastiditi dai tessuti, dalle etichette, dalle cuciture, da indumenti troppo stretti, freddi, pungenti.
Bambini con queste caratteristiche potrebbero rientrare in quella percentuale – 15/20% – che li identifica come bambini con una “marcata” sensibilità, facilmente infastiditi da cose a cui altri bambini non fanno assolutamente caso. Si tratta di una variazione normale del temperamento umano innato, ancora poco conosciuta addirittura tra gli esperti del mestiere e che, sicuramente, necessita di uno spazio di confronto diverso da questo.
In ogni caso, al di là della necessità di approfondire questo aspetto della personalità qualora tu lo ritenessi opportuno, vorrei suggerirti, nel caso il tuo bambino si rifiutasse di vestirsi per i motivi che ti ho appena elencati, di provare, per esempio, a tagliare le etichette sui suoi indumenti. In alternativa potresti acquistare capi di abbigliamento che invece di avere etichette sporgenti le abbiano stampate.
Cosa fare allora quando tuo figlio rifiuta di vestirsi?
Conclusioni
Ciò che spesso etichettiamo come comportamento irragionevole e capriccioso è per i nostri figli un modo di reagire sensato…se lo osserviamo con uno sguardo diverso.
Nei prossimi giorni, prova a guardare tuo figlio, tua figlia da un’altra angolatura. Invece di darti subito delle risposte – “E’ capricciosa”, “Che figlio testardo!”, “Ma perché fa sempre il difficile quando bisogna vestirsi?”, “Ma proprio a me doveva capitare una figlia così impegnativa?”
prova a farti le giuste domande: “Come mi sentirei al suo posto?”, “Come desidererei che i miei genitori reagissero se vivessi la stessa situazione”, “Le ho mostrato come si fa quello che le sto chiedendo?”, “E’ pronto per farlo?”, “Cosa posso fare per trasformare questa fatica in un’opportunità di crescita per me e per mio figlio?”.
“Bisogna innanzi tutto educare l’adulto, perché esso trasformi il suo comportamento verso le nuove generazioni”. Maria Montessori
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